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    La ndrangheta sui rifiuti del nord, 8 arresti

     

     

    La ndrangheta sui rifiuti del nord, 8 imprenditori in manette

    04 giu 13 Collegamenti tra aziende locali e famiglie calabresi legate alla 'ndrangheta hanno portato questa mattina all'arresto di 8 imprenditori lombardi operanti nel settore del movimento terra, aggiudicatari di diversi appalti per lo smaltimento dei rifiuti in cantieri di Milano ed hinterland. L'indagine dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico e del Comando Provinciale di Milano dura da oltre due anni e nasce da una costola dell'indagine 'Infinito'. A conclusione di un'inchiesta della Dia coordinata dal sostituto procuratore Alessandra Dolci, i Carabinieri stanno quindi eseguendo, in varie province della Lombardia, otto ordinanze di custodia cautelare in carcere. L'attività ha dimostrato la vicinanza tra l'imprenditoria locale ed appartenenti a famiglie calabresi legate alla 'ndrangheta, che attraverso il sistema del cosiddetto 'giro bollà, sono riusciti a smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave in provincia di Lodi e di Novara. Gli accertamenti effettuati hanno consentito, inoltre, di deferire in stato di libertà altri 20 soggetti, tra autisti e padroncini, la cui presenza all'interno delle aziende degli odierni arrestati, veniva imposta dalle 'famiglie'. Nel corso dell'operazione si sta procedendo al sequestro di due aziende di trasporto, due impianti di trattamento rifiuti e di 30 automezzi utilizzati per il trasporto delle terre inquinate.

    Legambiente: Arresti confermano presenza ndrangheta. Legambiente plaude all'operazione condotta con successo dalla Dia e dalla Procura di Milano sui rifiuti che ha portato a 8 arresti in Lombardia. L'attività, continua Legambiente, "conferma la gravità della penetrazione della 'ndrangheta nel ciclo dei rifiuti del nord Italia e l'esistenza di un asse tra criminalità organizzata e imprenditoria collusa che fa enormi affari col sistema del 'giro di bolla' affidando tutta la filiera logistica alle cosche criminali". "Questa inchiesta e questi risultati - dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – sono stati ottenuti grazie all'introduzione del delitto di attività organizzata di traffico di rifiuti nel codice Penale e ciò conferma che l'inasprimento delle pene nei confronti degli ecomafiosi può portare ottimi risultati consentendo alle forze dell'ordine di perseguire adeguatamente questi reati che danneggiano l'economia sana avvelenando il territorio".

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