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    Commissione regionale antimafia dedicata a sindaci vittime di intimidazioni

     

     

    Commissione regionale antimafia dedicata a sindaci vittime di intimidazioni

    15 feb 12 Con la relazione del Presidente Salvatore Magarò, alla presenza del Presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico e del Direttore generale del Dipartimento Presidenza della Giunta, Francesco Zoccali, sono iniziati i lavori della Commissione contro la 'ndrangheta dedicata ai sindaci e agli amministratori calabresi vittime di intimidazioni. "Nella insidiosa guerra delle intimidazioni - ha detto Magarò - vorremmo poter andare oltre l'espressione di solidarietà e vicinanza. S'impone una strategia di unione che sia espressione forte di un'azione comune. Il problema della sicurezza degli amministratori locali è importantissima per non vanificare l'impegno di coloro che operano per la legalità, il buon governo e la giustizia sociale". Nella sala "Giuditta Levato" di Palazzo Campanella dove i lavori sono in corso, oltre al Vicepresidente del Consiglio, Alessandro Nicolò, al segretario-questore, Giovanni Nucera, sono presenti i consiglieri, Fedele (Pdl), Censore (Pd), Dattolo (Udc), Giordano (Idv), Pacenza (Pdl), e Maiolo (Pd). Alla seduta partecipano i sindaci Antonino Gioffrè (Cosoleto), Salvatore Migale (Cutro), Carolina Girasole (Isola Capo Rizzuto), Gianni Speranza (Lamezia Terme), Beniamino Alessio (Molochio), Maria Carmela Lanzetta (Monasterace), Amedeo Colacino (Motta Santa Lucia), Giuseppe Giuliano (Ricadi), Elisabetta Tripodi (Rosarno), Giovanni Pittari (San Giovanni di Gerace), Giuseppe Aulicino (Santa Maria del Cedro), Giuseppe Zampogna (Scido), Luigi Chiappalone (Sinopoli), Francesco Bartone (Soriano Calabro), Pasquale Abenante (Umbriatico), Michele Tripodi (Polistena) e il vicesindaco di Siderno, Pietro Scarlato.

    "Fare il Sindaco è la soddisfazione più grande per chi, come noi, ha deciso di occuparsi dell'amministrazione della cosa pubblica. Perché tra le cariche elettive è quella che, sicuramente, più di altre si misura quotidianamente con i problemi dei cittadini, le loro richieste, le aspettative di una comunità, i bisogni e i sogni della gente comune". Lo ha affermato il presidente della Commissione regionale contro la 'ndrangheta Salvatore Magaro' nella relazione introduttiva ai lavori della commissione dedicata alle intimidazioni ai sindaci, molti dei quali presenti ai lavori. "Fare il Sindaco - ha aggiunto - significa avere la disponibilità all'ascolto, la capacità di individuare soluzioni anche 'bizzarre' a fronte della scarsità di mezzi e di risorse finanziarie che diventano sempre più esigue. E anche quando, a molti di voi sarà capitato, ci assale il senso di impotenza assoluta di fronte ad emergenze e calamità molto più grandi di quanto possano sostenere le fragili spalle di un Comune, il Sindaco è là ad ascoltare le lamentele dei propri cittadini, a rispondere alle loro domande, a sopportare invettive e attacchi, ai quali non sarebbe giusto replicare con un 'il Comune non puo' farci nienté perché i cittadini, in fin dei conti, non sono tenuti a conoscere la complicata e articolata organizzazione degli enti pubblici e la suddivisione di responsabilità e funzioni. Un Sindaco lo è a tempo pieno: é tra la gente e nella gente e se questo, da un lato gli consente di colmare gli spazi vuoti tra la politica e il paese reale tanto da tradurre il consenso politico in maniera più diretta e pragmatica, dall'altro, inevitabilmente lo espone, più di altri, ad attacchi e rivendicazioni". "I Sindaci - ha sostenuto Magarò - sono il fronte più esposto agli attacchi della 'ndrangheta e del malaffare che manifestano appetiti verso la gestione della cosa pubblica. L'esercito di primi cittadini è a volte ventre molle, non dimentichiamoci che ad oggi sono 60 i Comuni calabresi sciolti per infiltrazioni mafiose e l'elenco, stante alle recenti cronache, è destinato purtroppo ad aumentare; altre volte, per fortuna è la maggioranza, è il fronte combattente di una guerra a basso voltaggio non per questo meno logorante, meno insidiosa, meno pericolosa. Sindaci e amministratori intimiditi o colpiti perché impegnati nella difficile affermazione della legalità, in una terra in cui le regole della legge sono sopraffatte dalle regole del crimine e della violenza, impegnati nel garantire percorsi di trasparenza e imparzialità in un contesto in cui la raccomandazione e la segnalazione del politico o del mafioso sono la norma. E' con questi amministratori che oggi vogliamo dialogare e instaurare un rapporto di mutuo soccorso, consapevoli che l'unica possibilità che abbiamo di sconfiggere la 'ndrangheta e' quella di uscire dagli isolamenti e dalla violenza che le forze del male creano intorno a noi. Abbiamo scelto di invitare sindaci e assessori in carica, non perché le intimidazioni subite da consiglieri o esponenti politici in genere, siano meno gravi: lungi da noi quindi, il desiderio di esprimere una graduatoria di importanza. Siamo fermamente convinti però, che le minacce ad un Sindaco rappresentino una contrazione della libertà di scelta e di azione dell'intera collettività e la violenza è la cifra di chi ritiene di poter piegare con la forza e la paura la volontà degli amministratori e di chi pensa di poter condizionare lo sviluppo dei territori". "L'intimidazione e la violenza - ha proseguito - diventano, a seconda dei casi, 'misura di prevenzione' sull'attività da svolgere e gli 'impegni da rispettare' o 'sanzione' per l'azione di legalità che ostacola interessi e appetiti noti, ma non dichiarabili pubblicamente. La Calabria detiene un altro triste primato: nel 2010 sono stati censiti circa 87 episodi di intimidazioni ai danni di Sindaci e amministratori in generale; nel 2011 l'elenco di Sindaci e componenti delle giunte è arrivato a 35, ma non si contano gli atti reiterati ai danni degli stessi. E' una guerra silenziosa e molto insidiosa. L'iniziativa di oggi ha anche l'obiettivo di squarciare il muro di silenzio che cala intorno agli amministratori dopo la solidarietà di rito, nell'immediatezza dei fatti". "Ecco - ha concluso Magarò - oggi vorremmo poter andare oltre le espressioni di solidarietà e vicinanza, che pure sono importanti. Pensiamo che uniti si possa fare di più e meglio ecco perché con l'avv. Zoccali, che è qui in rappresentanza della Giunta espressione di una volontà forte di fare azione comune, abbiamo ritenuto di dovere e poter offrirvi una collaborazione e un impegno concreti".

    "La sistematica azione di intimidazione nei confronti di amministratori pubblici in Calabria non può più essere considerata come fenomeno che interessa episodicamente questo o quel comune". Lo ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico, nel corso della seduta della Commissione contro la 'ndrangheta aperta ai sindaci ed amministratori calabresi destinatari di atti intimidatori. ''Il ripetersi di attentati, di atti di violenza, di minacce, nei confronti di amministratori di enti locali e delle istituzioni - ha aggiunto - sono da inquadrarsi come questione a parte e meritevole di particolare attenzione, all'interno della questione mafiosa che condiziona lo sviluppo della nostra regione e rende vana ogni iniziativa legata alla crescita sociale, civile, ed economica, sia ordinaria che straordinaria. In un quadro del genere ogni atto di intimidazione, all'indirizzo di amministratori pubblici, è un chiaro tentativo criminoso di impedire il cambiamento. I fenomeni, a cui negli ultimi tempi stiamo assistendo sempre più frequentemente, indicano che ogni qual volta un'amministrazione si muove per rompere quel circolo vizioso che ha finora reso difficile ogni azione di modernizzazione, di trasparenza, di sana amministrazione e di crescita, si mettono in moto meccanismi rivolti a condizionare l'azione amministrativa e ad impedire che cambino mentalità e abitudini. Queste manifestazioni, se si aggiungono alle difficoltà proprie dell'amministrare nei nostri comuni, possono costituire un enorme ostacolo a quello sviluppo sociale civile ed economico da tutti noi auspicato". "Come uscire da questa situazione? Intanto - ha sostenuto Talarico - non lasciando soli gli amministratori e le amministrazioni degli enti locali, dei comuni, grandi o piccoli che subiscono questi particolari episodi di violenza. Se è vero che i fenomeni denunziati negli ultimi tempi e che non riguardano solo i comuni ma anche associazioni di volontariato, la Chiesa, le associazioni culturali, altro non sono se non la negazione radicale di ogni forma di legalità, è anche vero che più è debole il destinatario di questi messaggi criminali più il rischio aumenta. Diventa allora un'esigenza irrinunciabile costruire una strategia che punti al rafforzamento delle amministrazioni sotto il tiro della mafia, attraverso la messa a punto e l'attivazione di azioni mirate e capaci di diventare punti di resistenza e di garanzia sul fronte della legalità democratica. Va da sé che le azioni, che andremo ad individuare e che ci impegniamo a discutere in un apposito Consiglio regionale, non possono essere isolate rispetto all'azione che già efficacemente svolge la magistratura con l'ausilio delle forze dell'ordine e che va potenziata e qualificata sempre di più. Solo così possiamo porre riparo a questa situazione che richiede la ricostruzione di un tessuto connettivo che metta insieme la presenza dello Stato, autorevole ed efficace, e lo sforzo delle istituzioni calabresi a qualsiasi livello. Da qui bisogna partire con un supplemento d'impegno di tutti, con il concorso dei cittadini in primo luogo, nella consapevolezza che bisogna sconfiggere le insidie sempre in agguato che sempre più frequentemente condizionano il nostro agire quotidiano. Gli attentati agli amministratori pubblici sono un'emergenza nell'emergenza". "Fare rete per aprire canali di contaminazione positiva - ha concluso Talarico - significa diventare più forti, incoraggiare anche i cittadini a riappropriarsi della loro comunità. E' una sfida difficile e complicata, ma dobbiamo avere la capacità di rimettere tutto in discussione, tutti insieme. Ne va del nostro futuro".

    "Bene ha fatto la Commissione contro il fenomeno della 'ndrangheta a non far sentire soli gli amministratori calabresi che hanno subito atti di intimidazione e ad ascoltare le loro storie''. Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd, Mario Maiolo. "Ci rattrista aver ascoltato da parte dei sindaci, soggetti ad intimidazioni - prosegue Maiolo - ottime e condivisibili proposte concrete e sapere che così come anche per le stesse nostre proposte concrete, come per esempio il sostegno ai Comuni per il recupero dei beni confiscati, ad oggi non hanno trovato alcuna attenzione da parte della giunta Scopelliti. In Calabria il problema centrale è l'affermazione della legalità, la lotta alla criminalità organizzata e alla mafiosità che troppo spesso avvinghia politica - 'ndrangheta - affari. Non dobbiamo pero' consentire che la riunione di oggi passi solo come evento mediatico senza effetti concreti". "Noi tutti dobbiamo impegnarci con più rigore e determinazione - prosegue Maiolo - per l'affermazione della legalità e l'innalzamento dell'argine che in modo solido deve evitare la contaminazione della politica e della pubblica amministrazione da parte del malaffare. Occorre mandare messaggi diversi dal passato: la Regione, e la Calabria tutta, non può e non deve essere confusa con il 'modello Reggio' o con il 'modello Corigliano'. Gli amministratori che resistono, che rischiano, che cercano di tutelare il territorio e il bene comune non possono assistere a sostegni indecenti a amministratori collusi e a Comuni in procinto di essere sciolti per mafia. Così come la politica non può dare sostegno o creare isolamenti degli amministratori locali solo in virtù dell'appartenenza di parte. E allora l'impegno di oggi deve essere un cambio di passo netto". "Se Scopelliti e il centrodestra calabrese - conclude Maiolo - sono pronti a ciò si prepari, come si deve, e si convochi un Consiglio regionale, ben diverso da quello dell'anno scorso, e si diano le risposte concrete, tangibili per gli amministratori e i cittadini onesti. Se la strada sarà diversa, e si insisterà sulla legalità di facciata noi non parteciperemo più a queste iniziative e parleremo di legalità e di riscatto direttamente alla società calabrese"

    Per il vicepresidente del Consiglio Regionale Alessandro Nicolò "l'iniziativa della Commissione regionale antimafia di convocare i rappresentanti dei comuni di tutta la Calabria per condensare un programma di prevenzione contro gli innumerevoli atti di intimidazione di cui sono vittime gli amministratori locali e di individuazione di forme di concreto sostegno in loro favore, è la migliore sintesi per costruire efficacemente un fronte quanto più largo ed unitario contro l'illegalità e la prevaricazione mafiosa. La presenza ai lavori della Commissione del presidente Francesco Talarico, del direttore generale della Giunta regionale, avv. Franco Zoccali, e di numerosi consiglieri rappresenta la testimonianza migliore per tutti quegli amministratori locali così duramente colpiti come rappresentanti diretta della democrazia e della volontà popolare, che sono il primo 'sportello' dello Stato e della pubblica amministrazione per tutti i cittadini. La loro funzione, messa così duramente a prova non solo dalle intimidazioni, ma anche dall'insufficienza di risorse disponibili per fronteggiare i bisogni delle comunità, deve trovare consenso ed eco più vasta, oltre i pur dovuti attestati di stima in occasione di fatti cruenti cui sono soggetti. La volontà della Regione è forte, significativa e determinata e costruirà insieme ai sindaci ed a tutti gli amministratori locali quel grande fronte coeso in grado di respingere ogni forma di malaffare e di illegalità".

    L'istituzione di una cabina di regia tra i Comuni e i Dipartimenti regionali su specifiche attività amministrative è stata al centro dell'intervento dell'avvocato Francesco Zoccali, direttore generale del Dipartimento Presidenza della Giunta, nel corso della Commissione contro la 'ndrangheta dedicata ai sindaci e agli amministratori calabresi vittime di intimidazioni. Riferendosi ai beni confiscati, Zoccali ha spiegato ''come molti Comuni manchino di professionalità tecnica per progettare e accompagnare questi beni. Siamo, pertanto, convinti della necessità di accompagnare l'azione amministrativa dei Comuni e riteniamo che la cabina di regia, accuratamente valutata e studiata nelle sue dinamiche e potenzialità, possa rappresentare la vicinanza della Regione e la concretezza di un'azione da affermare sul territorio, garantendone trasparenza e legalità"

    "Senza dubbio positiva la seduta che la Commissione contro la 'ndrangheta ha voluto dedicare ai sindaci ed amministratori calabresi vittime di intimidazioni. Si tratta di un segnale importante di vicinanza che la massima Assise non puo' far mancare a chi è in prima linea a difendere il primato della legalità in un territorio difficile ed impegnativo". E' quanto afferma il consigliere regionale dell'Italia dei Valori, Giuseppe Giordano. "E' ora però - aggiunge - che, nella lotta alla 'ndrangheta, la Giunta regionale passi dalle parole ai fatti mettendo in campo azioni concrete ed incisive che segnino una reale svolta nel contrasto alla criminalita' ed alla illegalità diffusa. In merito ai beni confiscati Italia dei Valori presenterà, nei prossimi giorni, un disegno di legge in Parlamento per affrontare i problemi tecnico-pratici che le amministrazioni si trovano ad affrontare quotidianamente in relazione alla gestione di tali beni. E' fondamentale che i comuni si costituiscano parte civile nei processi contro la criminalità organizzata, un principio questo, che tutte le amministrazioni dovrebbero adottare inserendolo nel proprio Statuto". "Bisogna che, la Regione - conclude Giordano - avvii un processo concreto di supporto per i Sindaci e per tutte le amministrazioni, e in questa direzione è opportuno concretizzare le norme che regolano l'Unione tra i comuni".

    - "La legalità passa anche attraverso il rispetto delle regole: nessuna risoluzione è stata fatta propria dalla Commissione contro il fenomeno della 'ndrangheta''. Lo afferma, in una nota, Bruno Censore, vice presidente della Commissione contro il fenomeno della 'ndrangheta in Calabria. ''Apprendiamo da fonti d'agenzia - aggiunge - che la Commissione contro il fenomeno della 'ndrangheta in Calabria al termine dei lavori avrebbe fatto propria una risoluzione, sentiti anche i Sindaci, che contiene quanto dichiarato oralmente dal dottore Zoccali in rappresentanza della Giunta. Ad onor del vero, la Commissione non ha fatto propria alcuna risoluzione nonostante siano pervenute molte proposte, soprattutto da parte dei sindaci e degli amministratori. Si e' notata, invece, molta approssimazione da parte della maggioranza nell'affrontare un argomento di alto valore istituzionale in un momento in cui sono in aumento gli attentati contro gli amministratori". "Pur esprimendo vicinanza ai sindaci ed agli amministratori che quotidianamente subiscono intimidazioni ed atti di violenza fisica e verbale - conclude Censore - riteniamo che le tante proposte nate dalla discussione in Commissione debbano essere il filo conduttore di un lavoro che deve essere portato avanti unitariamente, al di là delle appartenenze politiche, poiché la lotta alle mafie richiede un fronte ampio e senza divisioni".

    "Gli amministratori degli enti locali possono decidere, in completa autonomia e libertà, di affidare la gestione dei propri appalti, alla Stazione unica appaltante". E' quanto prevede, al primo punto, la risoluzione fatta propria oggi dalla Commissione regionale contro la 'ndrangheta a conclusione di un ampio dibattito dedicato ai sindaci e agli amministratori calabresi vittime di intimidazioni ed al quale hanno preso parte, tra gli altri, i consiglieri Giulio Serra (Insieme per la Calabria - Scopelliti Presidente) e Gesuele Vilasi (Pdl), i sindaci Filippo Sero (Cariati), Renato Bellofiore (Gioia Tauro) e l'assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni in Fiore, Giovanni Iaquinta. Per Lamezia era presente l'assessore Amendola. Nella risoluzione, "sentiti i Sindaci destinatari di minacce e/o intimidazione mafiosa o anche di atti intimidatori riconducibili alla criminalità comune, previo accordo con il Coordinatore delle direzioni dipartimentali della Regione, Francesco Zoccali, che ha espresso la disponibilità immediata degli Uffici regionali", è previsto anche che "i Sindaci, i Dirigenti e i Responsabili di procedimento possono rivolgersi agli Uffici regionali per avere supporto e consulenza di tipo tecnico-legale-amministrativo, anche attraverso la sottoscrizione di accordi di programma". Il documento prevede anche che i primi due punti "sono estese a tutti gli amministratori degli Enti pubblici e degli enti sub regionali che ne ravvisino la necessità indipendentemente dall'aver subito atti intimidatori; saranno erogati per il tramite di una Cabina di Regia, da istituire a cura della Presidenza della Giunta regionale, che costituirà la sede di confronto e recepimento delle istanze al fine di assicurare il raccordo funzionale e logistico tra gli Enti locali e sub regionali e i vari Dipartimenti e/o la Sua". "La Regione - è scritto poi nel documento - si fa carico di favorire la partecipazione alle iniziative di formazione dei funzionali e dirigenti comunali; al fine di promuovere la costituzione di parte civile dei Comuni nei processi di 'ndrangheta, si provvedera' a costituire una 'White List' di giovani avvocati per gestire le fasi processuali". "Il fenomeno delle intimidazioni mafiose e della criminalità comune - è scritto nella risoluzione fatta propria dalla commissione - conosce, in Calabria, una casistica drammaticamente ampia e gli episodi, alla ribalta delle cronache, si susseguono con un ritmo quasi quotidiano. Le minacce e le intimidazioni ai sindaci e agli amministratori locali, oltre a rappresentare un pericolo all'incolumità fisica degli stessi e dei loro congiunti, sono una grave turbativa al regolare svolgimento dell'azione amministrativa e dell'attività burocratica. Il problema della sicurezza degli amministratori locali e dei funzionari pubblici, obbliga ad una presa di posizione che vada oltre le espressioni di solidarietà e vicinanza e richiede un'azione rapida e congiunta, per non vanificare l'impegno di tanti onesti amministratori che operano con legalità, onore e imparzialità e perciò sono visti come un ostacolo da abbattere, per il raggiungimento degli obiettivi della 'ndrangheta. La costruzione e il rafforzamento della buona politica, impone, tra le altre cose, di stare al fianco di quelle centinaia di amministratori locali che quotidianamente, s'impegnano per il buon governo, la legalità, la democrazia, la giustizia sociale, spesso senza percepire grandi indennità e quasi sempre lasciati nell'isolamento". "Nel contrasto alle mafie e ai tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nell'amministrazione pubblica - prosegue il documento - è indispensabile fare 'rete', ovvero uscire dall'isolamento cui vogliono relegarci certe 'forze oscure' e costruire un 'fronte' di buone pratiche, buon governo e esperienze di azioni positive e attive. La legalità è la precondizione per tracciare il profilo di una nuova governance, in cui sia possibile riconoscere il primato della legge e delle regole sugli interessi particolari, al fine anche di garantire e tutelare i cittadini più deboli dalle prepotenze e dall'arroganza dei 'furbi'. Dai dati che emergono da diverse indagini e statistiche condotte periodicamente e che osservano il fenomeno anche nelle sue forme evolutive, uno dei moventi principali dell'attività intimidatori risiede nei procedimenti connessi ai bandi e agli avvisi di gara per appalti pubblici".

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