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    Il 6 e 7 maggio oltre 1000 comuni al voto

     

     

    Il 6 e 7 maggio oltre 1000 comuni al voto

    11 mar 12 E' iniziato il conto alla rovescia in vista delle elezioni amministrative che il Governo Monti ha fissato per il 6 e il 7 maggio con l'eventuale turno di ballottaggio il 20 e il 21 maggio. La prima scadenza è quella del 22 marzo, 45mo giorno antecedente quello della votazione, giorno nel quale i sindaci pubblicheranno il manifesto di convocazione dei comizi elettorali con cui viene dato avviso agli elettori della data del primo turno di votazione e del turno di ballottaggio. A partire dallo stesso giorno la comunicazione politica radiotelevisiva dovrà svolgersi in tribune politiche, dibattiti, tavole rotonde che consentano il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in competizione; inoltre, fino alla chiusura delle operazioni di votazione, in qualunque trasmissione televisiva, sarà vietato fornire indicazioni di voto o manifestare le proprie preferenze di voto. Anche le amministrazioni pubbliche non potranno svolgere attività di comunicazione, ad eccezione di quelle impersonali e indispensabili per svolgere le proprie funzioni. Un'altra data importante è quella del 27 marzo, giorno entro il quale gli elettori di un altro Paese dell'Unione europea, residenti in Italia e che intendono esercitare il diritto di elettorato attivo, devono presentare presso il comune di residenza - ove non l'abbiano già fatto in quello o in altro comune italiano - domanda di iscrizione nell'apposita lista elettorale. Questa operazione deve avvenire entro il quinto giorno successivo a quello dell'affissione del manifesto di convocazione dei comizi elettorali e dunque entro il 27 marzo. Per evitare l'apertura degli uffici comunali nei giorni di Pasqua e Pasquetta, inoltre, il Consiglio dei ministri, che si è riunito il 24 febbraio scorso, ha stabilito che la presentazione delle liste avvenga in anticipo, dalle ore 8 del 34/mo giorno alle ore 12 del 33/mo giorno antecedenti la data di votazione. Dunque la data per la presentazione della candidature alla carica di sindaco e delle liste di candidati alla carica di consigliere comunale è il 2 e il 3 aprile. Ai comuni interessati al voto, infine, saranno applicate le nuove norme in materia di contenimento delle spese degli enti locali che prevedono la riduzione di circa il 20% del numero di consiglieri e degli assessori comunali. Con queste elezioni, poi, si applicherà un'ulteriore riduzione per i comuni fino a 10.000 abitanti secondo la legge 148/2011. Da questo rinnovo di primavera, inoltre, nei comuni fino a 1.000 abitanti non ci sarà più la figura dell'assessore comunale e le competenze della Giunta saranno attribuite al sindaco. Il vicesindaco sarà nominato fra i consiglieri. Saranno oltre nove milioni gli elettori e 1024 i comuni chiamati ad eleggere il sindaco e l'amministrazione comunale, almeno secondo l'ultima rilevazione, di cui 177 hanno più di 15 mila abitanti, 847 sono quelli che ne hanno meno. I Comuni capoluogo chiamati al rinnovo sono 28: Alessandria, Asti, Cuneo, Como, Monza, Belluno, Verona, Gorizia, Genova, La Spezia, Parma, Piacenza, Lucca, Pistoia, Frosinone, Rieti, L'Aquila, Isernia, Brindisi, Lecce, Taranto, Trani, Catanzaro, Agrigento, Palermo, Trapani, Oristano, Lanusei. Non si terranno invece - per effetto delle decisioni che riguardano le Province, contenute dal decreto Salva Italia - le elezioni provinciali nelle Province che avrebbero dovuto rinnovare gli organi amministrativi, ovvero a Como, Belluno, Vicenza, Genova, La Spezia e Ancona. Nei giorni scorsi, l'Assemblea regionale siciliana ha approvato una norma che prevede il commissariamento, fino al 31 marzo del 2013, delle Province di Ragusa e Caltanissetta, che avrebbero dovuto anche esse rinnovare i propri organi. Con il provvedimento, frutto di un accordo politico tra maggioranza e opposizione, la Sicilia si è dunque allineata al resto del Paese, come previsto dalla normativa nazionale. Ieri sera infine, il presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Ugo Cappellacci, ha firmato un decreto col quale fissa la data dei 10 referendum popolari al 6 maggio, in contemporanea con le elezioni amministrative. Uno dei quesiti referendari prevede proprio l'abolizione delle Province.

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