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    Verranno tagliate le province di Crotone e Vibo, il quadro

     

     

    Verranno tagliate le province di Crotone e Vibo, il quadro

    20 lug 12 Sulla base dei criteri di riordino delle Province decisi dal Cdm, sarebbero 64 su 107 le Province da accorpare, di cui 50 in Regioni a Statuto ordinario e 14 in Regioni a statuto speciale. Le Province 'salve' sarebbero dunque 43 su 107 di cui: 10 metropolitane, 26 in Regioni a Statuto ordinario e 7 in Regioni a statuto speciale.

    Sulla base dei criteri di riordino delle Province approvati oggi dal Cdm, su dati Istat, si può dire che in Piemonte, su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria; via le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara. In Lombardia rimarrebbero Milano Brescia, Bergamo, Pavia mentre dovrebbero essere accorpate le attuali Province di Lecco, Lodi, Como, Monza Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese. Nel Veneto rimarrebbero in vita Venezia Verona e Vicenza. Accorpamento in vista per Rovigo, Belluno, Padova, Treviso. In Liguria su quattro Province attuali ne scompaiono due, Savona e Imperia; salve Genova e La Spezia. In Emilia Romagna sì a Bologna, Parma, Modena e Ferrara; accorpate Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e Piacenza. In Toscana, su 10 Province, si salverebbe solo Firenze (via Grosseto, Siena, Arezzo, Lucca, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Pisa e Livorno). In Umbria rimane solo Perugia, 'salta' Terni; nelle Marche sarebbero 'salve' Ancona Pesaro e Urbino, mentre non hanno i requisiti per sussistere Ascoli Piceno, Macerata e Fermo. Nel Lazio rimarrebbero Roma e Frosinone, ma dovrebbero essere accorpate Latina, Rieti e Viterbo. In Abruzzo non subirebbero accorpamenti L'Aquila e Chieti, in Molise rimarrebbe solo la provincia di Campobasso, in Campania salve Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, fuori solo Benevento. In Basilicata rimarrebbe in vita la Provincia di Potenza, esclusa invece quella di Matera; in Puglia su 6 Province se ne salvano solo 3: Bari, Foggia e Lecce, da accorpare Taranto, Brindisi e Barletta-Andria. Infine in Calabria, su 5 Province, si salavano Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro; da accorpare Crotone e Vibo Valentia. A queste sono da aggiungere le Province nelle Regioni speciali: in Sicilia su 9 ne rimarranno in vita solo 4: Palermo, Agrigento, Catania e Messina. La scure si abbatterà su Caltanisetta Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani. In Sardegna una debacle: rimarrà solo la Provincia di Cagliari. Verranno 'eliminate' le Province di Olbia Tempio, Medio, Ogliastra, Carbonia, Sassari, Nuoro, Oristano. Infine in Friuli, su 4 Province iniziali, due rimangono in vita, Trieste e Udine, due vengono tagliate o meglio accorpate: Pordenone e Gorizia.

    Un comitato provinciale, aperto al maggior numero di soggetti e che collabori con analoghi organismi già creati in altre province italiane, al fine di dare più forza alla protesta del territorio contro l'annunciata soppressione della Provincia. E' la proposta avanzata dal presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi a Benevento dove ha partecipato, nella sede di quell'Amministrazione provinciale, ad un incontro con i presidenti delle altre Province a rischio soppressione. "E' assolutamente indispensabile - ha affermato De Nisi - che la voce dei territori 'a rischio' si levi alta e forte per poter essere ascoltata a Roma. Nei giorni scorsi la politica vibonese si è mossa promuovendo un incontro aperto che ha registrato una grande partecipazione di esponenti istituzionali e amministratori locali. Per dare maggiore forza alla protesta occorre però che la politica non sia lasciata sola, anche perché in un momento in cui in Italia soffia forte il vento dell'antipolitica, la sua azione, se non viene validamente affiancata dalla società civile, rischia di essere inutile, se non addirittura controproducente. Occorre allora che si crei al più presto nel vibonese un ampio movimento che abbracci tutte le pieghe della nostra società. Credo che l'obiettivo sia alla portata, la nostra comunità nelle sue numerose sfaccettature, ha infatti ben compreso le gravi conseguenze che l'abolizione della Provincia comporterebbe per tutti noi sul piano dei servizi e dell'ordine pubblico. Il territorio vibonese farebbe cioé un grave passo indietro, tornerebbe a quando, colonia di Catanzaro (dunque periferia della periferia d'Italia) era sostanzialmente abbandonato, senza un'identità riconosciuta, con servizi sul territorio praticamente inesistenti ed uffici molto difficili da raggiungere"

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