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    Presidenti Regione e Sindaci protestano: Ucciso il federalismo

     

     

    Presidenti Regione e Sindaci protestano: Ucciso il federalismo, nessun trasferimento dello Stato

    27 set 11 Il federalismo fiscale "é morto, è finito, è stato ucciso in culla". A dirlo, da settimane, sono proprio gli amministratori locali che il federalismo fiscale, dal prossimo anno, dovrebbero attuare: presidenti di Regione, assessori e sindaci, della maggioranza come dell'opposizione. Oggi sull'argomento e tornato il vicepresidente Anci Graziano Delrio, il cui nome è tra quelli più accreditati come possibile presidente dell'Anci, nomina che avverrà il 5 ottobre a Brindisi. La recente manovra avrà "effetti sull'indebitamento dello Stato, sulla crescita e sull'autonomia dei Comuni", spiega Delrio. "Il Governo - prosegue - ha fatto una scelta sbagliata, quella di non stringere un vero patto con le Autonomie che rappresentano una risorsa e non un problema per il Paese, è un fatto molto grave che mette a rischio il rapporto tra le istituzioni e che soprattutto scrive la parola fine al percorso del federalismo". Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, (Pd), ieri per l'ennesima volta, non ha fatto giri di parole per descrivere come la pensa sul tema: "il federalismo è morto, è zero". "Siamo il Paese - critica Errani - nel quale si parla di più di federalismo e federalismo fiscale. Al confronto, per il tasso di federalismo che c'é nel linguaggio, i canadesi e gli australiani impallidiscono". Nella realtà dei fatti, però, per Errani, "é morto. Non c'é nel nostro Paese il federalismo fiscale". D'altra parte, é il suo ragionamento, come si fa a parlare di federalismo con "i trasferimenti azzerati" agli enti locali? E non è l'unico a pensarla così: sul fronte opposto, uno degli esponenti autorevoli del Pdl, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, poche settimane fa constatava: "E' evidente sulla base di oggettivi dati numerici che il federalismo fiscale regionale è insussistente, vuoto, morto. Per risuscitarlo occorrerà che lo Stato reintegri le risorse. Qualcuno è in grado di ipotizzare, alla luce della situazione economica attuale, che questo avvenga in tempi ragionevoli? E finché questo non avverrà il federalismo fiscale regionale continuerà ad essere morto". Nel bilancio dello Stato, dei circa 6 miliardi di trasferimenti alle Regioni che vi erano nel 2009 oggi non vi è neppure un euro. "La conseguenza non è opinabile - spiega il coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, Romano Colozzi - e quando nel 2012 partirà il federalismo fiscale per COmuni e Province, le Regioni rimarranno al palo, facendo venire meno il pilastro fondamentale dell'architettura disegnata dalla legge 42 del 2009". Non la pensano così però gli amministratori della Lega Nord. Oggi, durante il dibattito in aula sulla manovra del governo e sul suo impatto sul bilancio della Lombardia, il capogruppo della Lega Nord al Pirellone Stefano Galli, ha sostenuto che "se il processo di implementazione del federalismo fiscale sarà portato a compimento, costituirà davvero il tornante storico per un'inversione di tendenza, la giusta cura ai tanti mali di questo Paese; se invece le forze del centralismo riusciranno ancora a mantenere l'Italia nell'immobilismo, allora le speranze di ripresa sono prossime allo zero". Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, se la Regione che amministra riuscisse a trattenere sul territorio la gran parte dei soldi che oggi dà a Roma, "avremmo almeno il doppio delle strade che abbiamo e la metà dei problemi che dobbiamo affrontare senza mezzi". E di federalismo, ovviamente, si è parlato oggi anche nel corso della presentazione del Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno. E le tesi esposte dai vari esponenti politici sull'attualità o meno del federalismo, sono facilmente intuibili.

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