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    Magarò smorza polemiche "Pago di tasca mia i gadget su legalità"

     

     

    Magarò smorza polemiche "Pago di tasca mia i gadget su legalità"

    31 mag 12 "Apprendo delle battagliere esternazioni dei vertici regionali di Sel, movimento che seguo con interesse, con particolare riguardo alla capacità di innovare linguaggi, prassi e stili della politica fin qui messa in scena da Vendola. Localmente però - è triste registrarlo - si resta con l'amaro in bocca". Lo afferma in una nota Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la 'ndrangheta della Calabria. ''Mi riferisco - aggiunge - alle affermazioni del segretario regionale ('si sciolga la commissione regionale antimafia se si continua in questo modò) e in particolare al collega Ferdinando Aiello che di quella commissione fa parte e dalla quale ha minacciato di dimettersi. Faccio sfilare o - se si preferisce lo stile militare - marciare qualche numero. La Commissione che presiedo si è riunita 19 volte, a 13 delle quali il collega Aiello non ha partecipato, presente in 6 sole occasioni dedicate alle audizioni. Nessun contributo alla proposta o all'elaborazione di una proposta di legge. Salvo approvarle in Consiglio e, per fortuna, almeno questo, all'unanimità. Dunque il collega Aiello dovrebbe essere al corrente delle 'azioni concrete' quali: la legge regionale n.3 del 7 marzo 2011 (sostegno alle imprese vittime di reati di 'ndrangheta), la numero 5 (agevolazioni a favore dei testimoni di giustizia e loro famiglie), la numero 7 (sostegno ai Comuni e alle associazioni per lo start up dell'imprenditoria legata ai beni confiscati, legge che stiamo riformulando dopo le osservazioni della Consulta), la numero 39 del 4 novembre 2011 (tracciabilità informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza) e altre su cui non mi dilungo per ovvi motivi di spazio". "Interessante - prosegue Magarò - anche il confronto con la passata consiliatura (quando si chiamava antimafia, oggi - le parole sono importanti - si tratta di una commissione antindrangheta), che, tra il 2008 ed il 2010, sotto la presidenza di un suo ex compagno di partito si è riunita 8 volte senza produrre alcun provvedimento legislativo. Come mai tanta enfasi sui cosiddetti 'giocattoli di Magaro''? Perché mai tanto fango facile su alcune iniziative educative, indirizzate ai più giovani? Come se sulle questioni legate al malaffare e alla criminalità bastasse prendere un'aria seria e compunta. Il discredito invece serve a isolare ed è ragionevole temerlo (forse più degli otto colpi di pistola indirizzati al portone del mio ufficio qualche tempo fa). Concludo rapidamente: non è la prima volta che dono ai ragazzi, agli amici e anche ai colleghi consiglieri regionali, un pensierino, un oggetto che racchiuda un pensiero, un breve ragionamento. Forse le agende in pelle e altri gadget dal tono più sobrio daranno meno nell'occhio, ma vorrei dire una volta per tutte (c'é un limite alla mitezza del mio carattere) che non si tratta dell'attività istituzionale della Commissione che presiedo e che quei giocattoli li pago di tasca mia". "Quella antindrangheta - evidenzia - non è una commissione parlamentare e le leve non sono molte: disegni di legge, mozioni, incontri pubblici, attività educative e preventive, diffusione delle buone pratiche, ideazione di strumenti di premialità per chi merita, per chi non sta zitto. In fondo non sono nemmeno poche. E i paccheri di pasta ("dai un pacchero alla 'ndrangheta'' dello scorso anno), le pastiglie anti-ndranghetina, i palloni di cuoio con su scritto "dai un calcio al pizzo", gli orologi da parete su pvc (questi ultimi nel numero di 20, per 200 euro complessivi, giusto per intenderci), sono spese alla portata delle tasche di un consigliere regionale. Ecco in quale contesto situare quell'orologio bianco, l'ultimo della "parata" anche se invisibile a chi è obnubilato dal torpore o dal pregiudizio, macchiato da una goccia di sangue alle 17 e 58 per ricordare la strage di Capaci. Uno dei tre oggetti (insieme agli equivalenti per Campo Calabro e via D'Amelio), pensati dagli studenti del laboratorio di comunicazione sociale dell'Unical. Di una pulizia formale e di un rigore logico poco diffusi nei cortili di una politica che stenta a cambiare nonostante la crescente disaffezione e i tornado che vi si abbattono ogni giorno".

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