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    Guccione "Rimane rischio chiusura Terme Luigiane"

     

     

    Guccione "Rimane rischio chiusura Terme Luigiane"

    13 set 12 "In merito al recente incontro di Scopelliti con l'azienda ed i lavoratori delle Terme Luigiane è proprio il caso di dire che, ancora una volta, checché ne pensi e ne dica il fedelissimo consigliere Orsomarso che spesso passa il tempo a cronometrare la tempestività o meno dei miei interventi, la montagna ha partorito il topolino". E' quanto afferma, in una nota, il Consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione. "Nonostante il tentativo del presidente della Regione di buttare ancora una volta fumo negli occhi dei suoi interlocutori - prosegue Guccione - il rischio della chiusura anticipata delle terme non è affatto scongiurato. I conti, infatti, non tornano perché i criteri che sono alla base del decreto 155 del 7/08/2012 ('Determinazione dei tetti di spesa delle prestazioni di assistenza termale per l'anno 2012') sono il frutto di scelte campanilistiche che non hanno tenuto in nessun conto la produzione delle prestazioni e la necessità di un equo riparto delle risorse. Non è la prima volta, infatti (e, credo, non sarà nemmeno l'ultima) che la provincia di Cosenza risulta penalizzata dalle scelte di Scopelliti a seguito delle quali, per esempio, per quanto riguarda il riparto del fondo sanitario regionale, la nostra provincia si è vista erogare risorse inferiori alla quota pro-capite per abitanti per circa 42 milioni di euro". Per Guccione "le Terme Luigiane sono, in Calabria, una delle poche aziende che producono 'emigrazione-attiva' per circa un milione di euro all'anno. Una parte consistente delle 500 mila prestazioni erogate da esse viene utilizzata da cittadini extraregionali. Un dato certamente positivo soprattutto se si tiene conto che la Calabria ogni anno spende 247 milioni di euro per l'acquisto di prestazioni sanitarie extra-regionali. Tutto ciò anziché essere sostenuto e valorizzato diventa, di fatto, una vera e propria penalizzazione poiché le nostre aziende termali si vedono conteggiare nei propri tetti di spesa anche le prestazioni erogate ai cittadini provenienti da altre regioni, mentre dovrebbe avvenire l'esatto contrario. La Regione, infatti, dovrebbe (ed è in grado di farlo) portare queste cifre a compensazione dell"emigrazione-passivà, erogando esclusivamente alle aziende calabresi i circa sei milioni di risorse regionali e senza scomputare loro i costi delle prestazioni ai cittadini extraregionali, di cui la stessa Regione dovrebbe chiedere il rimborso alla regione di provenienza. In questo modo i problemi dei tetti di spesa e dell'esiguità delle risorse si risolverebbero definitivamente e avrebbe fine definitivamente il gioco perverso che si sta attuando sulla pelle dei calabresi attraverso furbizie che, pur di far quadrare i conti della sanità, non esitano a ridurre il numero delle prestazioni inventando, di volta in volta, escamotage ragionieristici che negano e mortificano il sacrosanto diritto alla salute dei nostri concittadini".

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