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    Lanucara:"In democrazia paritaria non servono ancelle"

     

     

    Lanucara:"In democrazia paritaria non servono ancelle"

    15 gen 12 "In questa fase, più di ieri, diventa centrale una politica autonoma, non autoreferenziale, aperta all'ascolto e ispirata dalla responsabilità verso donne e uomini. Noi donne, impegnate ai vari livelli della politica, ci riconosciamo nella nostra costituzione ed in particolare in quell'articolo 3 e a tal fine intendiamo impegnare il governo Monti e la Ministra delle Pari Opportunità a volgere uno sguardo a quella Calabria che ha escluso le donne dai luoghi delle decisioni". E' quanto afferma, in una nota, Antonia Lanucara, del Pd, già presidente della Commissione regionale Pari opportunità. "Ricordiamo - prosegue Lanucara - che 50 sono gli attuali consiglieri regionali tutti maschi, solo qualche donna eletta nelle province (solo due) e inoltre pochissime sono le donne sindaco, su 409 comuni infatti solo il 2% circa. Di questo 2% ne fanno parte la sindaca di Isola Capo Rizzuto e la sindaca di Rosarno, entrambe, impegnate come è noto sul fronte della lotta alla 'ndrangheta. I dati riportati danno il senso dell'abisso in cui è caduta la Calabria e della conseguente negatività democratica. A mio parere non si tratta di 'gridare' sulla nostra emarginazione ed è altresì scontato che l'associazionismo femminile è da sempre impegnato a valorizzare le donne. Tuttavia si dovranno riconsiderare ed approfondire le ragioni su cui poggia tale deficit democratico, che non è affrontabile solo con impegno 'ancillare'". "E' necessario legiferare a livello nazionale - prosegue Lanucara - ed in tal senso va la proposta di legge del Pd che riguarda la parità di accesso nei consigli regionali, provinciali e comunali. Voglio sottolineare che non è possibile affidare alle donne sottoposte al potere e che dunque ricoprono incarichi affidati dai loro capi, l'obiettivo della democrazia paritaria. Infatti i sindaci e i presidenti ai vari livelli che si sono succeduti in Calabria e che hanno conferito nomine di secondo grado a donne e uomini, hanno scelto persone che si sono accontentate delle etichette e degli emolumenti derivanti rinunciando spesso ad esercitare i ruoli loro assegnati. La democrazia in Calabria è dunque alla frutta. Viene negato lo scambio ragionevole dei valori che esprimono le donne, risorse della società, assieme agli uomini liberi. Questa democrazia del 'capo' è ormai quasi una dittatura. In questo quadro di riferimento l'articolo 3 della Costituzione è stato e rimane una chimera"

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