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    I motivi del NO di Idv alla riforma Afor

     

     

    I motivi del NO di Idv alla riforma Afor

    25 set 12 Il gruppo regionale di Italia dei valori, in una nota, ha illustrato i motivi della sua contrarietà al progetto di riforma della Arssa e dell'Afor. "Perché non c'é a monte - sostiene Idv - un bilancio esaustivo, consapevole, documentato, del fallimento delle due precedenti esperienze. Quella che abbiamo chiamato 'operazione verita; perche' l'intervento legislativo doveva essere preceduto dall'approvazione di un 'Piano di razionalizzazione e di riordino' degli enti strumentali e dei relativi comparti, che contenesse criteri, principi, linee di indirizzo, uno studio sulla sostenibilità del progetto, per la riorganizzazione dei comparti, per il rilancio produttivo dei medesimi, per la disciplina del personale; perché l'operazione non è sostenuta da un programma di rilancio della forestazione, dei servizi all'agricoltura e delle politiche per la montagna, ma è solo una soluzione di rimessa, burocratica, indotta dalla necessità di chiudere con la stagione commissariale. Ecco perché non si può parlare di 'riforma'; perché del vecchio regime rimangono i vizi (carrozzoni alimentati dalla finanza pubblica e controllati dalla politica) e l'unica novità (negativa) che viene introdotta è la natura 'economica', dunque di tipo privatistico, dei due nuovi enti strumentali". Secondo Idv, inoltre, "con il nuovo regime privatistico si colpiscono i diritti dei lavoratori, si abbassano le garanzie contrattuali, si può licenziare con più facilità e creare, di converso, nuove sacche di precariato". I due nuovi enti, inoltre, dovrebbero coprire i costi di produzione e di gestione attraverso le tariffe delle prestazioni. Una previsione irrealistica, come hanno fatto notare le organizzazioni sindacali, che mette a repentaglio i livelli occupazionali e gli stipendi. Abbiamo detto no anche perché è falso che solo gli enti pubblici "economici" sono obbligati al pareggio di bilancio. Semmai è il contrario: gli enti 'economici', più che il pareggio, devono fare 'utili', al massimo coprire i costi con i ricavi. Sono gli enti pubblici 'non economici' di qualsiasi tipo che devono rispettare l'obbligo del pareggio di bilancio, per legge. Va da sé che i buchi di bilancio si possono fare in entrambi i casi, ma per la cattiva gestione non per la natura dell'ente". "Abbiamo detto no, infine - sostiene ancora Idv - perché, nel caso della nuova Afor, il regime privatistico mette a rischio i 160 milioni di euro di finanziamento nazionale (perché un ente "economico", con una missione imprenditoriale, dovrebbe beneficiare di così ingenti trasferimenti da parte dello Stato?); perché non c'é certezza sulla copertura finanziaria dell'operazione; perché è addirittura in contrasto con le nuove norme in materia di Spending review, che vietano tassativamente l'istituzione di nuovi enti; perché la soppressione delle comunità montane, anch'essa concepita come mero atto burocratico, al di fuori di una qualsiasi visione dei problemi della montagna calabrese, non é compensata da una nuova strategia di sostegno alle aree interne, che rischiano di essere abbandonate a se stesse; perché l'istituzione della nuova Afor chiuderebbe il commissariamento dell'Azienda forestale e ne aprirebbe un altro, quello delle comunità montane. Stando all'assoluta lacunosità delle norme sulla soppressione e la liquidazione degli enti montani è prevedibile che per questi enti si apra, come nel caso dell'Afor, un'altra interminabile stagione commissariale". "Ci siamo detti contrari, infine - conclude Idv - perché la soppressione degli enti montani contrasta con la disposizione contenuta nell'art. 19 della spending review che parla di unione dei comuni montani"

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