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    Chizzoniti presenta nuova richiesta avocazione contro Rappoccio

     

     

    Chizzoniti presenta nuova richiesta avocazione contro Rappoccio

    23 mag 12 L'ex Presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria Aurelio Chizzoniti in ordine alla battaglia giudiziaria ingaggiata, di primo dei non eletti della lista "Insieme per la Calabria" nei confronti del Consigliere Regionale Antonio Rappoccio, nel corso di una conferenza stampa, ha comunicato di aver presentato lunedì 21 maggio un'altra richiesta di avocazione delle indagini alla Procura Generale presso la Corte di Appello reggina. Chizzoniti ha eccepito che "restano non perseguiti i reati mezzo attraverso i quali Rappoccio e ben 17 correi hanno consumato il reato fine della corruttela elettorale evocando chiaramente l'omessa contestazione dell'associazione per delinquere, millantato credito e truffa pluriaggravata". L'uomo politico reggino ha sottolineato che "la Procura della Repubblica continua a bizantineggiare" per cui rivolto alla Procura Generale, già investita nell'aprile scorso di altra analoga richiesta allo stato non decisa, evidenzia come "nella specie si impone l'esercizio del potere di avocazione che discende dall'ineludibile dovere di vigilanza gerarchica sulla tempestività e completezza dell'attività svolta dai Procuratori della Repubblica". Marcando altresì come siano le stesse carte prodotte e depositate a "scandire continue, oggettive ed incontestabili disfunzioni investigative da parte di una Procura divenuta incomprensibilmente alfiere di un paradosso investigativo". Sul punto Chizzoniti stigmatizza il modus operandi della Procura che dopo aver individuato "ben 17 correi di Rappoccio che approfittando del dramma della disoccupazione hanno attraverso cooperative società fittizie indotto ben 850 giovani disoccupati a partecipare ad una selezione truffa, la stessa "incespica clamorosamente tralasciando di contestare chiaramente a Rappoccio ed ai concorrenti dello stesso addirittura le scolastiche quanto fisiologiche aggravanti comuni e fra queste quella del numero delle persone e quella di aver promosso ed organizzato la cooperazione nei reati (art. 112 n. 1 e 2 c.p.)". In particolare Chizzoniti rammentando alla Procura diverse convergenti deposizioni accusatorie acquisite dalla Guardia di Finanza lamenta l'omessa contestazione dei reati di associazione per delinquere, truffa pluriaggravata e millantato credito. Pur avendo le numerose persone escusse accusato Rappoccio di aver millantato nei confronti della Magistratura persuadendo proprio uno degli accusatori a far presentare un'istanza di escarcerazione nei confronti del figlio detenuto promettendo che avrebbe parlato con i Giudici che invece hanno rigettato l'istanza. Altri accusatori hanno sottolineato la spavalderia di Rappoccio nel sostenere "di essere fratello di un Magistrato del CSM che aveva il potere di trasferire i Magistrati, confidando contemporaneamente di far parte assieme ad altri Magistrati della Massoneria". Millantando, incalza Chizzoniti, anche nei confronti dell'Anas, Provveditorato agli Studi, Afor e finanche nei confronti dell'Esercito Italiano mandando a Palermo alcuni giovani per partecipare con esito infelice ad una selezione per il servizio militare volontario. Rivelando anche in questi casi un evidente "traffico di influenze illecite e vendite di fumo fortemente graffianti il prestigio della Pubblica Amministrazione". Per ogni reato non contestato Chizzoniti indica con doviziosi particolari le conquiste probatorie inutilmente offerte alla Procura dalla Sezione di P.G. della Guardia di Finanza purtroppo disattese dalla inspiegabile benevolenza investigativa nei confronti di una compagine delinquenziale nel cui contesto emerge ulteriormente il subdolo ed infido ruolo della Sud Energia S.p.A. . Singolare ed inafferrabile società che pur senza disporre di macchinari, strutture industriali, capannoni, ecc. promette ben 200 posti di lavoro in piena campagna elettorale amministrativa ostentando un'inconfutabile collegamento sinergico con l'ormai nota Cooperativa Alicante che rappresenta la fonte genetica dell'intero disegno truffaldino, millantatore, associativo. La Sud Energia in un anno ha cambiato ben tre indirizzi ma risulta sempre domiciliata elusivamente ancora al primo indirizzo di Via San Francesco da Paola n. 51 di Reggio Calabria mentre, affonda Chizzoniti, neanche le contestuali dimissioni del collegio dei sindaci risalente al dicembre 2011 e mai sostituito nonostante i solleciti della Camera di Commercio hanno stimolato la doverosa curiosità investigativa della Procura. Chizzoniti conclude riferendo che "quanto accaduto riveste inopinata gravità e, oltre a costituire una palese violazione del principio dell'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale - quindi - dell'attività investigativa costituzionalmente protetta ex art. 112 della Carta Costituzionale, rappresenta un segnale preoccupante della disarmante povertà etica di una parte della Magistratura inquirente che il popolo vorrebbe non incline a compromessi"

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