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    Il cordoglio di Soriero per la scomparsa di Nicolini

     

     

    Il cordoglio di Soriero per la scomparsa di Nicolini

    07 ago 12 "E' stato davvero un grande amico oltre che un grande intellettuale. Sapeva entrare in sintonia con i giovani, comprendere il loro malessere, proporre loro una via d'uscita 'collettiva'". Lo afferma in una nota Pino Soriero. "Ricordo - aggiunge - il nostro primo incontro a Milano, nella Facoltà di Architettura occupata per protestare contro il 'commissariamento' ministeriale che aveva defenestrato Paolo Portoghesi. Lui era già un noto docente, io un giovane studente alle prime assemblee. Lui rappresentava la sezione universitaria di Roma, io ero lì inviato dagli aspiranti architetti di Napoli. Colpito dal mio intervento appassionato, mi avvicinò subito, invitandomi a coordinarci per 'far pesare di piu' le istanze degli studenti meridionalì. Accettai con emozione e da lì cominciò la nostra collaborazione e amicizia. Ricordo poi qualche anno dopo, altra emozione forte, il nostro incontro di notte nella Basilica di Massenzio a Roma. Fu una delle prime sere in cui, grazie al suo impulso e a qualche bellissimo film, migliaia di giovani trovarono la forza di uscire da casa, dopo un inverno 'lungo e rigido'". "Ho ancora davanti agli occhi - prosegue Soriero - la sua espressione felice per il successo dell'Estate Romana. Mi disse: 'Vedi, la sinistra deve avere coraggio se vuole attrarre nuovamente i giovani'. E proprio con questo spirito, con coraggio e con impegno ideale e civile, ci ritrovammo da vicini di banco alla Camera dei Deputati nel corso della IX legislatura, tanto breve quanto intensa. Studioso della scena, nell' architettura e nel teatro, emanava autenticità nella vita d'ogni giorno. La stessa autenticità che ho trovato, poco tempo fa, incontrandolo sul treno per Roma. Parlammo delle difficoltà politiche della sinistra nazionale e calabrese. Lui, romano fino in fondo, sentiva la Calabria tra i luoghi più cari. E il treno, mi disse, lo aiutava perché, nella sua lentezza, era un luogo mobile, un mezzo per andare avanti senza dimenticare ciò che lasciavamo alle spalle".

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