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    Commissione regionale antimafia riunita a Cassano

     

     

    Commissione regionale antimafia riunita a Cassano presente la sorella di Lea Garofalo

    07 feb 14 "Siamo qui non solo per vicinanza e solidarietà, ma soprattutto per voler ribadire un impegno e per coinvolgere i mondi vitali, le realtà positive che esistono in questa nostra Regione". E' quanto ha affermato Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale Antimafia, nell'aprire la seduta straordinaria dell'organismo regionale tenutasi questa mattina a Cassano dopo l'omicidio del bambino di 3 anni Cocò Campolongo, ucciso e bruciano insieme al nonno ed alla compagna di quest'ultimo. Alla riunione ha partecipato anche Marisa Garofalo, sorella di Lea, la testimone di giustizia assassinata a Milano. "Un'occasione - ha proseguito - dove gridare alto e forte al resto del Paese che Cassano, che la Calabria non sono solo 'ndrangheta, ma sono, soprattutto, tante realtà positive che vogliamo ascoltare per tramutare le loro esigenze in proposte. La criminalità organizzata può essere sconfitta se ognuno di noi fa la propria parte e, soprattutto, se tutti i mondi vitali, che sono fili positivi, si intrecciano tra di loro per diventare una fune in modo che difficilmente si possa spezzare. Siamo qui per ascoltare, per ribadire il nostro impegno, ma soprattutto per lanciare un messaggio anche di ottimismo, di speranza e di fiducia, perché la Calabria può alzare la testa, può sconfiggere la criminalità. Penso che Cassano, così come la Calabria, debba ripartire dalla buona politica, da una forte azione concreta nel sociale attraverso il coinvolgimento delle scuole. La criminalità non si sconfigge solo con le manette ma anche con la prevenzione, con l'antimafia sociale che significa dare diritti, opportunità e, soprattutto, lavoro ai giovani, anche ai figli dei mafiosi. Oggi ho ho percepito, attraverso l'azione forte del vescovo, che Cassano si è stretta attorno alla buona amministrazione, alla buona politica e alla speranza. Non dobbiamo disperdere questo patrimonio". "Dobbiamo ricordare questo bimbo, purtroppo, ammazzato in modo crudele, ma da questa occasione - ha concluso Magarò - dobbiamo levare forte la nostra voce, ci possiamo liberare dalla criminalità".

    "La brutale uccisione del piccolo Cocò mi ha scosso tantissimo. Un bambino di tre anni non ha colpe. L'unica colpa, probabilmente, è quella di essere venuto al mondo. Come non aveva colpe mia sorella. Entrambi sono stati vittime di un sistema criminale. Entrambi, secondo me, si potevano salvare, perché sono stati abbandonati dalle istituzioni". Lo ha detto Marisa Garofalo, la sorella di Lea Garofalo la testimone di giustizia di Petilia Policastro (Crotone) assassinata a Milano. Marisa, stamani, è intervenuta nel corso dei lavori della seduta straordinaria della Commissione regionale Antimafia che si è svolta nella Comunità "Saman", a Cassano. "Lea - ha continuato Marisa Garofalo - è stata abbandonata dalle Istituzioni, è stata tolta dal programma di protezione. E' vero che l'ultima volta è uscita di sua spontanea volontà, ma ne è uscita perché viveva nell'indifferenza totale. Lea, in realtà, nel programma di protezione ha fatto la fame e ne è uscita per una forte disperazione. C'è bisogno di uno scatto d'orgoglio da parte di tutti, delle comunità, delle istituzioni, ma penso che il segnale più forte lo devono dare le Istituzioni. Sono loro che per primi devono dare un segnale forte. Ci sono le buone istituzioni, c'è gente che fa il proprio dovere, che rischia la vita". "Però - ha concluso Marisa Garofalo - penso che sono in pochi, perché c'è tanta corruzione. Ad esempio quando mia sorella era nel programma ci sono stati anche dei casi di corruzione, nel senso che un appartenente alle forze dell'ordine aveva dato informazioni sulla località segreta in cui era mia sorella. Quindi togliamo queste mele marce che fanno solo danni al nostro Paese".

    "Quando autoreferenziati 'uomini d'onore', con gelido e spietato cinismo annientano la vita di un bambino, mi chiedo quale sia il concetto dell'onore che questi barbari e bruti alimentano, ponendosi 'cognita causa' fuori dai circuiti legalitari consumando il più malvagio e feroce degli omicidi - rectius - degli infanticidi di un angelo indifeso". Lo sostiene il consigliere regionale Aurelio Chizzoniti, presidente della Commissione Vigilanza dell'Assemblea legislativa che, venerdì scorso ha proposto lo svolgimento - per oggi - di una seduta straordinaria della Commissione regionale contro la 'ndrangheta presieduta da Salvatore Magarò a Cassano allo Jonio per riflettere sulla tragica esecuzione del piccolo Nicola 'Cocò' Campolongo del 19 gennaio. Chizzoniti, "doverosamente e deferentemente", esprime vicinanza "al nobile popolo della Sibaritide, alle Istituzioni, alle associazioni, alla società civile tutta, nella speranza che ulteriori trasferte della Commissione per analoghi motivi vengano responsabilmente scongiurate nella Calabria e nel mondo intero. Se questi 'onorati' - aggiunge a proposito del terribile episodio di cronaca che ha indotto Papa Bergoglio a lanciare da Piazza San Pietro un toccante monito contro la violenza e la barbarie criminale - disponessero di un briciolo di residua sensibilità, dovrebbero immediatamente costituirsi alle forze dell'ordine affrontando il destino che comunque li attende ed al quale non potranno sottrarsi visto anche l'impegno profuso 'ultra vires' dagli uomini in divisa ben coordinati dalla Procura della Repubblica territorialmente competente". Chizzoniti, fortemente scosso dall'episodio, conclude: "Non posso non urlare a squarciagola a questi esseri abietti e senza scrupoli: se siete veramente uomini, consegnatevi alla legge! Viceversa, resterete spettri vaganti nella crudele quanto vigliacca e codarda penombra assassina, sintesi di una disumana manipolazione di genetica delinquenziale".

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