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    Dimezzate le Province, passano da 86 a 44

     

     

    Dimezzate le Province, passano da 86 a 44, Consiglieri passano da 4000 a 2700

    01 ott 12 Le proposte che stanno maturando nelle Regioni dovrebbero portare ad un riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44, a cui si aggiungono le 10 Città metropolitane, previste dalla legge. Si concluderà questa settimana la prima fase del processo di riordino delle Province. Entro il 3 ottobre, i Consigli delle Autonomie Locali voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo.

    Consiglieri passano da 4000 a 2700. I consiglieri provinciali sono passati da circa 4000 nel 2010 a 2.700. Gli assessori, dai 1.700 circa dello stesso anno, sono oggi 773. Lo ha detto il presidente dell'Upi, l'Unione delle Province d'Italia, Giuseppe Castiglione. "Le Province - ha aggiunto - hanno avviato un percorso virtuoso di tagli sia rispetto al numero di assessori e consiglieri che in quanto agli emolumenti dei politici. Aspettiamo di vedere cosa deciderà nel prossimo Cdm il Governo Monti sui costi della politica locale". "A questo - ha proseguito Castiglione - si aggiunge il riordino che è stato avviato a seguito della proposta avanzata dall'Unione delle Province italiane, che porterà a ridurre le amministrazioni provinciali in modo da assicurare a queste istituzioni una dimensione territoriale tale da potere esercitare al meglio le funzioni di area vasta che la Costituzione assegna loro". Secondo il presidente dell'Upi, quindi, i dati circolati nelle ultime ore si "riferiscono a fatti degli anni passati", a problemi "già risolti".

    La situazione. Le Province in Emilia Romagna scendono da 9 a 4 mentre nelle Marche passano da 5 a 4, con una feroce spaccatura interna. In Liguria le Province da 4 diventano 2, il Veneto vuole mantenere tutte le attuali 6 amministrazioni Provinciali mentre l'Abruzzo ha già deciso che si passerà da 4 a 2 Province. Vedono la luce oggi le prime proposte che dovrebbero portare ad un riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44, a cui si aggiungono le 10 Città metropolitane, come previsto dal decreto di riordino voluto dal Governo Monti. L'intera fase del processo di riordino delle Province si concluderà questa settimana. Entro il 3 ottobre, infatti, i Consigli delle Autonomie Locali (Cal) o, dove non siano presenti, le Conferenze permanenti delle autonomie, voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo. "Il processo di riordino delle Province e delle Città metropolitane - spiega il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione - è ormai avviato, nonostante, come ovvio, le difficoltà e le resistenze che sono emerse nei territori. E' un percorso virtuoso, che le Unioni Regionali delle Province stanno sostenendo con forza, cercando sempre la massima collaborazione con le Regioni e i Comuni dei territori. Siamo convinti che da questo processo si svilupperà un nuovo modello di amministrazione locale e statale più snello in grado di sostenere il rilancio del Paese e l'uscita dalla crisi". In alcune Regioni la situazione si è definita già oggi. Questo il quadro:

    IN EMILIA ROMAGNA
    Le Province scendono da 9 a 4, più la Città metropolitana di Bologna: lo ha deciso oggi il Comitato delle Autonomie Locali. Oltre a Bologna, in Emilia nascono la 'Provincia di Piacenza e Parma' e quella di 'Reggio Emilia e Modena'; rimane la Provincia di Ferrara; Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna formano la 'Provincia di Romagna'. Una cabina di regia Regione-Enti locali vaglierà le funzioni.

    IN VENETO
    La Conferenza permanente della Regione e delle Autonomie locali, che si è riunita a Palazzo Balbi per discutere il riordino istituzionale, ha deciso per il mantenimento delle sei Province alle quali si aggiunge la città metropolitana di Venezia. Nello specifico la proposta della Conferenza prevede il mantenimento come determinato dalla legge delle Province di Verona e Vicenza e la Provincia di Venezia diviene città metropolitana. La Provincia di Belluno viene confermata in ragione della specificità riconosciuta dallo Statuto del Veneto; la Provincia di Treviso viene mantenuta grazie all'annessione del comune di Scorzé che permette il raggiungimento dei requisiti minimi previsti dalla legge; la Provincia di Rovigo viene fatta salva in ragione della peculiarità territoriale del polesine e in aderenza alle istanze provenienti dal territorio; la Provincia di Padova viene confermata per le caratteristiche peculiari della realtà territoriale. "La decisione di oggi deriva dalla consapevolezza che i tempi che il governo ci ha dato per discutere di un tema delicato e complesso come quello della riorganizzazione del territorio sono troppo stretti", ha commentato l'assessore regionale al Bilancio, Roberto Ciambetti.

    IN LIGURIA
    l'ipotesi votata prevede la riduzione delle Province dalle attuali 4 a 2 più la Città metropolitana di Genova. Le nuove Province della Liguria sarebbero dunque: Savona-Imperia e La Spezia.

    MARCHE
    Il 'terremoto' della revisione delle circoscrizioni provinciali ha spaccato in modo bipartisan il Consiglio delle autonomie locali, che oggi ha approvato un documento a favore della riduzione da 5 province a 4. Il presidente del Cal Fabrizio Giuliani si è astenuto e poi ha rimesso il proprio mandato, per non essere riuscito, così ha detto, "a fare sintesi". Le nuove Province delle Marche sarebbero dunque: Ancona; Pesaro-Urbino; Macerata; AscoliPiceno-Fermo.

    IN ABRUZZO
    Il Cal ha già approvato la proposta di riordino il 26 settembre scorso. L'ipotesi prevede la riduzione delle Province dalle attuali 4 a 2 Le nuove Province dell'Abruzzo sarebbero dunque: L'Aquila-Teramo e Pescara-Chieti.

    Domani sono attese le votazioni dei Cal di: Lombardia, Toscana, Campania, Umbria, Lazio. Il 3 ottobre sarà il turno del Cal Piemonte.

    Le Regioni Molise, Calabria, Puglia e Basilicata non hanno istituito il Cal. Pertanto in queste Regioni il dibattito si sta svolgendo nelle Conferenze delle Autonomie locali. Qualora le Conferenze delle autonomie non si pronunciassero entro il 3 ottobre, sarebbero le Regioni a dovere configurare ipotesi di riordino. Se neanche le Regioni presentassero la proposta, sarebbe il Governo a definire il nuovo assetto delle Province, secondo quanto stabilito dalla legge 135/2012.

    Ance: Su Macroregioni scelta sia accurata. "Commentare proposte estemporanee sotto l'onda emotiva non fa parte del mio stile, vediamo cosa si pensa di fare di questo Paese". Così il sindaco di Reggio Emilia e presidente dell'Anci, Graziano Delrio, ha commentato la ipotesi di tre macroregioni italiane, rispondendo ai giornalisti a margine del Cal sul riordino delle Province in Emilia-Romagna. "Noi per adesso abbiamo messo punti fermi - ha rilevato - sul fatto che i Comuni piccoli facciano gestioni associate e sul fatto che le Province diventino enti di secondo grado. Sulle dimensioni regionali ci vuole una riflessione che sia più accurata. C'erano a suo tempo gli studi della Fondazione Agnelli che cercavano di dare un senso all'organizzazione regionale sulla base delle esigenze di una nazione moderna". Certo "questo federalismo basato sul regionalismo ha mostrato molti limiti (nel caso della nostra Regione no, ma in molti altri casi sì), quindi c'é bisogno di un ripensamento, evitando che il federalismo sia la riproposizione in chiave regionale dei difetti dello Stato accentratore". La direzione giusta, ha proseguito, "era ed è la Carta delle Autonomie però poi non ci si può lamentare se il Governo fa decreti quando la Carta delle Autonomie sta ferma due anni in Parlamento". E la sede giusta è "la Conferenza unificata Stato-Regioni-Enti locali, i tavoli inter-istituzionali: questo andrebbe fatto, ma purtroppo non credo che ci sarà il tempo".

    Scopelliti: Soluzione non sono Macroregioni. "Le Regioni sono nate proprio perché lo Stato centrale ha fallito e la Calabria ne è un esempio: sono stati fatti danni notevoli ai territori. Non credo quindi che l'alternativa sia l'accentramento in tre macroregioni. Dimezzare le Regioni è un passaggio necessario e forse utile; é inutile, infatti, avere Regioni troppo piccole ma è sbagliato pensare ad un loro stravolgimento". Così si è espresso Giuseppe Scopelliti, governatore della Regione Calabria, intervenendo alla trasmissione in onda su Gr Parlamento Rai '60 minuti'. "Dobbiamo recuperare - ha sottolineato Scopelliti - le buone pratiche e mettere insieme le azioni virtuose. In Calabria la mia amministrazione ha dimezzato il disavanzo della sanità ed eliminato vicende delicate che per anni hanno rappresentato un cancro nei nostri territori. Queste azioni vanno incentivate e portate anche nelle Regioni a statuto speciale. Per quanto riguarda poi le società partecipate - ha proseguito rispondendo ad una domanda - la Regione Calabria è uscita da quasi tutte; abbiamo azzerato i rapporti, tranne che con pochissime. E stiamo lavorando all'azzeramento e alla riconversione di enti 'super regionali' che costituiscono uno sperpero enorme (società gestione acque, enti di bonifica ecc. che non sono diventati un braccio operativo della Regione)". Per il governatore "non credo che tagliando gli emolumenti risparmiamo decine di milioni di euro, anche se è un taglio giusto. Il tema vero è come recuperare la capacità delle Regioni di spendere per il bene comune, per la crescita dei territori. Questo è vero e grande dibattito, al di là dei tagli di Province e della creazione delle macroregioni"

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