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    Cgil sostiene proposte legge su aziende confiscate

     

     

    Cgil sostiene proposte legge su aziende confiscate

    06 mag 13 "Facciamo appello ai calabresi perché anche da questa regione, con la raccolta delle firme, si dia un segnale di forza e di voglia di cambiare pagina rispetto all'assuefazione alla criminalità. Deve prevalere il principio che con lo Stato si vive e non nell'illegalità". E' quanto ha detto il segretario regionale della Cgil, Michele Gravano, a margine di una conferenza stampa svoltasi oggi nella sede della Provincia di Catanzaro per presentare la proposta di legge "Io riattivo il lavoro" volta a modificare l'attuale normativa sulle imprese confiscate alla criminalità organizzata. La proposta di iniziativa popolare, sostenuta da diverse associazioni tra cui Libera, Acli e Arci, intende innalzare i livelli di trasparenza nella gestione delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia, incentivandone il riutilizzo sociale, e prevede che ai lavoratori venga garantito l'accesso agli ammortizzatori sociali, attualmente precluso dalla riforma Fornero. "Con questa proposta di legge - ha aggiunto Gravano - vogliamo richiamare l'attenzione del Parlamento a correggere i limiti dell'attuale normativa, a renderla più spedita, con maggiori effetti sul terreno occupazionale, del rilancio dell'impresa e della legalità. E' una misura che dobbiamo ai giovani, ai tanti lavoratori che rischiano di essere penalizzati. L'obiettivo è raggiungere almeno 15.000 firme, per ora siamo a 10 mila firme". Alla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa hanno partecipato Mario Roselli, componente della segreteria nazionale del Silp (Sindacato italiano dei lavoratori di polizia), Antonio Tata (Libera Calabria), Filippo Sestito (Arci Calabria), Salvatore Conforto (Acli), Raffaele Mammoliti della segreteria regionale Cgil e Francesco Alì, responsabile Legalità del sindacato. "La Calabria - ha detto Rosellli - è una delle regioni che sul versante della confisca è tra le più esposte. Deve terminare l'assioma secondo cui mafia significa lavoro e convenienza mentre lo Stato significa povertà. Penso che la Calabria darà una risposta forte e degna dei tantissimi calabresi onesti". Secondo Antonio Tata di Libera, "le integrazioni contenute in questa proposta sono indispensabili perché quella legge importante, col tempo, ha mostrato alcune lacune. E' venuto fuori, per esempio, che dal sequestro alla confisca possono passare anche 10 anni, che, per un'azienda, significa chiudere e lasciare i dipendenti senza lavoro". Attualmente le aziende confiscate, a livello nazionale, sono 1.636, di cui il 38% in Sicilia, il 20% in Campania, il 12% in Lombardia, il 9% in Calabria. Tutti i settori sono interessati, soprattutto il terziario (45%) e l'edilizia (27%). "Dai dati che abbiamo - ha detto Mammoliti - le aziende calabresi ad oggi in gestione dall'Agenzia nazionale sono 94, quelle uscite sono 56, per un totale di 150 aziende e più o meno mille lavoratori coinvolti". Alì ha, invece, sottolineato come "l'Agenzia nazionale che si trova a Reggio Calabria da sola non ce la può fare a gestire una situazione molto complessa". Sostegno all'iniziativa è stato assicurato dai rappresentati di Acli e Arci, "per avere una legislazione che sappia rispondere alle esigenze di trasparenza, legalità e tutela occupazionale".

     

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