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    Consiglio regionale su tagli Province: ricorrere a Consulta

     

     

    Consiglio regionale su tagli Province: ricorrere a Consulta

    17 lug 12 Sono iniziati a Reggio i lavori del Consiglio regionale straordinario con unico punto all'ordine del giorno: la discussione sulla soppressione delle Province di Vibo e Crotone prevista dal decreto sulla spending review. I lavori sono presieduti da Francesco Talarico ed è presente il governatore Giuseppe Scopelliti. Partecipano inoltre i due presidenti delle Provincia di Crotone e Vibo, Stanislao Zurlo e Francesco De Nisi assieme a numerosi amministratori dei comuni che rientrano nel territorio dei due enti.

    Conclusioni. Il Consiglio regionale della Calabria, a conclusione della discussione sulla soppressione delle Province di Vibo e Crotone prevista dal decreto sulla spending review, ha approvato, all'unanimità un ordine del giorno in cui si impegna la Giunta "nella denegata ipotesi in cui dovesse essere convertito in legge, il Decreto della spending review, ad impugnare dinanzi la Corte costituzionale l'art. 17 del Decreto, nella parte in cui si prevede l'accorparnento e/o la soppressione e/o la razionalizzazione delle province e delle loro funzioni". Al dibattito hanno partecipato anche i Presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali e i Sindaci. L'ordine del giorno, inoltre, impegna la Giunta a "valutare, in vista dell'udienza pubblica fissata per il 6 novembre dinanzi alla Corte costituzionale, l'opportunità di presentare un intervento di tipo adesivo-dipendente nei giudizi promossi dalle Regioni Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna sul decreto 'Salva Italia'". "Ribadiremo - ha sostenuto il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti intervenendo nel dibattito - la nostra posizione negativa rispetto al 'decreto' anche nella Conferenza Stato-Regioni con l'idea di fare ricorso alla Corte costituzionale. Da qui, dunque, una posizione netta e chiara: faremo quanto è in nostro potere per salvare le nostre Province"

    Ricorrere a Consulta. Il Consiglio regionale, a conclusione del dibattito sulla soppressione delle Province cui hanno partecipato consiglieri regionali, Presidenti di Provincia e di Consigli provinciali e Sindaci ha approvato all'unanimità, con il "coordinamento formale", un ordine del giorno in cui si impegna la Giunta "nella denegata ipotesi in cui, malgrado tutte le iniziative che saranno intraprese dalla Regione, dalle Province e dai Comuni interessati in difesa delle Province di Crotone e Vibo Valentia dovesse essere convertito in legge, il Decreto della 'spending review', ad impugnare dinanzi la Corte costituzionale con giudizio in via principale, l'art. 17 del Decreto, nella parte in cui si prevede l'accorparnento e/o la soppressione e/o la razionalizzazione delle province e delle loro funzioni". L'ordine del giorno, inoltre, impegna la Giunta a "valutare, in vista dell'udienza pubblica fissata per il prossimo 6 novembre dinanzi alla Corte costituzionale, l'opportunità di presentare un intervento di tipo adesivo-dipendente nei giudizi promossi dinanzi a quest'ultima dalle Regioni Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna sull'art. 23 del cosiddetto decreto 'Salva Italia'". Lo stesso ordine del giorno "impegna" il Presidente del Consiglio regionale a convocare l'Assemblea per l'elezione del Consiglio regionale delle Autonomie locali. Il provvedimento sarà trasmesso al Presidente del Consiglio Mario Monti. Tra le considerazioni contenute nel documento approvato dall'Assemblea e firmato, oltre che dal Presidente della Giunta Giuseppe Scopelliti, dai consiglieri Giovanni Emanuele Bilardi, Giuseppe Bova, Fausto Orsomarso, Vincenzo Antonio Ciconte, Alfonso Dattolo, Emilio De Masi, Sandro Principe, Giulio Serra, Nicola Adamo, la mancata "quantificazione delle risorse finanziarie derivanti dalla prospettata soppressione e razionalizzazione delle province e delle relative funzioni". Viene, inoltre, rilevato che "mentre il Governo Monti mostra di considerare il riordino del sistema delle Autonomie Locali materia di spending review, come è stato scientificamente dimostrato dall'Università Bocconi, i risparmi che ne deriverebbero sarebbero esigui e non attinenti ad un quadro di riforma del sistema delle autonomie locali". L'ordine del giorno riprende anche una valutazione del servizio Bilancio del Senato che ha rilevato nel Decreto governativo la possibilità di "profili onerosi di tipo straordinario in relazione al passaggio delle funzioni dalle province ai Comuni interessati". Nel documento, "viceversa" si afferma che "occorre profondere ogni convergente e razionale sforzo per rendere il sistema delle Autonomie Locali più efficiente e per migliorare la qualità dei servizi pubblici erogati ai cittadini in aderenza ai principi della Carta Costituzionale e dalle sollecitazioni pervenute dal Consiglio d'Europa" e che "i territori a rischio soppressione verrebbero privati di essenziali e decisivi presidi di democrazia, di sicurezza e di lavoro (Prefettura, Questura, Comandi provinciali di Carabinieri, Guardia di Finanza, Cfs, Vigili del Fuoco, Asp, Direzione provinciale del Lavoro, Uff. Scolastico Provinciale, Ragioneria provinciale dello Stato, Agenzie delle Entrate, Agenzia provinciale Poste Italiane, Motorizzazione Civile, PRA, Camera di Commercio, Uffici provinciali Inps ed Inail, Aci, Croce Rossa Italiana. Ordini e Collegi professionali, sezioni provinciali associative ed altro)". Il Consiglio regionale si riunirà il prossimo 23 luglio con all'ordine del giorno la discussione sul progetto di realizzazione della Centrale a carbone a Saline Ioniche.

    Scopelliti: Faremo il possibile. "Oggi abbiano dimostrato, come Consiglio regionale, una straordinaria sensibilità su una questione di estrema importanza per la Calabria". E' quanto ha affermato, tra l'altro, il presidente della Giunta regionale Giuseppe Scopelliti, concludendo il dibattito in Aula sulla proposta di soppressione di alcune Province, avanzata dal Governo Monti. "Se l'idea dello scioglimento di tutte le Province - ha aggiunto - poteva avere un senso oggi, quell'indicazione è notevolmente mutata ed è chiaro che ci si trovi dinanzi, anche da parte nostra, ad un mutamento di giudizio. Dal dibattito di oggi è emersa la consapevolezza di approfondire bene ogni aspetto, ogni utile documentazione, per capire bene come muoverci. Sia comunque chiaro che ribadiremo la nostra posizione negativa rispetto al 'decreto' anche nella Conferenza Stato-Regioni con l'idea di fare ricorso alla Corte costituzionale. Da qui, dunque, una posizione netta e chiara: faremo quanto è in nostro potere per salvare le nostre Province". Scopelliti, inoltre, ha espresso un parere positivo sulla parte del 'decreto' che pone limiti temporali per l'implementazione delle Città Metropolitane, "un grandissimo traguardo che ero riuscito ad ottenere per Reggio Calabria quando ero sindaco della città". Il Presidente della Regione, prima di concludere il proprio intervento, ha annunciato che "da oggi avvieremo ulteriori iniziative anche per fare il punto con i comuni con l'obiettivo di sciogliere quei nodi che impediscono il pieno dispiegarsi dei Fondi europei, la loro concreta spendibilità". Scopelliti, rispondendo ad una affermazione del capogruppo del Pd, Sandro Principe, che nel suo intervento aveva sollevato dubbi sulla positività dell'elezione diretta del Presidente della Regione, ha detto che "si tratta di un metodo che va difeso perché ha messo fine alle transumanze ed ai ribaltoni".

    Il dibattito. "Sopprimere le Province é operazione istituzionale difficile. Otto miliardi e mezzo di euro di risparmi? La cifra non spiega assolutamente che molto è costituito da spese fisse, per il personale, da contratti posti in essere, per cui il risparmio sarebbe veramente poco, se non, addirittura, un aggravio di spesa per nuovi uffici e spostamenti di personale. Senza contare la soppressione di prefetture, questure ed altri uffici periferici dello Stato". A dirlo è stato il presidente della Provincia di Crotone, Stano Zurlo, intervenendo al dibattito in Consiglio regionale sulla soppressione delle Provincie. Per il presidente della Provincia di Vibo, Francesco De Nisi, "l'art. 23 del decreto 'Salva Italia' aveva già affermato il taglio delle Province e le reazioni nostre erano state limitate, quasi inesistenti dinanzi al vento dell'antipolitica. Stavolta, invece, l'obiettivo è ben più limitato e si colpiscono Province come Vibo e Crotone in gravissimo stato di crisi economica. Subire la cancellazione delle Province sarebbe il colpo finale di scure che inginocchierebbe due città ed avrebbe gravi ripercussioni sulla Calabria intera". Peppino Vallone, sindaco di Crotone, ha evidenziato "l'assenza assoluta di logica istituzionale e di conformità costituzionale nel 'decreto Monti'. Oggi qui siamo tutti d'accordo, ed a Roma, la nostra deputazione parlamentare dovrà assumer un atteggiamento consono agli interessi della Calabria". Il consigliere regionale Salvatore Pacenza (Pdl) ha sostenuto che "oggi è partita un'azione confortante, ci siamo mossi tutti insieme, da diverse postazioni istituzionali, per fare fronte unico contro un provvedimento, quello del Governo, inaccettabile". L'assessore regionale Pugliano, ha parlato di "soppressione di importanti servizi civili per il territorio e per questo dobbiamo gridare di più contro i pericoli di frantumazione sociale". Per Alfonso Grillo (Scopelliti presidente) "emergono nel decreto segni evidenti di incostituzionalità, soprattutto per le materie contenute che stanno fuori dalla decretazione d'urgenza". Per Nazareno Salerno (Pdl) "occorre lavorare uniti anche su altri problemi e per evitare quel che appare uno scippo insopportabile". Per Giordano (Idv), "l'unica cosa del 'decreto' è che contiene i termini certo per l'istituzione della Città Metropolitana" e per Emilio De Masi (Idv) "occorre mettere in rilievo la vera iniquità delle politiche che sta compiendo questo Governo. Un Governo che riuscirebbe, addirittura a raggiungere obiettivi che neanche la Lega era riuscita ad immaginare". Per Sandro Principe (Pd), "é cambiata la cultura istituzionale: l'orizzontalità istituzionale, e quindi la partecipazione dei cittadini alla costruzione delle decisioni, si è passati alle decisioni verticali".

    Principe: Necessario fare riforme fondamentali. - Il capo gruppo del Pd alla Regione, Sandro Principe, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo all'ordine del giorno unitario sulla questione delle Province, ha tenuto ad evidenziare, è scritto in una nota, "che esso dovrebbe essere accompagnato da altri coraggiosi ed importanti provvedimenti che riguardino le riforme istituzionali e la riforma elettorale". "Non può avere alcun significato, infatti - prosegue la nota - eliminare alcune Province, penalizzando, così, i territori più deboli, senza porsi il problema se l'Ente Provincia (quindi tutte le Province), debba sopravvivere. Nel corso del suo intervento il Presidente del gruppo dei democratici ha tenuto a sottolineare che sul decreto spending review il Governo porrà la questione di fiducia togliendo, così, ai parlamentari calabresi la possibilità di opporsi". "Oggi - ha affermato, tra l'altro, Principe - si vuole dare poco spazio alle rappresentanze che costituiscono una rete sul territorio, preferendo seguire il principio della verticalità secondo il quale tutti i territori a tutti livelli non contano nulla. Solo battendoci contro la cultura della verticalità, quindi, ed a favore del ritorno della cultura della orizzontalità, gli enti locali potranno dimostrare di esistere. Oltre all'ordine del giorno, pertanto, il Consiglio deve produrre, ai sensi dell'art.16 dello Statuto, proposte legislative e di riforma importanti volte ad ottenere la riduzione del numero dei parlamentari e il cambiamento della legge elettorale esistente, che non prevede la possibilità per il cittadino di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento". Dopo aver evidenziato come anche le Regioni oggi siano "accentratrici, perché la legge che consente l'elezione diretta del presidente, attribuendogli grandi poteri, fa in modo che la Regione si comporti come una sorta di piccolo stato hag, un surrogato, cioé, dello stato accentratore, favorendo, a sua volta, la cultura della verticalità a discapito di quella della orizzontalità, che ha fatto, a suo tempo, grande il Paese". "Mi auguro - ha concluso Sandro Principe - che si facciano in fretta le riforme fondamentali che consegnino ai nuovi eletti una Regione più snella; una Regione diversa, leggera che rispetti i principi che ne hanno determinato l'inserimento nella Carta Fondamentale della Repubblica; una Regione, cioé, che si limiti a legiferare, programmare, a dare indirizzi e che eserciti il potere di controllo, trasferendo le funzioni gestionali, gli uomini, i mezzi e le risorse finanziarie per esercitarle al sistema delle autonomie. Questo principio è contenuto nello statuto della Regione all'art.46 comma 8. Basta attuarlo. Così come, attuando lo statuto, in questo caso articolo 16, è possibile presentare al Parlamento proposte di legge di riforma attinenti la articolazione, il ruolo, i compiti e le funzioni dei vari enti locali, nonché, per come si diceva, per cambiare la scandalosa legge elettorale vigente".

    Relazione Dattolo: "Il mio intervento di oggi, non vuole essere l'appello di un amministratore che cerca di mettere in atto l'ultimo strenuo tentativo per salvare la sua provincia d'appartenenza. La mia è una battaglia per la Costituzione, per la difesa della verità e per invocare dal Governo pari trattamento. La soppressione delle Province, è una modifica della Costituzione erroneamente inserita nella manovra di spending review". Lo ha sostenuto il consigliere Alfonso Dattolo (Udc) nella relazione introduttiva ai lavori del Consiglio regionale sulla soppressione delle Province di Vibo Valentia e Crotone prevista dal Decreto del Governo sulla Spending Review. "Essa - ha aggiunto - è soltanto il frutto di una campagna mediatica che ha preso di mira gli Enti intermedi, sulla base dell'idea, assolutamente errata che, dalla loro eliminazione deriverebbero miliardi di euro risparmiati all'anno. E' opportuno a tal proposito ricordare che, nella relazione tecnica allegata al decreto, non vi è una quantificazione del risparmio, e che quella precedentemente assunta, non trova unanimi pareri tra gli addetti ai lavori. Il servizio Bilancio del Senato, addirittura, mette in evidenza che si andrà incontro a spese straordinarie, dal momento in cui si concretizzerà il passaggio delle funzioni dalle Province ai Comuni. L'eliminazione stile battaglia navale di alcune Province va inquadrata per quello che è: solo una mossa per ottenere un po' di captatio benevolentiae dai cittadini. Un distrarre l'attenzione da aumenti e rincari, da nuove tasse, da una difficile riforma delle pensioni, e da tutta una serie di sacrifici che per quanto assolutamente necessari, stanno duramente colpendo le famiglie italiane. Un taglio che appare come un agnello sacrificale offerto alla stampa e all'uomo 'qualunque'. Tagli operati senza alcuna preventiva analisi sull'opportunità, sugli effetti concreti, sulle immense difficoltà operative che ne deriveranno. Nessuno ha fin qui seriamente pensato alle necessarie modifiche all'ordinamento dei tributi e a quello delle entrate locali. Nessuno ad oggi sa chi si accollerà i saldi del patto di stabilità a carico delle province soppresse. Il processo in atto viene fatto passare per irreversibile che si riveli utile o meno, la norma che intende riformare. Sapevamo che sarebbe stata necessaria una riforma costituzionale per un alleggerimento dello Stato e per un riordino burocratico, ma non immaginavamo che questo valeva per alcuni territori e per altri no. La giustificazione del perché ci sono Province che alla roulette russa si salvano non convince". "Non commenterò i criteri Ma trovo paradossale - ha sostenuto Dattolo - che un Governo che vuole riformare, lo faccia utilizzando due pesi e due misure. Da una parte elimina, dall'altra trova necessario un livello di governo intermedio tra comuni e regioni, si chiamino esse Province o Città Metropolitane. Parte delle funzioni delle Province saranno affidate ai Comuni. Le Regioni, invece, non avranno nulla. Ma tra Comuni e Regioni ritorna ad essere necessario un livello intermedio per funzioni di area vasta: la manutenzione delle strade, la tutela ambientale, la pianificazione del territorio. Ora queste funzioni saranno affidate a Province più grandi e a governarle potrebbe esserci un presidente, eletto solo tra i consiglieri comunali, il che gli farà avere un profilo tutt'altro che anonimo. Anche gli esempi europei prevedono enti intermedi. Questa modalità organizzativa della pubblica amministrazione è presente in Europa e lo è, in particolare, nei Paesi ai quali l'Italia dice di volersi ispirare: Germania , Francia, Gran Bretagna e Spagna. Mi dispiace constatare che, il Governo, insista nell'errore di ritenere che le funzioni provinciali possano essere attribuite ai Comuni. Basti pensare all'edilizia scolastica affidata ad un Comune qualunque del territorio italiano, virtuoso o disastrato che sia. Immaginare che la costruzione di una nuova scuola o l'adeguamento in materia sismica su scuole già esistenti, possa essere demandato a un sindaco solo, per chi come me, sindaco lo è stato, è assolutamente impensabile. Le scuole superiori che sono oggi materia di gestione provinciale, hanno come utenti non i residenti del comune presso il quale sorgono, ma tutti i cittadini della provincia. E' assurdo pensare che i sindaci debbano ragionare in termini di servizi più vasti del territorio che li elegge. E' assurdo immaginare che il piano dell'offerta formativa, i servizi, gli investimenti sulle scuole possano essere governati in modo disintegrato dai comuni". "L'applicazione dei principi di sussidiarietà e adeguatezza, più volte richiamati - ha proseguito - viene palesemente resa inefficace perché nessuno di questi servizi pare attribuibile in modo efficiente ai comuni. Tra i tanti vizi di costituzionalità in tema di riforma delle Province c'é n'é uno meno sentito degli altri: la violazione delle previsioni dell'articolo 118, comma 2, della Costituzione: 'I Comuni, le Province e le Citta' metropolitane sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale, secondo le rispettive competenzé. Il che significa che, finché le Province non saranno eliminate dalla Costituzione, ma in questo caso ben diverse sarebbero le procedure, le Regioni potranno sempre dire la propria anche in merito alle funzioni provinciali". "Non dimentichiamo - ha sostenuto Dattolo - che nel 1998, moltissime funzioni sono state assegnate alle Province dalle Regioni e che questo è stato fatto con leggi regionali. Mi riferisco a funzioni in materia di agricoltura, formazione professionale e turismo. Una legge dello Stato, non può espropriare la potestà normativa delle Regioni né renderle inutili dal momento in cui le rende monche delle funzioni amministrative collaterali. Solo le Regioni potranno rivedere l'assegnazione delle funzioni attribuite a suo tempo alle Province e scegliere se disgregarle tra i Comuni o riacquistarle anche se per riassegnarle poi alle Province superstiti (proprio in attuazione dell'articolo 118, comma 2, della Costituzione). Perché se l'articolo 118 continuerà ad essere vigente, le Regioni conserveranno sempre il potere di decidere a quale livello di governo assegnare l'esercizio delle funzioni amministrative. Quello che dovrebbe essere un atto di riordino e risparmio rischia di creare solo confusione. Soprattutto, perché, nessuno ha fin qui preso in mano l'unico ragionamento davvero necessario: il rapporto costi/ benefici. Avete mai pensato cosa significa tecnicamente sopprimere le Province? Avrebbe un costo immenso: modificare radicalmente il sistema della finanza locale ed il patto di stabilità. Ridistribuire e mantenere il patrimonio. E non si pensa agli oneri derivanti dalla riallocazione degli uffici di competenza o distaccamento provinciale come ASP, catasto, PRA, agenzie delle entrate, ragionerie provinciali, uffici provinciali INPS INAIL ACI, ordini professionali etc. E poi, vi sarebbe il problema delle centinaia di migliaia di convenzioni, contratti, appalti, servizi, forniture e, naturalmente il trasferimento dei dipendenti, l'ampliamento degli uffici esistenti. Al momento non mi pare di aver letto nulla di certificato sul risparmio e anche la ricaduta in termini di benefici mi pare tutta da quantificare. Non sono io a dirlo, lo dice addirittura il Governo nella relazione tecnica al decreto legge 6 luglio 2012 n. 95 che in merito all'art. 17 sulle Province: Si tratta di una norma procedurale e, pertanto, non è possibile allo stato attuale quantificarne gli effetti finanziari, posto che questi potranno essere rilevati solo successivamente, al completamento dell'iter". "Questo - prosegue Dattolo - significa che: Non è possibile quantificare gli effetti finanziari della riforma; Sarà possibile verificare i dati solo alla fine dell'iter; Il trasferimento ai Comuni delle funzioni amministrative non comporta oneri; La quantificazione degli eventuali risparmi sarà possibile solo dopo l'individuazione delle singole funzioni. Ecco il paradosso: si attua con decretazione d'urgenza una cosa per la quale non si conosce il risparmio, non si è fatta la ricognizione esatta delle funzioni da trasferire e per l'attuazione della quale, si garantisce genericamente che non ci saranno costi aggiuntivi. Non è superfluo ribadire che, non possono formare oggetto di decretazione d'urgenza da parte del Governo le materie previste dall'art. 72, comma 4, della Costituzione, tra le quali sono incluse le norme di carattere costituzionale o elettorale. Non può nemmeno giustificarsi la straordinarietà e l'urgenza con aspetti di tipo economico-finanziario, per altro incerti. Ricordo inoltre che, pur non essendo ancora definiti gli indici statistici di soppressione, all'interno del comma 3 dell'articolo 17, viene demandato alla Regione di deliberare un piano di riduzione e di accorpamento delle Province esistenti sul proprio territorio, entro 45giorni dall'entrata in vigore del suddetto DL. E' evidente che il Governo ha emanato una norma che obbliga le Regioni a determinarsi in violazione dell'articolo 133 della Costituzione, arrogandosi un'iniziativa che immediatamente dopo viene scaricata alle Regioni. Infatti il mutamento delle circoscrizioni provinciali, è sì emanato con legge della Repubblica, sentito il parere della Regione, ma è di esclusiva iniziativa comunale. Principio costituzionale ben noto al legislatore nazionale, palesemente espresso nel successivo articolo 18 del medesimo Decreto Legge. Ciò mette in luce come, la negazione del diritto d'iniziativa nel mutamento delle circoscrizioni provinciali, deriva da un tendenzioso artifizio legislativo, che obbliga le Regioni a violare il dettato costituzionale. Le sottigliezze giuridiche però non devono farci impantanare in discussioni che poco hanno a che fare con la politica e il buon senso, rischiamo di farci trovare impreparati a rispondere alle esigenze dei territori che amministriamo. Crotone e Vibo, ma anche Cosenza con funzioni esautorate o Reggio con funzioni incerte e Catanzaro con carichi abnormi, non possono essere lasciate in balia dei tagli che decapitano l'impianto stesso dello Stato italiano.La Regione Calabria deve impegnarsi attraverso il suo Presidente e la sua Giunta ad impugnare dinanzi la Corte Costituzionale con giudizio in via principale, il più volte menzionato art. 17 nella parte in cui prevede l'accorpamento e/o la soppressione e/o la razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni". "Il Governo della Regione Calabria, in vista dell'udienza pubblica fissata per il prossimo 6 novembre dinanzi alla Corte Costituzionale - ha concluso Dattolo - deve valutare l'opportunità di presentare un intervento di tipo adesivo-dipendente nei giudizi promossi dinanzi a quest'ultima dalle Regioni Lombardia, Campania, Piemonte, Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna. Non erano necessari super tecnici commissari, per attuare riforme ibride e non condivise".

    Censore: "Condivido la relazione del collega Dattolo e tralascio le questioni di carattere giuridico per affrontare invece quegli aspetti sociali ed economici legati alla proposta di soppressione delle nostre due province da parte del Governo Monti". Lo ha detto il consigliere regionale del Pd Bruno Censore, intervenendo nel dibattito in Consiglio contro la soppressione delle Province di Vibo Valentia e Crotone subito dopo la relazione di Dattolo. "E' una battaglia delle due comunità - ha aggiunto - per rivendicare il diritto alla vita e ad essere tutelati istituzionalmente da tagli lineari che non colgono l'effettiva gravità sociale ed economica in cui si trovano Vibo Valentia e Crotone, il cui debole tessuto industriale è pesantemente falcidiato dalla crisi. Siamo dinanzi ad un autentico tentativo che affievolisce diritti fondamentali, dal lavoro, alla salute, che lo smantellamento di importanti strutture dello Stato contribuisce a rendere più drammatici. La linea rigorista del Governo Monti deprime le aree storicamente deboli del Paese, quindi il Sud e la Calabria". "In questo quadro - ha concluso Censore - quando si chiudono i presidi di democrazia è necessario quindi reagire con fermezza innalzando i livelli unitari per difenderci da provvedimenti che non incidono se non minimamente persino sul fronte dei tanto declamati risparmi".

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