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    Taglio Province, reazioni e commenti

     

     

    Taglio Province, reazioni e commenti

    31 ott 12 L'approvazione del decreto legge di riordino delle Province provoca un fuoco di fila di accuse e polemiche dai territori, che giudicano il provvedimento, al di là delle inevitabili rivalità territoriali, con toni decisamente negativi. Il tutto contro la volontà dell'esecutivo, ben espressa l'8 agosto scorso con il decreto 95, che fissava la necessità di riorganizzare gli enti "al fine di contribuire al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio". Fa appello direttamente alle origini lombarde del premier Mario Monti il presidente della Provincia di Varese (annessa a Como e Lecco) Dario Galli: "rileviamo con grande delusione che il varesino Mario Monti non riesce a cogliere l'assurdità di accorpare una provincia di quasi un milione di abitanti come la nostra di Varese, senza tenere minimamente conto delle sue peculiarità", spiega l'amministratore del Carroccio. E a suo dire, visto che "molti esponenti di Pd e Pdl si sono espressi localmente contro l'accorpamento della Provincia di Varese, a questo punto ci aspettiamo che ai fatti seguano le parole e che nei prossimi passaggi parlamentari il decreto non venga approvato". Contro l'accorpamento di Prato, Pistoia e Firenze lancia i suoi strali Filippo Bernocchi, assessore del Comune di Prato e membro dell'ufficio di presidenza Anci. "Non ha alcun senso logico, istituzionale o economico - spiega - immaginare una Città metropolitana (Firenze) con un'estensione così ampia" e contro questo scenario sollecita il governo a "rivedere la propria posizione in Parlamento". Originale, rimanendo in Toscana, la protesta del sindaco di Prato, Roberto Cenni, che ha concesso un'intervista presentandosi seduto, nella piazza del Comune, sul wc di un bagno di proprietà del Municipio per protestare contro la decisione di far rientrare Prato nella Città metropolitana di Firenze. Il presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, critica l'accorpamento con l'Aquila, osservando che, pur non essendoci "nessuna pregiudiziale nei confronti dei fratelli aquilani, non c'é dubbio che con questo decreto il territorio provinciale perderà numerosi presidi istituzionali e la città di Teramo lo status di capoluogo". Al coro di proteste si accoda da Perugia (che insieme a Terni costituirà l'unica Provincia dell'Umbria) il presidente della Provincia e di Upi Umbria, Marco Vinicio Guasticchi, che parla di "solita politica dei 'pannicelli caldi'", aggiungendo che "sulle Province si va giù con l'accetta e non si pensa al destino dei dipendenti e alle ripercussioni sulla vita dei cittadini in termini di servizi primari e situazioni alternative". Di norma "devastante" parla Cosimo Sibilia, presidente della provincia di Avellino (accorpata a Benevento). "Altro che risparmi, in questo modo si creano solo problemi. Non solo: alla Provincia di Avellino - denuncia l'amministratore campano - è stato confermato il taglio di 5,5 milioni di euro sul bilancio corrente, con conseguenze notevoli sull'erogazione dei servizi". C'é poi chi ha precorso i tempi e ha pensato bene, già nella stesa giornata di oggi, di manifestare davanti al Quirinale. Come ha fatto una delegazione di sindaci, consiglieri comunali e provinciali del territorio di Crotone che ha consegnato al Capo dello Stato una lettera in cui si sottolinea che "il prospettato riordino degli enti intermedi è sentito per i 180 mila abitanti della provincia di Crotone come una vera e propria soppressione di fondamentali prerogative, circostanza che rischia di trascinare il nostro già martoriato territorio indietro di venti anni". Al coro degli indignati si è aggiunto infine anche il governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota: "purtroppo quello che avevo detto ai presidenti di Provincia e ai sindaci si è puntualmente verificato", ha detto l'esponente leghista. "Che senso ha parlare di riordino dopo aver raso al suolo le Province? Metto in guardia i piccoli Comuni - ha avvertito - perché a breve sarà il loro turno".

    "La decisione approvata oggi in Consiglio dei Ministri sul riordino delle province si palesa come una vera e propria farsa". Lo afferma in una nota la vicepresidente della Regione Calabria, Antonella Stasi. "Si tratta - aggiunge - di un percorso che non porta nulla di buono a cominciare dallunità politica e già stiamo assistendo ad uno scenario che mette gli uni contro gli altri i territori provinciali. Il ricorso presentato alla Corte Costituzionale e la richiesta di deroga sono il frutto di un accordo bipartisan raggiunto e votato in Consiglio regionale il 24 ottobre scorso, che ha alle spalle un lungo e onesto lavoro politico volto all'unico scopo di mantenere l'assetto delle province calabresi immutato. Bisogna prestare attenzione alle altre province italiane che hanno ottenuto deroghe e stabilire le strategie da mettere in campo affinché anche la nostra venga presa in considerazione. Questo conferma quanto l'attuazione della riforma si stia rivelando a livello nazionale disomogenea e incongruente". "Non c'é alcuna ragione campanilistica - prosegue Stasi - come qualcuno gratuitamente sostiene, anzi l'assetto e l'equilibrio attuale delle autonomie provinciali non poteva non rafforzare l'ipotesi di mantenimento dello status quo. La volontà da me sempre espressa è stata quella di serbare la provincia di Crotone e quella di Vibo nella loro identità, così come tutte le altre. Ora bisogna pensare alle azioni da mettere in atto e per questo sarà necessario il supporto di tutti i parlamentari calabresi in sede di governo affinché si rispetti quello che la Regione Calabria ha deciso con delibera formale approvata dalla massima assise regionale".

    "Quella dell'abolizione delle giunte provinciali è una scelta demagogica che non risponde ad alcun criterio di razionalizzazione e di riordino istituzionale". E' quanto ha affermato il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, in merito alla decisione del Governo di cancellare le giunte delle Province italiane. "Sulla delicata materia del necessario progetto di riforma e riordino dell'assetto istituzionale - ha proseguito Oliverio - il Governo Monti sta andando avanti in modo confuso, senza una visione organica e con atti dettati da una impostazione veramente demagogica e mediatica, che non produce alcuna razionalizzazione e che finisce con l'aggravare una deriva negativa per le istituzioni con ricadute preoccupanti per l'economia e l'organizzazione dei servizi. Ho chiesto al presidente nazionale dell'Upi, Castiglione la convocazione urgente dei presidenti delle Province italiane per rilanciare una iniziativa forte sul progetto di razionalizzazione e di taglio degli sprechi elaborato dalle Province italiane e che, se assunto dal Governo, consentirà un vero ed efficace riordino istituzionale con oltre cinque miliardi di euro di risparmio". "Mi auguro - ha concluso Oliverio - che il Parlamento, in sede di conversione del decreto assunto dal Governo, modifichi questa norma che costituisce solo una inaccettabile trovata populistica".

    "Un autentico passo indietro, che rischia di avere contraccolpi pesantissimi per il Vibonese e per il Crotonese e, soprattutto, per quei cittadini che abitano e vivono due territori che si avviano verso un depauperamento senza precedenti". E' quanto afferma il Consigliere regionale del Partito Democratico Bruno Censore. "Oggi - aggiunge - è un brutto giorno, fatto di amarezza e di un'angoscia che si amplia a dismisura se si considera che il riordino delle Province è solo il primo tassello di una più ampia organizzazione degli uffici territoriali che rischia di impoverire ulteriormente i territori interessati da questa spoliazione. Insomma, il peggio deve ancora arrivare per due territori che perderanno tutti gli uffici su base provinciale, cominciando dalla Prefettura e da tutti gli altri presidi di legalità. Perciò, in attesa del fatidico 6 novembre, giorno in cui la Corte costituzionale dovrebbe esprimersi sul ricorso presentato della Regione contro il decreto varato dal Governo, rivolgo un appello a tutta la deputazione parlamentare calabrese, affinché nelle sedi opportune, lasciando da parte qualsiasi residuo campanilistico, metta in campo iniziative capaci di ostacolare in Parlamento una pesante e ingiustificata spoliazione ai danni di due territori, che impoverirà non solo Vibo Valentia e Crotone ma l'intera Calabria".

    "Ora che il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che prevede la riduzione del numero delle Province e che è stata ricostituita la storica Provincia madre di Catanzaro, sento il dovere di esprimere la mia soddisfazione". Lo afferma in una nota il Coordinatore provinciale Fli di Catanzaro, Annamaria Principe. "Il Governo - aggiunge - pur in assenza di indicazioni da parte del Consiglio regionale calabrese ed in presenza, invece, di scandalosi tentativi di scippi territoriali ad opera di certa pessima politica, ha dimostrato equilibrio ed equità, applicando alla lettera i parametri territoriali e demografici che esso stesso si era dato. Qualcuno potrebbe argomentare che si torna indietro di venti anni, io sostengo invece che il 30 ottobre 2012 deve rappresentare una data storica per il ritrovato territorio provinciale che, proprio sui valori della ricostituita unitarietà, deve essere artefice di un comune e complessivo progresso sociale ed economico. Non sfuggirà, infatti, che la provincia di Catanzaro, grazie ad una popolazione di circa settecentomila residenti e con un territorio di oltre cinquemiladuecento chilometri quadrati suddiviso in centocinquantasette comuni, rappresenta una entità amministrativa tra le più importanti d'Italia che, proprio su questi punti di forza, dovrà e saprà trovare le giuste motivazioni di coesione e condivisione per l'attuazione di strategie e programmi di crescita".

    "La decisione del Consiglio dei Ministri di accorpare le Province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia è inaccettabile sia perché arresta un'identità venutasi a creare in questi venti anni nei rispettivi territori che per come si è determinato il provvedimento varato dal Governo". E' quanto afferma il consigliere regionale del Pdl Salvatore Pacenza. "E' inammissibile e da irresponsabili - aggiunge Pacenza - arrestare processi virtuosi che hanno dato sviluppo al territorio di Crotone creando prospettive di crescita ulteriore per il futuro. Ciò che è doveroso sottolineare è che, inoltre, non c'é alcun astio con la città amica di Catanzaro verso la quale ci legano rapporti di solidarietà e collaborazione. Quella che il territorio crotonese vuole salvaguardare è l'identità costruita in questi anni mediante percorsi mirati a determinare sviluppo seguendo le naturali vocazioni storiche e turistiche dell'area pitagorica. Quindi non c'é alcuna avversione verso il capoluogo di regione come qualcuno ha voluto, in maniera errata, far credere, ma rapporti di sincera collaborazione datati nel tempo. Detto questo utilizzeremo tutti i mezzi di legge a nostra diposizione per ribaltare un provvedimento iniquo che non tiene conto della volontà non solo del territorio pitagorico, ma anche della massima assise calabrese che nei giorni scorsi si è democraticamente espressa a salvaguardia delle Province calabresi. Una volontà chiara, ineludibile, espressa dai cittadini, mediante i loro rappresentanti, ma disattesa dal Governo".

    "Sono pienamente d'accordo con il sindaco Sergio Abramo: questa volta ha vinto non il campanile, ma il buon senso. La ricostituzione dell'antica Provincia di Catanzaro, varata dal Governo, era l'unica soluzione possibile e per questo motivo ci siamo battuti in tutte le sedi". Lo afferma, in una nota, l'assessore regionale Domenico Tallini, capogruppo del Pdl nel Comune di Catanzaro. "Mi dispiace solo - aggiunge - che il Consiglio regionale, non recependo il documento che avevo preparato, ha perso l'occasione per affermare il suo protagonismo di massima assemblea democratica della Calabria, demandando al Governo una scelta che avrebbe potuto essere assunta in piena legittimità ed autonomia. Condivido anche l'appello di Abramo all'amicizia e all'unione con le città consorelle di Crotone e Vibo Valentia con le quali riprendiamo un cammino comune verso lo sviluppo e la promozione sociale, economica e culturale. Desidero ringraziare, più di tutte, due personalità che hanno spinto fortemente nelle ultime ore perché il Governo adottasse la misura più giusta ed opportuna: il sindaco Abramo e l'on. Mario Tassone. Quest'ultimo, da cui pure siamo stati divisi nell'ultima campagna elettorale, ha dimostrato il suo amore e il suo attaccamento alla città, raccogliendo con forza l'invito del sindaco, tanto da affrontare in aula il ministro Patroni Griffi". "Da oggi - conclude Tallini - devono finire le rivendicazioni perché, lo ripeto, questa vittoria è figlia dell'unità e tutte le forze politiche, di centrodestra e centrosinistra, devono essere orgogliose di un risultato che proietta la Calabria migliore verso il futuro".

    "Non posso che esprimere la mia grande soddisfazione per l'accorpamento delle Province di Crotone e Vibo Valentia alla Provincia di Catanzaro". Lo afferma, in una dichiarazione, il vicepresidente del Consiglio regionale, Piero Amato, ex presidente della Provincia di Catanzaro. "Ero presidente della Provincia - aggiunge - nel 1992, quando attraverso un decreto fu stabilito di dividere il territorio Catanzarese in tre parti. Era una brutta ferita che si rimargina dopo venti anni. Ero favorevole al mantenimento della Province di Crotone e Vibo Valentia. Si tratta però ora di lavorare per evitare risentimenti e campanilismi che produrrebbero ulteriori danni. Bisogna tutti insieme rilanciare la parte centrale della Calabria, valorizzando le peculiarità di tutti i territori ed in particolare del capoluogo di Regione".

    "Sulle Province si è deciso come il buon senso, la logica e la storia imponevano. Credo sia un risultato da cogliere con soddisfazione da parte della città tutta, ma anche con la consapevolezza che ogni soluzione altra avrebbe davvero testimoniato il buio e l'ottusità della politica". Lo afferma, in una nota, il capogruppo del Pd al Comune di Catanzaro, Salvatore Scalzo. "Oggi la Regione - aggiunge - ritrova una dimensione più unitaria e omogenea del suo territorio e soprattutto rafforza la sua identità attraverso il rafforzamento del suo capoluogo. Adesso occorre un vero confronto tra le forze partitiche e i vari livelli di governo per pensare al passo successivo: permettere un funzionante ed efficiente sistema di divisione delle funzioni e dei compiti tra i vari livelli istituzionali. Voglio ringraziare i gruppi comunali e provinciali della città che hanno saputo trovare compattezza e unità d'intenti e dimostrato una reattività davvero importante e salutare. Voglio ringraziare, inoltre, in qualità di capogruppo del PD, il mio partito nazionale che da subito e con coerenza, ha fornito al governo indicazioni chiare su criteri di riordino ispirati alla logica e al buon senso".

    Il consigliere comunale di Catanzaro Antonio Giglio, capogruppo di Sel, sostiene che "la decisione del Consiglio dei Ministri, nell'ambito del riordino delle Province, di ascoltare il buonsenso e ricostituire il territorio equivalente della Provincia di Catanzaro prima dello smembramento del 1992, apre nuovi scenari per Catanzaro e per la Calabria. Ragioni di incultura e di ottusi campanilismi, uniti a strumentali quanto miseri ragionieristici calcoli elettorali, hanno spesso portato la Calabria a lotte tra poveri e guerre tra territori. Lo smembramento operato nel 1992 ha creato squilibri, diseguaglianze e un assetto politicamente e socialmente sproporzionato. Con il ritorno ad una ripartizione territoriale più equilibrata si può e si deve ragionare con apertura mentale e cercando di unire forze e non di disunire debolezze. L'occasione perché Catanzaro ripensi il suo ruolo, non ripeta alcuni errori del passato, e si comporti finalmente da Capoluogo autorevole e inclusivo, è irripetibile".

    I dipendenti della Provincia di Vibo Valentia, in una lettera inviata tra gli altri al Prefetto ed al Vescovo dopo un'assemblea autoconvocata, si dicono "preoccupati per il futuro dell'Ente e del territorio vibonese, e fanno appello, nel rispetto delle Istituzioni, del ruolo del Consiglio e delle singole sensibilità in esso rappresentate, alle istituzioni competenti, ai rappresentanti Istituzionali, alle forze politiche e sindacali, alle associazioni di categoria, affinché si adoperino per avviare tutte le procedure necessarie a tutela dell'ente, del territorio e dei lavoratori". I dipendenti chiedono al Consiglio provinciale, "come atto di responsabilità, di provvedere all'adozione del Bilancio e di tutti gli strumenti contabili per consentire all'Ente di affrontare il previsto riordino delle Province in condizioni di pari dignità con gli altri Enti e, quindi, di evitare condizioni di svantaggio per i dipendenti e per tutto il territorio".

    Secondo l'ex deputato del Pd Marilina Intrieri, "il governo tecnico oramai ci ha abituato alle sue scelte politiche ma sulle sorti dei territori i sindaci devono difendere l'autodeterminazione dei cittadini senza consentire che la sorte di Crotone sia assunta con un pour parler, in una stanza ministeriale, da un ministro tecnico e qualche politco calabrese. questo è ciò che è avvenuto in queste ultime ore a roma. Il Governo, che in un primo tempo aveva proposto l'unione di Crotone con Cosenza, oggi cambia proponendo la ricostituzione della vecchia provincia di Catanzaro, ma i crotonesi già 20 anni fa hanno detto no a Catanzaro. Solo i cittadini crotonesi possono e debbono autodeterminarsi".

    "La scelta del Governo di ricostituire la vecchia provincia di Catanzaro è importante ed introduce criteri di equilibrio e di equità territoriale, facendo giustizia rispetto alle sbagliate scelte del passato, che avevano smembrato ed indebolito il territorio di Catanzaro". Lo afferma il capogruppo del Pd alla provincia di Catanzaro, Enzo Bruno. "Come gruppo consiliare del Pd - aggiunge - avevamo visto in tempo i possibili rischi di una diversa riorganizzazione territoriale, conducendo con coerenza e fermezza questa battaglia politica, attraverso richieste di convocazione del consiglio provinciale, e promuovendo una serie di azioni ed iniziative per sensibilizzare la classe dirigente catanzarese nella sua interezza. Oggi, tale scelta del governo, premia quanti, e noi tra questi, hanno voluto con fermezza e tenacia che si restituisse centralità e funzione al territorio della provincia e un rinnovato ruolo a Catanzaro, capoluogo di Regione".

    "L'accorpamento delle province non produrrà alcun risparmio, soltanto il caos. L'unica soluzione sarebbe quella di abolirle tutte". Lo afferma in una nota il senatore del Pdl, Francesco Bevilacqua. "Anche un bambino - aggiunge - capirebbe che tutto sarà vanificato dalla nascita delle nuove province che comporteranno un notevole aggravio di spesa. Ad esempio per tutto ciò che concerne la carta intestata, dovrà essere tutta nuova per i nuovi uffici. Pensiamo a quanta carta andrà sprecata, anche nei comuni laddove riportano la provincia di appartenenza. Inoltre bisognerà riscrivere documenti d'identità, documenti catastali, atti notarili e quant'altro. Per non parlare dei disagi del personale che dovrà essere trasferito, magari tra sedi che non sono ben collegate fra loro". "Inoltre - prosegue Bevilacqua - riducendo conseguenzialmente anche il numero delle prefetture verrebbero meno anche tanti presidi di legalità, fondamentali soprattutto in certe aree dove forte è la presenza della criminalità organizzata. Tutti motivi che ci spingono a dire che è meglio abolirle tutte, poiché non si risparmierà e si complicherà soltanto la vita ai cittadini".

    "Qualunque altra scelta del governo sarebbe stata sicuramente connotata da irragionevolezza". Lo afferma in una nota il deputato del Gruppo misto-Grande Sud, Giancarlo Pittelli. "La scelta invece, al di là di qualsiasi preoccupazione campanilistica - aggiunge - è stata quella più razionale e più rispondente ai criteri di concentrazione amministrativa e di ricongiunzione di popolazioni storicamente unite proprio dal punto di vista gestionale. Il Governo non merita a proposito della scelta i virulenti attacchi che da più parti si registrano e che non hanno ragion d'essere: si torna alla vecchia divisione territoriale, nulla di più".

    "Nella logica avviata dalla spending review il Governo ha dato via al riordino delle Province mediante un provvedimento che in Calabria ha portato alla ricostruzione della vecchia Provincia di Catanzaro". E' quanto afferma in una nota il deputato del Pdl Giuseppe Galati. "Se doveva esserci la riforma - prosegue Galati - era giusto indirizzarla in modo da veder salvaguardate le identità e le omogeneità dei rispettivi territori. Sotto tale aspetto la via più logica è stata ricomporre l'area centrale della Calabria unita da tradizioni storiche e culturali. Inoltre era doveroso evitare che si creassero squilibri in relazione alla creazione di Province differenti tra di loro, sia per numero di abitanti che per ampiezza del territorio. Saluto positivamente la decisione del Consiglio dei Ministri che ha tenuto conto di questi aspetti di estrema rilevanza".

    "Il varo del decreto legge per il riordino e la riduzione delle Province è avvenuto con metodi assolutamente condominiali. Darò battaglia in Senato per modificare un provvedimento scellerato, iniquo e irresponsabile, il tutto mortificando i crotonesi e isolando ulteriormente il territorio". Lo afferma, in una dichiarazione, la senatrice del Pdl Dorina Bianchi. "L'improvvisato percorso di consultazione con le istituzioni regionali e locali, fortemente voluto dal Governo Monti - aggiunge - non ha alcunché da invidiare alle fantozziane riunioni condominiali con l'unica discriminante che in ballo non c'é qualche intervento di manutenzione straordinaria o di giardinaggio ma il riassetto territoriale dello Stato, la soppressione o meno di fondamentali presidi di legalità, di sicurezza e di lavoro, il futuro stesso dei cittadini. E' davvero impensabile sostenere un provvedimento che sancisce la scomparsa della Provincia di Crotone soprattutto dopo aver registrato un'assoluta mancanza di sensibilità e di confronto del Governo sugli emendamenti da me proposti nei mesi scorsi. Già a partire dai primi mesi del 2010, quando cioé ha cominciato a diventare consistente l'eventuale soppressione della nostra Provincia, ho più volte manifestato pubblicamente la mia volontà di mettere in campo ogni azione politica e parlamentare finalizzata a scongiurare ipotesi e orientamenti di tal genere. Non ultimo un emendamento che, nel rispetto dell'articolo 133 della Costituzione, prevedeva l'adesione alla provincia pitagorica dei comuni della fascia ionica e di San Giovanni in Fiore, facenti parte della provincia di Cosenza". "Mi auguro - conclude Bianchi - che le iniquità del provvedimento potranno essere modificate nelle prossime settimane in Parlamento".

    "Come ho più volte affermato, il ritorno alla vecchia provincia madre di Catanzaro, con l'accorpamento dei territori di Crotone e Vibo Valentia, è la soluzione più logica". Lo afferma in una nota la Presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro. "Sarebbe stata inspiegabile - aggiunge - una diversa decisione da parte del Governo, che nell'ambito di un riordino volto a razionalizzare l'assetto istituzionale del Paese, avrebbe creato in Calabria una situazione di grave squilibrio territoriale a discapito della provincia del Capoluogo di regione. Eppure i timori non erano del tutto infondati, ed è stato grazie alla grande mobilitazione dei rappresentanti politici e istituzionali catanzaresi, senza distinzione di colore politico, che ha scongiurato che si ripetesse l'errore commesso nel 1992, quando con la tripartizione si ottenne un complessivo indebolimento dei territori, perché nella sostanza quella riforma non ha avuto un pieno compimento". "Eppure - prosegue Ferro - abbiamo difeso con convinzione l'idea di mantenere l'assetto istituzionale attuale, con l'organizzazione della regione in cinque territori, nella consapevolezza che il processo istituzionale avviato con la tripartizione dovesse andare finalmente compiuto, risolvendo le tante questioni che in venti anni sono rimaste insolute. Di fronte alla decisione del Governo di procedere comunque all'accorpamento, per la quale esprimiamo il nostro rammarico, abbiamo difeso con ogni mezzo l'unica possibile soluzione di buonsenso, equilibrio e rispetto della storia e dell'identità dei territori, con la ricostituzione della vecchia provincia di Catanzaro". "Una battaglia - sostiene ancora la Presidente della Provincia di Catanzaro - che ha visto uniti tutti i rappresentanti politici catanzaresi, a partire dal Consiglio provinciale, che ringrazio, senza dimenticare la forte presa di posizione del sindaco Abramo e dell'amministrazione comunale del capoluogo, con gli interventi della deputazione parlamentare, da Mario Tassone a Giancarlo Pittelli, da Michele Traversa a Doris Lo Moro, da Pino Galati a Vincenzo Speziali, con l'impegno dei rappresentanti regionali, da Mimmo Tallini a Piero Amato, ad Agazio Loiero". "Da presidente dell'Upi regionale - dice ancora Wanda Ferro - io stessa ho scritto più volte al premier Mario Monti ed al ministro Patroni Griffi, rimarcando l'inadeguatezza di un'ipotesi che, accorpando il territorio di Crotone a quello di Cosenza, avrebbe inciso negativamente sugli assetti territoriali, schiacciando l'area centrale della Calabria tra due maxi-territori e creando campanilismi, divisioni e una pericolosa battaglia tra poveri". "Oggi - conclude - la decisione del Governo conferma la correttezza di questa posizione, e rappresenta una vittoria per l'intera classe politica catanzarese, che ha dimostrato di sapere difendere il proprio territorio non in uno spirito di difesa del campanile, ma in un'ottica di crescita complessiva dell'intera regione".

    "La decisione del Governo di cancellare le giunte delle Province nel decreto sul riordino è frutto di una visione autoritaria che lede gli organismi di democrazia locale. Una volta che si comprende l'importanza di queste istituzioni nel sistema di governo del Paese, e si assegnano funzioni determinanti per l'amministrazione dei territori, non ha senso cancellare le giunte che sono chiamate a sostenere proprio queste funzioni". Lo afferma Antonio Saitta, vicepresidente dell'Upi e presidente della Provincia di Torino relativamente al decreto di riordino delle Province approvato oggi dal governo. "Sarebbe come dire che il Paese non ha bisogno di un Consiglio dei Ministri, che non servono le Giunte regionali o quelle comunali", spiega Saitta, che aggiunge: "chiediamo al garante della Costituzione, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che venga garantito anche alle Province il rispetto dovuto a tutti gli organi dello Stato". "Siamo stati i primi a proporre e lavorare per la riduzione del nostro numero, ma dal Governo oggi - rileva ancora Saitta - é arrivata l'ennesima umiliazione, nel metodo e nel merito. Il Consiglio dei Ministri ha compiuto la scelta di abolire le Giunte senza nemmeno informarci, senza tenere conto delle specificità dei territori. Le forze politiche intervengano in Parlamento a correggere questo errore, difendano gli organismi democratici delle istituzioni. D'altronde - continua Saitta - anche la scelta di volere cancellare l'elezione da parte dei cittadini degli organi di governo delle Province risponde alla stessa impostazione autoritaria e a nessuna altra logica, visto che non produce alcun risparmio se non la riduzione di spazi della democrazia. E' piuttosto un ritorno alla Prima Repubblica, quando gli enti erano governati secondo logiche spartitorie delle forze politiche". Quanto al riordino, conclude Saitta, "é una riforma che si é mossa a partire dalle Province e che il Governo ha portato a termine con celerità, ma che non può certo ritenersi conclusa. Ci aspettiamo che lo stesso impegno e la stessa determinazione siano usati dal Governo per portare a compimento la vera riforma della pubblica amministrazione, accorpando e unificando i troppi, uffici periferici dello Stato sui territori che sono fonte di inutile burocrazia e che hanno un costo ingiustificato nel bilancio del Paese".

    "Avendo il Governo ritenuto di non poter mantenere l'attuale distribuzione delle Province in Calabria, la nascita della nuova Provincia di Catanzaro-Vibo Valentia-Crotone risponde, come area vasta, alle esigenze di rendere funzionale il nuovo ente nel garantire i servizi ai cittadini". Lo afferma, in una dichiarazione, il deputato dell'Udc Mario Tassone. "Ritengo - aggiunge - che la valutazione dell'esecutivo, nel momento in cui ha ritenuto di procedere agli accorpamenti, fosse la più giusta e la più opportuna".

    "Ha prevalso il buon senso. La decisione del Consiglio dei Ministri rende giustizia alla battaglia che, come città capoluogo, abbiamo condotto per realizzare un assetto istituzionale equilibrato nella nostra regione". E' quanto afferma, in una nota, il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, dopo avere appreso la notizia della ricostituzione della vecchia provincia con la presenza dei territori di Crotone e Vibo Valentia. "La ricostituzione dell'antica Provincia di Catanzaro - prosegue - rappresenta la soluzione più ragionevole per unire, nello spirito voluto dalla legge 'Salva Italia', territori tra loro omogenei sia per posizione geografica che per elementi comuni di natura culturale, economica e storica". "Ringrazio il ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi, il sottosegretario Antonio Catricalà, i parlamentari, i consiglieri ed assessori regionali, il Consiglio comunale e provinciale - dice ancora Abramo - per avere accolto il mio appello alla mobilitazione. Tutti insieme abbiamo dimostrato come l'unità rappresenti un valore vincente. Solo attraverso questa via si possono raggiungere risultati positivi. Il capoluogo, dunque, apre le sue braccia alle città consorelle di Crotone e Vibo che avranno pari dignità e contribuiranno insieme a noi allo sviluppo dell'area centrale della Calabria".

    "Il decreto legge varato oggi dal Consiglio dei Ministri consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. E' un percorso che come Upi abbiamo contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realtà socio economiche delle comunità". Lo dichiara il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione. "Le nuove Province non dovranno essere una banale riscrittura geografica dei confini - avverte Castiglione - ma istituzioni chiamate ad esercitare funzioni determinati, capaci di tenere insieme in maniera unitaria comunità,tessuto sociale, economico e produttivo, spesso estremamente differenziato". Per questo l'Upi, ricorda, "aveva chiesto al Governo di rispettare alcune delle deroghe che erano emerse dalle proposte dei Consigli delle Autonomie Locali, laddove queste fossero state equilibrate, ragionevolmente motivate e tali da rispecchiare la volontà dei territori. Riteniamo poi - aggiunge il presidente dell'Upi - che sia sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perché il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si può immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l'altro con scadenze strettissime. Ci sarà da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura. Per questo chiederemo al Parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria". "Adesso - conclude Castiglione - ci aspettiamo che i ministri Patroni Griffi e Cancellieri si facciano carico, come ci avevano assicurato, di promuovere un incontro tra l'Upi, il presidente del Consiglio Monti e il ministro dell'Economia Grilli, per intervenire immediatamente ad alleggerire i tagli sulle Province, altrimenti questo riordino rischierà di produrre forti elementi di crisi sui territori".

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