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    Nicolò "No del Governo a Ponte Stretto è quasi oltraggio"

     

     

    Nicolò "No del Governo a Ponte Stretto è quasi oltraggio"

    05 mar 13 "E' quasi un oltraggio la decisione del Governo Monti di far decadere l'iter per la realizzazione del Ponte sullo Stretto". Lo afferma in una nota il vicepresidente del Consiglio regionale, Alessandro Nicolò. "Un atto che un Governo ormai scaduto - prosegue Nicolò - non avrebbe mai dovuto assumere, se non altro, per garbo istituzionale verso il nuovo Parlamento ormai prossimo ad insediarsi. E invece il prof. Monti ha rifilato alla Calabria, soprattutto, ma anche al resto del Mezzogiorno, l'ennesimo calice amaro che chiude una vicenda su cui erano puntate molte prospettive di sviluppo. Il ponte non era certamente solo un 'manufatto' utile a collegare la Sicilia con il continente, ma una filosofia di sviluppo, una scelta di rivoluzionare la trasportistica, la mobilità di merci e persone ben oltre i confini nazionali, fin dentro il cuore della Mitteleuropa. Oltre quarant'anni di studi intensi, di confronti a livello scientifico internazionale, di investimenti preparatori, tutto é stato triturato per 'caducita'', per l'impossibilità del Contraente generale di individuare un partner finanziario di livello mondiale per costruire il project-financing necessario per reperire le risorse sufficienti per l'avvio dell'opera". "In oltre quarant'anni - sostiene Nicolò - l'intera classe dirigente nazionale, e non mi riferisco soltanto ai politici ma anche all'imprenditoria, non ha avuto la forza di imporre e condividere scelte di cui l'intero Paese avrebbe trovato giovamento. Una sorta di 'irresponsabilita'' nazionale, invece, é prevalsa lasciando sul terreno imponenti ricadute negative, obblighi per lo Stato dell'ordine di centinaia di milioni di euro, distruggendo altresì un patrimonio intellettuale incommensurabile fatto di passione, di ricerche approfondite, di dibattiti raffinati tra gli esponenti di avanguardia nel campo delle costruzioni e della progettazione. La Calabria, forse più di altre realtà, paga le conseguenze più care, perdendo persino le così dette opere compensative che avrebbero ricondizionato, ammodernato, il territorio che va da Gioia Tauro fino a Reggio Calabria. E con esse sono sfumate migliaia di posti di lavoro vero, di possibilità di reddito per centinaia di famiglie". "Nulla - afferma ancora Nicolò - delle ingenti risorse finora impegnate è rimasto sul nostro territorio, neppure in termini di partenariato intellettuale, per il mancato coinvolgimento in quella straordinaria esperienza delle nostre strutture universitarie che certamente avrebbero ampliato la loro esperienza e la loro dote di conoscenze. La vicenda Ponte, dunque, diviene così l'esempio, il paradigma lampante del fallimento del sistema Paese che per decenni ha saputo solo gettare risorse pubbliche dentro una 'fornace' che non avrebbe mai sfornato pane"

     

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