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    Magarò "Dopo decisione Consulta resta impegno"

     

     

    Magarò "Dopo decisione Consulta resta impegno"

    24 feb 12 "La decisione della Corte costituzionale di bloccare le due leggi regionali, mentre ci induce a riflettere maggiormente sull'attenzione tecnico - giuridica che occorre prestare all'azione legislativa che è un argomento su cui personalmente ho già fatte delle osservazioni alcuni mesi addietro, mi stimola ad alcune considerazioni. Per ribadire sia la strategia che informa l'impegno della Commissione che alcuni aspetti utili per esplicitare quanto è avvenuto". E' quanto afferma il presidente della Commissione contro la 'ndrangheta Salvatore Magaro'. "La prima considerazione è specifica - prosegue Magarò - sulla legge n.4/11 recante 'Misure per garantire la legalita' e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabrià. Questo provvedimento legislativo in realtà puntava a garantire trasparenza e tracciabilità, elementi alla base della legalità, attraverso l'obbligo, per tutti i beneficiari, di istituire un conto corrente dedicato per l'accredito, l'utilizzo e tutta la movimentazione delle risorse pubbliche ricevute in finanziamento. Si è deciso, dopo che era stata appresa l'impugnativa del Governo della legge in questione, di non intervenire e, quindi, far decadere la legge perché è stata presentata e approvata una nuova normativa, ossia la legge n. 39/11 sulla tracciabilità informatica del procedimento amministrativo e misure per la trasparenza, il controllo e la legalità dell'attività amministrativa, che recepisce l'obiettivo cui tendeva la legge dichiarata illegittima (vedi art. 7 e 8 L. 39/11)". "Per quanto riguarda la legge 7/11 (Istituzione dell'Agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali in Calabria) - sostiene ancora Magarò - essa aveva come obiettivo di collaborare con l'Agenzia nazionale, al fine di rendere di più facile e immediata fruizione i beni confiscati e assegnati, visto che spesso restano bloccati, poiché i Comuni e gli enti assegnatari non hanno risorse per la loro ristrutturazione. Ebbene, l'art. 5 della legge, per andare incontro a questa difficoltà, prevedeva la destinazione del 5% delle risorse di tutti i Piani delle opere pubbliche alla ristrutturazione degli immobili assegnati. Ora, la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di tutta la legge 7 adducendo una sovrapposizione di disciplina e l'omogeneità del contenuto, in una materia di competenza esclusiva dello Stato, ma in effetti il dettato dell'art. 5 è materia riservata alla potestà legislativa della Regione e, quindi, sarà oggetto di nuova formulazione e inserimento nel Testo Unico delle leggi regionali contro la 'ndrangheta e l'illegalità a cui si sta alacremente lavorando. Resta fermo l'impegno di questa Commissione, a parte il rispetto più assoluto verso le interpretazioni dell'Alta Corte, di non perdere un solo istante nell'assolvimento dei suoi compiti al fine di garantire alla società calabrese il massimo di strumentazione legislativa ed amministrativa nel difficile impegno contro la criminalità organizzata".

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