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    Ass. Trematerra "Indifendibile status quo Comunità Montane"

     

     

    Ass. Trematerra "Indifendibile status quo Comunità Montane"

    02 mar 12 "All'onorevole Pasquale Tripodi, che mi accusa di aver cambiato idea sulle comunità montane, potrei rispondere che sbaglia". Lo afferma, in una nota, l'assessore regionale all'Agricoltura, Michele Trematerra. "Se rileggesse il mio intervento del 2008, infatti - aggiunge - si accorgerebbe che la proposta di un'unica Comunità montana che allora avanzai non è molto distante dalla proposta della Giunta regionale che individua un'unica Azienda per la forestazione e per le politiche della montagna. Ho troppo rispetto sia dell'argomento in discussione che delle opinioni dei consiglieri regionali e per questo colgo l'occasione che l'onorevole Tripodi mi offre non per chiamare alle proprie responsabilità chi ha governato la Regione nei decenni precedenti, ma per spiegare qual è la filosofia alla base della riforma che la Giunta regionale intende realizzare per riorganizzare il settore attraverso politiche per la montagna innovative rispetto a quelle non più economicamente sostenibili del passato e, insieme, valorizzare, nel nuovo corso che intendiamo avviare assieme a tutti i soggetti che hanno titolo e ruolo nelle politiche per il rilancio delle enormi potenzialità dell'entroterra calabrese, quanto di buono è stato fatto finora. Oggi come mai la Calabria e le sue più qualificate rappresentanze non possono più volgere le spalle al futuro o ritenere che nonostante i capovolgimenti epocali in corso, niente sia cambiato e che si possa andare avanti come prima. Sulla nostra impostazione, l'Assessorato che dirigo e la Giunta regionale sono aperte ad ogni confronto e ad ogni sollecitazione positiva". "Con il disegno di legge sulla forestazione e le politiche della montagna, che prende le mosse da un buco economico gigantesco non più tollerabile per le nostre finanze soprattutto in questa congiuntura recessiva e di tagli ai trasferimenti dello Stato - dice ancora Trematerra - si intendono azzerare, vista anche la legislazione nazionale, le deficitarie Comunità montane calabresi. L'esigenza di una riforma strutturale degli Enti subregionali è, per fortuna, avvertita e da tempo non soltanto dal Governo regionale, ma dalla maggior parte delle forze politiche riformiste e da un non più eludibile sentire comune, anche perché su questioni del genere soltanto posizioni anacronistiche possono attardarsi a difendere uno status quo che fa acqua da tutte le parti. Pertanto, in questa rinnovata ottica politica ed amministrativa, si è convenuto che l'Afor diventerà un'Azienda di diritto pubblico economico e, in quanto tale, sarà obbligata al pareggio del bilancio. Se ora c'é chi intende contrastare la riforma, liberissimo di farlo, ma sappia che ci sono pochi spazi di manovra. Nel senso che i calabresi sanno bene che alcuni argomenti sono un mero pretesto per tutelare interessi di parte o corporativi non più compatibili né economicamente, né con le prospettive del settore. E che proprio queste resistente al cambiamento sono l'emblema di un immobilismo e di un'autoreferenzialità che, mentre non aiuta la Calabria a svoltare, fomenta l'ondata di populismo ed antipolitica. Dentro questa elaborazione, dunque, l'Afor, un Ente con 5.500 dipendenti che costa ai calabresi quasi 170 milioni di euro, dovrà assorbire anche i 400 dipendenti delle venti Comunità montane (che solo per le retribuzioni dei dipendenti gravano per circa 16 milioni di euro). La trasformazione che intendiamo inverare, prevede subito un taglio delle rappresentanze politiche delle Comunità montane. Si tratta di un taglio netto ai costi della politica, al di là di tante demagogiche prolusioni: non avremo più i consiglieri, gli assessori ed i presidenti delle Comunità montane. E qui sfido chiunque, se si vuole essere leali, a sostenere pubblicamente che i calabresi difendono la sussistenza di questi apparati e che, di conseguenza, la riforma non si ha da fare. Sul piano squisitamente operativo, intendiamo procedere con la messa in liquidazione degli stessi, che nella fase transitoria verranno gestite da un commissario per ogni provincia, scelto fra i dipendenti della Regione, a titolo non oneroso e con l'obbligo di completare la missione in sei mesi". "Ci sono altre due problematiche - afferma ancora Trematerra - su cui noto che si predilige attardarsi, forse ritenendo che la Giunta regionale le abbia sottovalutate. La riforma prevede l'istituzione dei Distretti territoriali e dei Presidi nelle zone montane. Sul secondo, sempre nella logica del confronto con le forze sociali che per me è imprescindibile, prevediamo che il personale delle Comunità montane soppresse sia assorbito con il contratto di lavoro di provenienza in un ruolo speciale ad esaurimento. Qui è chiaro che nessun diritto aquisito sarà mai attaccato, benché si preveda, giocoforza visto che dobbiamo razionalizzare risorse e mezzi, che i dipendenti che andranno in pensione non potranno essere sostituiti con l'applicazione dello stesso contratto. L'Azienda per la forestazione e le politiche della montagna non avrà uno stuolo di consiglieri d'amministrazione su cui far continuare il gioco a perdere delle scelte per appartenenza e scaricando i costi della politica su enti che debbono iniziare a muoversi facendo esclusivamente gli interessi generali. Quindi, la nuova Azienda avrà un solo direttore generale, che percepirà 4.000 euro mensili di indennità e sarà affiancato da un Comitato tecnico di indirizzo e dal Collegio dei sindaci. Lo staff insediato dovrà avere come impulso esclusivo l'elaborazione tecnica e scientifica sulle singole materie di competenza. La nuova Afor avrà autonomia imprenditoriale, patrimoniale e finanziaria e potrà godere delle risorse comunitarie, statali e regionali".

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