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    Ambientalisti ribadiscono a Scopelliti no a centrale Saline

     

     

    Ambientalisti ribadiscono a Scopelliti no a centrale Saline

    06 dic 12 Le associazioni ambientaliste WWF Italia, Greenpeace, Legambiente e Lipu, in una nota, riferiscono di una comunicazione fatta pervenire loro dal presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, in occasione della manifestazione svoltasi a Reggio Calabria contro la centrale a carbone di Saline Joniche nel corso della quale, è detto in un comunicato, "si è sollevato ancora una volta un secco e corale no al progetto di realizzazione dell'impianto". Nella lettera inviata agli organizzatori della manifestazione il presidente Scopelliti, riferiscono gli ambientalisti, "ha ribadito il secco no alla centrale di Saline, che 'resta inquinante anche con le nuove tecnologie'. Contro il decreto governativo sulla valutazione d'impatto ambientale anche la Regione Calabria ha presentato ricorso, così come le associazioni dei coltivatori del bergamotto, i comuni della zona e così come si appresta a fare il Coordinamento associazioni Area Grecanica". "Cresce la ribellione - ha detto Nuccio Barillà, componente della segreteria nazionale di Legambiente, nell'introdurre l'incontro - a una chiara logica coloniale e a una scelta incompatibile con le esigenze del territorio. Così come cresce il desiderio di una via diversa per il rilancio dell'area, una via che sta prendendo corpo e si basa sulla vocazione turistica del territorio, l'alternativa energetica compresa quella del solare termodinamico e la concreta realtà dell'eccellenza del bergamotto. Il Ministro Clini non può parlare una lingua a Doha, esaltando i risultati su risparmio energetico e rinnovabili, e una in Italia autorizzando il carbone". Secondo Gaetano Benedetto, direttore Politiche ambientali di WWF Italia, "l'Italia frena la spinta dei paesi emergenti, che vorrebbero utilizzare senza vincoli le proprie scorte carbonifere, ma poi autorizza nuove centrali sul proprio territorio. E' questa una doppia contraddizione innanzitutto perché va contro la logica della riduzione delle emissioni che il governo italiano sostiene nel corso dei vertici internazionali, ma anche e soprattutto perché i numeri dicono che il Paese non ha bisogno di nuovi impianti, per giunta a carbone, materia prima di cui saremmo importatori. Meglio addirittura lasciare i territori così come sono piuttosto che inquinarli". "Solo le fonti rinnovabili - ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - possono consentire all'Italia di ridurre la dipendenza energetica dall'estero. Dunque non solo non servono nuove centrali, ma è preferibile chiudere impianti come quelli di Vado Ligure e Rossano piuttosto che pensare a una riconversione al carbone. La battaglia si vince coniugando la questione ambientale a quella occupazionale: la scelta delle rinnovabili dà una risposta concreta, pulita e nettamente più redditizia in termini di quantità e qualità, alle richieste di energia e posti di lavoro". "Quella della centrale a carbone di Saline - ha sostenuto Alessandro Giannì, Direttore Campagne Greenpeace Italia - è una questione che riguarda direttamente i cittadini dell'intera Calabria e della Sicilia. I dati di cui siamo in possesso ci dicono che le percentuali di malattie crescono nelle zone esposte alle emissioni di impianti di questo tipo. E le morti attese riguardano un'area che ha un raggio di ben 200 chilometri".

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