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    Musi si dimette da Commissario PD

     

     

    Musi si dimette da Commissario PD

    27 ott 11 "Il mio compito si conclude oggi, consegnando il regolamento per lo svolgimento dei congressi ed i nominativi dei presidenti delle commissioni di garanzia provinciali. Un mandato che cessa oggi per non vanificare quell'unità di intenti registratasi per realizzare i congressi". Lo afferma, in una nota, il commissario del Pd Calabria, Adriano Musi, che aggiunge: "Se l'impedimento al pieno dispiegarsi delle libertà di scelta degli iscritti è il commissario; se l'impedimento alle libere primarie per la scelta dei candidati nazionali è il commissario; se l'impedimento a migliori risultati per il Pd calabrese, in armonia con quanto già seminato nelle elezioni regionali 2010, è il commissario; se l'impedimento al pieno realizzarsi della democrazia nel partito, senza personalismi e litigi da comari, è il commissario; se l'alfa e l'omega di tutti i problemi calabresi é il commissario, allora il commissario, nell'interesse dei calabresi, se ne va. Un commissario, - aggiunge - orgogliosamente ciociaro, che vuole smentire i facili profeti, i quali, descrivendo il commissariamento, lo definirono 'l'unico a guadagnarcì. Il commissario crede che gli unici a doverci guadagnare dovrebbero essere i calabresi e la Calabria e mi auguro che questo possa realizzarsi. Il commmissario - continua Musi, - se ne va per l'unità del partito; se ne va per farlo vincere. Se ne va, ma, calabresi - conclude - fatevi sentire con il vostro 'mo basta'".

    Sedici mesi di polemiche: Sono stati sedici mesi praticamente tutti fra le polemiche quelli che Adriano Musi ha vissuto in Calabria, dopo che il 24 giugno del 2010 Pier Luigi Bersani aveva ufficializzato la sua nomina a commissario del partito, dopo il tracollo alle elezioni regionali della primavera, con l'elezione di Giuseppe Scopelliti a governatore della Regione. Bersani già nella sua lettera inviata ai presidenti dell'assemblea regionale e della Commissione regionale di garanzia non aveva nascosto la difficoltà del compito cui era chiamato Musi, rilevando come il Pd in Calabria stava vivendo un momento "difficile". "La sconfitta - scriveva il segretario nazionale dei Democratici - alle recenti elezioni regionali ha evidenziato non solo una forte criticità del rapporto del centrosinistra con la società calabrese dopo anni di governo della Regione ma anche i limiti del Pd nell'attrazione di consenso, soprattutto in relazione alla sua tradizionale forza elettorale". Bersani auspicava che in tempi brevi sarebbe stato percepibile un cambio di passo nella costruzione del Pd e nel suo "radicamento nella società". Ma Musi si è trovato di fronte una situazione ben diversa. Dopo un mese, il 30 luglio, era dovuto, infatti, scendere pesantemente in campo per richiamare chi era fuori dal partito a decidersi cosa fare: il riferimento era ai consiglieri regionali che non avevano aderito al gruppo del Pd e che stavano polemizzando fra di loro. Tra questi l'ex presidente della Regione, Agazio Loiero, che recentemente è poi passato nell'Mpa, ed i consiglieri Giuseppe Bova e Nicola Adamo. Quest' ultimo il 10 settembre polemizza direttamente con Musi: "resto nel Pd - si legge in una dichiarazione - un Musi di turno non mi può cacciare". Poi arriva l'espulsione di Bova e Adamo, mentre Loiero si iscrive prima al gruppo di Autonomia e Diritti la formazione politica che aveva fondato negli anni scorsi, e poi va con il presidente della Regione Sicilia. Intanto Musi affronta il problema dei commissari provinciali e soprattutto a Cosenza scoppiano le grane legate alle imminenti elezioni amministrative, che poi porteranno nella primavera scorsa all'elezione a sindaco di un candidato di centrodestra, mai accaduto nella storia della città calabrese, sempre governata dalla sinistra. Musi comunque regge: il 15 aprile dice che completerà il suo lavoro in Calabria, ma la sconfitta di Cosenza pesa. Il 6 giugno alla Direzione nazionale offre le sue dimissioni, ma Bersani le respinge e gli dice di andare avanti. A fine luglio arriva Maurizio Migliavacca, il braccio destro di Bersani, per indicare una linea di marcia. Passata l'estate è il momento di affrontare i congressi e qui altre polemiche, legate al tesseramento e non solo: le date dei congressi, quello regionale soprattutto, le voci sulle candidature in vista delle elezioni politiche. Musi reagisce colpo su colpo e alla fine consegna il regolamento dei congressi e orgogliosamente getta la spugna. Ora - dice - vedevela voi.

    "Le dimissioni di Adriano Musi sono una pessima notizia. Era giusto ed urgente porre fine al commissariamento e riconsegnare il partito ad organismi democraticamente eletti. Era questo, del resto, l'obiettivo che si stava perseguendo". Lo afferma in una nota la parlamentare del Pd Doris Lo Moro. "L'interruzione di tale percorso - aggiunge - è grave perché disvela scenari inquietanti e guerre di posizione tra oligarchie, calabresi e non, che vogliono impedire quello che, a parole, tutti invochiamo: un rinnovamento autentico. La lettera di alcuni eletti e dirigenti prima, l'auto convocazione di una riunione dopo andavano nella stessa direzione: sconfessare il Commissario e proporre improbabili leadership endogene per garantire che tutto potesse tornare come prima. Ho fiducia che il segretario nazionale intervenga nella vicenda e crei le condizioni per una pausa di riflessione che consenta di concludere il lavoro svolto e garantire un'unità autentica al partito calabrese". "E' il caso di prendere atto tutti - conclude Lo Moro - del fatto che gli iscritti e gli elettori non ne possono più. Mi auguro anzi che siano proprio loro ad assumere un maggiore protagonismo e a liberare le energie e le forze migliori che sono nel Pd".

    "Le dimissioni del senatore Musi mi colgono di sorpresa". Lo afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale del Pd Demetrio Battaglia. "Nel ringraziarlo per il lavoro da lui svolto e il contributo dato alla nostra regione - aggiunge - prendo comunque atto della sua dichiarazione, che mi pare sorretta da una decisione irreversibile e dalla voglia, che mi pare legittima, di dedicarsi al proprio territorio, appunto la sua Ciociaria". "Prendo anche atto - dice ancora Battaglia - che le dimissioni lasciano insoluti alcuni problemi importanti. Il senatore Musi, pur avendo indicato il periodo all'interno del quale svolgere i congressi di circolo e provinciali, come è facile verificare leggendo la bozza di regolamento circolata in questi giorni, per questi ultimi non ha fissato le date, né si capisce chi dovrebbe farlo. Ancor più importante e grave mi pare poi la questione del congresso regionale, a cui è connessa la scelta del nuovo segretario calabrese del Pd, sul cui svolgimento Musi non fa alcun cenno. Eppure, il congresso regionale, è importante ripeterlo in questo momento, è l'atto che serve a dare significato e senso ai congressi di circolo e provinciali. Si tratta infatti di scegliere e dare corpo ad una strategia di sviluppo e innovazione per la Calabria restituendo a questa regione la sua piena sovranità politica. La direzione nazionale del Pd, per fugare ogni ombra e possibilità di manovre che tendano a fare saltare il congresso regionale, lasciando la Calabria senza voce e quindi terreno di conquista di potentati vari che guardano a questa terra per trovare spazi parlamentari al di là di ogni confronto con la popolazione calabrese, deve immediatamente fissare la data del congresso regionale e quelle dei congressi provinciali". "Spetta alla Direzione nazionale - conclude Battaglia - indicare un'alta personalità di riconosciuto spessore politico e culturale e al di sopra dei gruppi che si fronteggiano in Calabria, che sia garanzia di questo processo e della sua trasparenza. Questo serve alla Calabria e questo deve garantirci l'on. Bersani".

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