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    Chiusura tribunali i Calabria, reazioni e commenti

     

     

    Chiusura tribunali i Calabria, reazioni e commenti

    06 lug 12 "Le scelte compiute dal Governo, seppure giustificate dai ministri e dallo stesso Presidente del Consiglio con l'obiettivo di una estesa e radicale riorganizzazione dello Stato e delle sue articolazioni, rappresentano - soprattutto per la Calabria - un errore di metodo, di sostanza, di prospettiva". Lo afferma in una nota il capogruppo del Pdl in consiglio regionale, Gianpaolo Chiappetta. "Di metodo, perché tagliare - aggiunge - avendo come unico riferimento la fredda logica di requisiti numerici può forse dare l'impressione dell'oggettività ma - nei fatti - determina evidenti illogicità. Di sostanza perché in alcune aree del Paese - come la nostra regione - lo Stato non deve solo riorganizzarsi ma soprattutto estendere una presenza che è stata per tanto tempo minima oltre che inefficiente ed inefficace. Di prospettiva perché non vengono colte - al di là delle possibili ricadute economiche in termini di risparmio - le conseguenze sociali determinate da una scelta di chiusura e arretramento; giustificare le opinioni contrarie tirando in ballo i semplici localismi è francamene argomentazione miope. Chiudere quattro tribunali in Calabria è un evidente paradosso, per ciascuna delle strutture calabresi - indicate come realtà da chiudere - esistono ragioni che inducono a ritenere come più corretta, più giusta, più necessaria la scelta di mantenerle in vita ed operative". "Il consiglio regionale - conclude - ha l'obbligo morale, civile e politico nei confronti dei cittadini calabresi che rappresenta di manifestare la propria forte contrarietà rispetto ai provvedimenti assunti dal Governo".

    "Il decreto del Governo, per quanto riguarda la riorganizzazione dei tribunali in Calabria, desta una fortissima preoccupazione". Lo afferma in una nota il commissario del Pd in Calabria, Alfredo D'Attorre. "Per ragioni - aggiunge - che dovranno essere chiarite non si è tenuto conto della specificità della situazione calabrese. Questo limite deve assolutamente essere corretto in sede di conversione parlamentare del decreto individuando, sulla base di criteri e di parametri assolutamente oggettivi, le sedi giudiziarie per le quali la decisione deve essere rivista. Ci auguriamo che su questo si possa determinare una collaborazione responsabile delle forze politiche e delle istituzioni locali calabresi, a partire dalla Regione, affinché il Governo e il Parlamento possano rivedere le scelte contenute nel decreto sulla base di una valutazione di dati oggettivi".

    "La chiusura di uno di essi sarebbe stata una sconfitta. Cancellarne quattro come Castrovillari, Rossano, Paola e Lamezia Terme, peraltro tutti in zone ad alta densità criminale, è ben più d'una battaglia persa: è una Caporetto". Lo afferma in una nota il vicecapogruppo dell'Udc in Consiglio regionale, Gianluca Gallo. "Il risultato - aggiunge - che si determinerà per effetto delle scelte del Governo Monti sarà abnorme. In provincia di Cosenza esisterà nei fatti un solo presidio giudiziario: con le strade e i collegamenti automobilistici e ferroviari che ci sono, e con la contestuale soppressione degli uffici del giudice di pace e delle sezioni staccate, chi garantirà i diritti dei cittadini di paesi come Rocca Imperiale o San Nicola Arcella, ad esempio, che distano dalla città capoluogo di provincia quasi due ore d'auto? I cittadini saranno portati a rinunciare alla giustizia, a tutto vantaggio dell'illegalità. Paradossale è anche la previsione per cui, qualora il tribunale accorpante non sia strutturalmente nelle condizioni di far fronte all'arrivo di cause, fascicoli e avvocati dai tribunali soppressi, lo stesso possa avvalersi per cinque anni delle strutture periferiche nel frattempo private di autonomia: se una logica anima questa presunta riforma, comprenderla riesce difficile. Quella dei tagli alla giustizia è una scelta alla quale non si può assistere passivamente: per questo chiediamo con forza a tutti i parlamentari calabresi di far valere le ragioni della loro terra e dei loro concittadini e di adoperarsi con fermezza e urgenza perché il Governo prenda in considerazione la possibilità di autorizzare il mantenimento in deroga dell'autonomia di tutti i Tribunali e delle Procure calabresi".

    "La nostra è una regione caratterizzata da fenomeni criminali destinati a segnare la vita della popolazione della nostra regione e quindi la chiusura dei presidi di legalità viene interpretata come un indebolimento, una ritirata da parte dello stato nelle regioni meridionali e nella Calabria in particolare". E' quanto afferma il consigliere regionale di Idv, Domenico Talarico. "Non lo possiamo consentire - prosegue Talarico - perché questo rappresenta l'ultimo schiaffo alla nostra regione e ai cittadini calabresi. E' diventata una battaglia di popolo, dobbiamo andare avanti con questa unità cosi composita, così varia che certamente farà recedere il Governo da quanto ha manifestato. Questo è un attacco ai diritti dei cittadini. La nostra, quella di Idv è una battaglia regionale. Ribadiamo la nostra netta contrarietà al piano di riordino dei tribunali, così come si sta materializzando per i presidi calabresi".

    "La Calabria presenta delle peculiarità che non possono essere trascurate e che meritano un'attenzione particolare da parte dello Stato, tali da non poter essere affidate ad un criterio ragioneristico posto alla base della soppressione delle circoscrizioni giudiziarie". A sostenerlo è il coordinatore regionale di Sel, Andrea Di Martino. "Innanzitutto è doveroso porre in evidenza - prosegue Di Martino - che il fenomeno criminale ha assunto in questa regione dimensioni e connotati che destano grave preoccupazione in tutto il Paese. La diffusione capillare della 'ndrangheta sul territorio di 'nascità necessita di un'azione di contrasto che sia altrettanto presente e diffusa. La 'presenza' dello Stato in tale contesto è fondamentale. Eliminare quelle realtà giudiziarie ad oggi esistenti e che conferiscono un importante contributo nella lotta alla criminalità è sicuramente un passo indietro per tutta la società civile. Inoltre non si può trascurare che la conformazione geografica del territorio comporta notevoli difficoltà logistiche, ancor più gravi laddove si consideri la situazione dei collegamenti tra le diverse province del territorio. Accorpare le sedi giudiziarie così come previsto dal progetto governativo non farebbe altro che aggravare la situazione esistente, cagionando considerevoli difficoltà ai cittadini".

    "Considero davvero incomprensibile la decisione del Governo di cancellare in un solo colpo quattro uffici giudiziari in Calabria, su meri calcoli ragionieristici e senza neppure tenere in considerazione l'impatto di tale scelta su territori che quotidianamente si confrontano con una forte e pericolosa presenza della criminalità organizzata". Lo afferma, in una nota, il presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro. "Non c'é taglio dei costi o esigenza di riorganizzazione - prosegue Ferro - che possa giustificare l'arretramento dello Stato di fronte all'illegalità e al crimine: in gioco sono la sicurezza dei cittadini, il rispetto delle regole, la convivenza civile, il sacrosanto diritto ad ottenere risposta quando si domanda giustizia. Prima che calasse la scure del Governo, eravamo certi che il ministro Severino avrebbe riconosciuto la peculiarità del Tribunale di Lamezia Terme, per il territorio in cui insiste e per la particolare importanza che riveste, sia per il numero dei procedimenti civili e penali trattati, sia per la loro rilevanza. Auspichiamo che qualche residuo spiraglio per salvare il Tribunale di Lamezia Terme possa aprirsi in sede di confronto parlamentare".

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