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    Talarico "Regioni punto fermo e garantiscono stabilità"

     

     

    Talarico "Regioni punto fermo e garantiscono stabilità"

    12 dic 12 "Le Regioni, soprattutto dal 2001 in poi, sono un punto fermo perché garantiscono stabilità. Prima di quella data, esistevano solo Regioni in crisi, nel senso che non c'era un quadro di riferimento certo. Le Giunte duravano pochi mesi e la programmazione era estremamente difficile". E' quanto ha detto il presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, intervenendo in occasione del convegno "Costituzione e regionalismo" organizzato dalla Fidapa di Maida ed al quale ha preso parte anche il prof. Paolo Falzea, ordinario di diritto costituzionale all'Università Magna Graecia di Catanzaro. "Oggi - ha aggiunto Talarico - le legislature regionali durano cinque anni, con la possibilità, per i cittadini, di verificare alla fine del mandato quanto è stato realizzato. Lo Statuto regionale ha una grande valenza; si ha un controllo maggiore della spesa, si pianificano gli interventi ed anche i Fondi comunitari e il Federalismo fiscale hanno contribuito ad imprimere una svolta significativa nel rapporto tra Istituzioni e cittadini. C'é, di fatto, una nuova mentalità nel governare e ritengo che l'Istituzione Regione sia utile anche per programmare e indirizzare lo sviluppo complessivo del territorio, assecondando le specifiche peculiarità. Penso, per esempio, a quanti finanziamenti a pioggia, nel corso dei decenni, sono caduti sul territorio senza un riscontro effettivo. Regionalismo significa questo: saper decidere e scegliere in base alle caratteristiche e potenzialità dei nostri centri, rispondendo ad una logica di sistema. Ecco perché è importante un regionalismo che sappia pianificare a monte e varare delle leggi utili negli anni (anche abolirne di inutili, come questo Consiglio regionale ha prontamente fatto), senza essere soggetti alle discrezionalità dell'amministratore del momento". "Io credo che oggi sia importante - ha sostenuto ancora Talarico - partire dai territori e valorizzare quanto di buono viene prodotto dalle singole realtà. Così come, e l'ho detto anche di recente, è sbagliato abolire le Province, con criteri oltremodo discrezionali. O si aboliscono tutte, o si discuta di un riordino che rispetti le singole peculiarità. Ma facciamolo attraverso passaggi costituzionali. E' impensabile che si decidano tagli sulla base di criteri che riguardano i chilometri quadrati, le popolazioni e quant'altro. E' sbagliata l'idea che 50 Province rimangano e 35 invece vengano soppresse; in questo modo, si creano solamente malcontenti, senza arrivare a soluzioni effettive, se non quelle che sono sotto i nostri occhi in questi giorni con conseguenze ancora più incomprensibili e confuse di prima".

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