Elezioni Comunali Catanzaro, dichiarazioni

01 gen 13 "Scalzo si conferma il peggior nemico di Catanzaro. Non contento di avere fatto passare in tutta Italia l'immagine di città mafiosa, utilizzando giornali e televisioni di partito o comunque di sinistra, ora prosegue nella sua opera demolitoria, esaltando un servizio comparso su Repubblica, quotidiano dichiaratamente vicino al PD, sull'emergenza rifiuti in Italia". E' quanto afferma, in una nota, l'assessore regionale Domenico Tallini. "In questo servizio - prosegue - ci sono due foto riferite a Catanzaro che riprendono una pensilina dell'autobus con accanto cumuli di spazzatura. E poi ci sono foto di Roma, Palermo, Foggia e altre città italiane che hanno problemi di smaltimento dei rifiuti. La soddisfazione espressa da Scalzo per la pubblicazione di queste foto rivela, anzi conferma, che la sua strategia politica è tutta incentrata sulla distruzione dell'immagine di Catanzaro. Perché, probabilmente, solo attraverso questa immagine deformata, egli riesce a ritagliarsi un ruolo nel suo partito.Scalzo, se avesse onestà intellettuale , avrebbe dovuto dire ai suoi amici giornalisti di Repubblica che Catanzaro soffre il problema di rifiuti perché, come dimostrano i documenti di cui siamo in possesso, la giunta di sinistra guidata dall'on. Rosario Olivo, padrino politico del candidato sindaco, ha autorizzato tra il 2009 e il 2010 l'arrivo ad Alli di tonnellate di spazzatura provenientI dalla Campania governata da Bassolino. Tale scellerata operazione, che risulta chiaramente dalla documentazione, ha esaurito la capacità della discarica di Alli con due anni di anticipo, mandando in tilt tutto il sistema". "Scalzo avrebbe dovuto riferire a Repubblica - dice ancora Tallini - che se a Catanzaro la situazione si sta gradatamente normalizzando lo si deve ad una persona capace e responsabile come Sergio Abramo che, pur essendo sindaco sospeso, si è preso la responsabilità di pretendere e ottenere dalla Regione la riapertura degli impianti di smaltimento. E avrebbe anche dovuto dire, infine, che mentre i quartieri soffrivano per l'accumulo di spazzatura, lui preferiva frequentare i salotti bene della città per presentare il suo libro. Ovviamente, pieno di cattive parole e cattivi pensieri per Catanzaro"

"I catanzaresi non devono votare lo schieramento politico, ma devono scegliere l'uomo più adatto per affrontare questo delicato momento storico. E l'uomo giusto non può che essere Sergio Abramo". E' quanto si afferma in una nota dell'ufficio comunicazione della Fondazione don Francesco Caporale in vista delle elezioni parziali del 20 e 21 gennaio. "Un uomo, noto per la forte tempra e l'inesauribile capacità lavorativa - prosegue la nota - che conosce a perfezione la macchina amministrativa anche nei minimi ingranaggi e che sfrutta tali doti per far confluire tutte le energie verso la risoluzione di problemi reali. Un uomo pragmatico che ha, dunque, la capacità progettuale ed operativa per lo sviluppo di idee mirate ad una rinascita economica e sociale del Capoluogo di regione. Abbiamo deciso come Fondazione di esprimere la nostra opinione ed invitare i cittadini catanzaresi a condividere la nostra analisi, poiché riteniamo che al di là degli schieramenti, che non ci appartengono, la scelta sull'uomo sia determinante per il futuro del capoluogo di regione e per l'intera Calabria. A pochi giorni dal voto, dopo la nota decisione del Tar Calabria, per la definitiva elezione del sindaco di Catanzaro, sentiamo di rivolgere un accorato appello affinché tutti i cittadini chiamati alle urne nelle sezioni interessate, al di là delle naturali appartenenze ai diversi schieramenti politici, si rechino a votare per esprimere il loro consenso". "Abbiamo constatato, con profondo rammarico - è detto ancora nella nota - in questa 'eccezionale' campagna elettorale, i ripetuti tentativi di esacerbare gli animi e diffondere veleni, piuttosto che lo sforzo di parlare alla gente dei progetti concreti. Si è cercato di imbastire un clima di tensione che ha cavalcato il malcontento popolare, vuoi per la conclamata crisi economica, vuoi per una forma non meno grave di rigetto per la politica".