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    Censore "Regione in ritardo su crisi settore pesca"

     

     

    Censore "Regione in ritardo su crisi settore pesca"

    31 mag 13 "La congiuntura negativa che attanaglia il settore ittico deve essere fronteggiata in una logica di integrazione tra Regione Calabria e Governo centrale, imprescindibile per l'individuazione di tutte le azioni necessarie per attenuare i pesanti effetti di una grave crisi che colpisce il settore della pesca". Lo ha detto il deputato del Pd Bruno Censore, che questo pomeriggio, a Catanzaro, nella sede della Legacoop, ha partecipato all'incontro sul tema "Un piano per le emergenze della pesca calabrese", promosso dalla Lega Pesca Calabria. "La filiera ittica in Calabria - ha aggiunto Censore - sta attraversando un periodo di grave crisi, confermata da tutti gli indicatori. Si pensi che il valore della produzione ha perso 14 milioni di euro ed è diminuito il numero delle imbarcazioni e degli occupati, con un pesantissimo impatto sul tessuto economico calabrese. Dinanzi a questo quadro allarmante, acuito dalle misure restrittive che scaturiscono da norme sovranazionali, solo tardivamente la Regione Calabria si è mossa per richiedere lo stato di crisi del settore, per il quale adesso bisogna lavorare affinché si concretizzi nella consapevolezza che solo misure straordinarie possano sostenere in maniera adeguata il settore. Non sono neanche ammissibili gli altri ritardi che sta accumulando la Regione, se è vero come è vero che, dopo una programmazione avviata con notevole lentezza, dei 50 milioni di euro messi a disposizione dal Fondo Europeo della Pesca (FEP) 2007-2013 risultano impegnati per il 90%, mentre neppure il 10% risultano spesi". "Inoltre - dice ancora Censore - per attutire la crisi e per sostenere un'attività che contribuisce in modo significativo alla crescita del prodotto interno lordo calabrese, la Regione Calabria è chiamata a rifinanziare concretamente la Legge Regionale 27 del 2004. Infatti, i 500.000 euro stanziati sono risorse irrisorie, del tutto insufficienti per sostenere, anche alla luce delle difficoltà all'accesso al credito, gli imprenditori che faticano e non poco ad attingere ai fondi europei che rischiano di tornare indietro, sono insufficienti per attivare misure di sostegno socio-economico per gli operatori delle ferrettare e per far decollare gli interventi socioeconomici previsti dall'art. 7 della stessa legge, che contempla interventi per la riconversione volti a sostenere azioni di diversificazione dell'attività e per lo sviluppo della multifunzionalità dell'impresa, per la realizzazione di progetti pilota innovativi nel campo dell'ambiente, dei servizi ambientali, del miglioramento della qualità e valorizzazione dei prodotti".

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