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    Documento minoranza Regione: no deficit annuali, garantire Afor

     

     

    Documento minoranza Regione: no deficit annuali, garantire Afor

    17 nov 11 Si sono riuniti questa mattina, a Lamezia Terme, i capigruppo di minoranza a Palazzo Campanella Sandro Principe, Emilio De Masi, Vincenzo Ciconte ed Agazio Loiero. Nel corso dell'incontro i capigruppo di minoranza hanno affrontato i temi della sanità, anche in preparazione del Consiglio regionale convocato per domani. Inoltre, Principe, De Masi, Ciconte e Loiero hanno a lungo discusso di forestazione. Su entrambe le questioni, è scritto in una nota, "é stato elaborato un documento di sintesi, da tutti condiviso". "La gestione della sanità - è scritto nel documento - ha segnato il fallimento più evidente dell'intera esperienza regionalistica calabrese. Man mano che negli anni crescevano le competenze delle regioni, in Calabria si affermava l'assoluta mancanza di programmazione e di certezze legislative. Emblematica è la vicenda degli accreditamenti 'provvisori' delle attività sia pubbliche che private; la legge che le regolamenta è stata approvata solo nel 2008. Si è creata, quindi, attorno alla sanità una ragnatela di interessi spesso condizionati dalla stessa criminalità organizzata. Ben tre Asl (per una la procedura è tutt'ora in corso) sono state sciolte e commissariate per infiltrazione mafiosa, registrando anche in questo caso un triste primato nazionale. Dopo il trasferimento delle competenze in materia di equilibrio di bilancio in capo alle regioni, con il cosiddetto accordo 'chi rompe paga' del 2004, la Calabria non è stata assolutamente in grado di gestire questa nuova dimensione sia nella struttura centrale (il Dipartimento) che sul territorio (nelle Asl). I limiti di direzione evidenziati dall'assessorato alla sanità, anche con il nuovo sistema elettorale, assieme alla proliferazione dei centri di spesa, hanno contribuito all'ingovernabilità del sistema. Il centrosinistra nella scorsa legislatura ha certamente mirato alla salvaguardia della legalità; ha avviato iniziative importanti (rete di emergenza elaborata dal prof. Franco Romeo, i 4 ospedali di Sibari, Vibo Valentia, Catanzaro e Gioia Tauro, la proposta di Piano sanitario inviata al Consiglio regionale, etc.), ma non è riuscito a rendere il Servizio sanitario regionale adeguato alla domanda di assistenza dei cittadini, in quanto, per come detto, il regionalismo, sin dal suo avvento, non è riuscito ad incidere positivamente per riformare il settore, accumulando così ritardi ed incrostazioni enormi. Solo in seguito, con gli accorpamenti prima ed il piano di rientro dopo, ha scoperchiato una pentola ormai divenuta ingestibile. Proprio la delicatezza e la complessità dell'intera vicenda necessitava di condivisioni e di responsabilità diffuse. Per questo ci si è fortemente opposti alla nomina di commissari, anche quando la norma la riconduceva in capo al presidente della Giunta. Con il cambio di governo si é tenacemente rivendicato e ottenuto il commissariamento, espropriando delle sue funzioni il Consiglio regionale ed affermando un istituto inedito: la sanità dei decreti e delle tasse aumentate. Nessun confronto istituzionale e sociale, solo decreti! Spesso modificati, stravolti, integrati, revocati nel volgere di poche settimane. Poi sistematici annunci roboanti ad ogni passaggio di verifica nazionale, puntualmente ridimensionati o smentiti nei fatti e negli stessi verbali interministeriali". "Si impone, dunque - prosegue il documento - a distanza di un congruo periodo dal commissariamento, una verifica rigorosa e nel merito della gestione del piano di rientro. E' stato completamente cancellato il principio previsto e garantito dalla stessa normativa che regolamenta i piani di rientro: il risanamento finanziario non può comunque negare il diritto alla salute per come tutelata dai Lea. Si è proceduto ad una razionalizzazione selvaggia della rete ospedaliera, che non vede nessuna complementarità fra rete pubblica e privata, senza prima strutturare e capillarizzare la rete dell'offerta territoriale, con il risultato che oggi, anche gli ospedali cosiddetti Hub, vengono chiamati a soddisfare domande generiche di prestazioni, che non vengono erogate dal territorio. Ciò ha prodotto un aumento delle liste di attesa e, per come confermato, un aumento della stessa emigrazione sanitaria passiva (più 10 milioni nel 2010), oltre ad un inaccettabile sballottamento dei pazienti, spesso solo per la ricerca di un posto letto. In nessun atto è stato mai quantificato il risparmio derivante da questa azione di riorganizzazione e, soprattutto, ai pazienti, destinatari di un servizio chiuso, accorpato, ridimensionato, non è stata data dovuta conoscenza della loro destinazione. La stessa rete dell'emergenza, che per una sanità che cambia la sua domanda è un servizio fondamentale, non rispetta i parametri che la medicina le assegna. Vi sono aree della Calabria completamente sguarnite di servizi ospedalieri. Si sono voluti cancellare i presidi di confine, esponendo ad una emigrazione passiva di massa interi territori, con un evidente aggravio di costi per la nostra regione. L'intero mondo degli operatori, a partire da quello medico, è sottoposto a pressioni quotidiane che vedono sempre più aumentare la cosiddetta sanità difensiva. Il turn-over nella sola area sanitaria andava riproposto e ottenuto. Tutto ciò ha causato un preoccupante smarrimento nelle popolazioni e un pericoloso scollamento nei confronti delle istituzioni democratiche, con conseguente aumento del tasso di sfiducia nei confronti del Ssr. Quanto all'andamento economico-finanziario, il quadro che si è determinato non è per nulla rassicurante. La spesa corrente continua e crescere con disavanzi annuali molto consistenti". "Mentre il disavanzo prodotto negli anni 2001-2008 - è scritto nel documento dei capigruppo di minoranza - è oggetto del piano di rientro, negli anni seguenti i disavanzi devono essere ripianati dal bilancio regionale; bilancio, per come noto, ingessato che, già attualmente è privo di disponibilità da indirizzare allo sviluppo". "Il disavanzo 2010 - prosegue - è diminuito di soli 67 milioni, derivanti soprattutto dalla contrazione e dalla modifica della gestione della spesa farmaceutica, attività espletate dalla Stazione Unica Appaltante, azioni e strumenti istituiti nella passata legislatura. Nell'anno in corso i primi dati provenienti dalle trimestrali lasciano intravedere un debito ragguardevole. Come sarà ripianato il debito corrente? Quando si raggiungerà il pareggio di bilancio?". "I consiglieri regionali del Pd, di Idv, di Autonomia e Diritti e di Progetto Democratico, alla luce delle considerazioni di cui in premessa - prosegue il documento - chiedono al Presidente-Commissario on. Scopelliti: di attuare con rigore finanziario il Piano di Rientro, facendo in modo che nell'anno 2011 e negli anni successivi si pervenga al pareggio di bilancio evitando, quindi, deficit annuali che aggraverebbero viepiù la situazione; di assicurare su tutto il territorio regionale i Livelli essenziali di assistenza, con particolare riferimento alle aree di confine e di difficile raggiungibilità; di assicurare negli ospedali Hub eccellenze in tutti i reparti; di organizzare la rete ospedaliera in maniera razionale per fare in modo che i servizi intermedi, tra quelli assicurati dagli ospedali Hub e quelli prestati direttamente dal territorio, siano erogati da strutture ospedaliere intelligentemente dislocate e potenziate nelle città capoluogo; di realizzare con urgenza le strutture territoriali (case della salute, distretti, poliambulatori, etc.) la cui esistenza ed efficacia causerebbe l'effetto positivo di ridurre drasticamente i ricoveri ospedalieri e le inaccettabili liste d'attesa; di mirare, attraverso l'attuazione di quanto previsto nei punti precedenti, a ridurre l'emigrazione sanitaria; di assicurare il turn-over per la sola area medica e la formazione per l'intera area sanitaria". Inoltre, prosegue la nota, "per come si è detto, i capigruppo di minoranza in seno al Consiglio regionale, hanno espresso forti perplessità, legittime riserve e motivato dissenso con riferimento alle due proposte di legge licenziate dalla Giunta Scopelliti, che hanno ad oggetto la trasformazione dell'Afor in azienda. In particolare, a parere dei capigruppo di minoranza, va ritirata la proposta di legge composta da un unico articolo che istituisce l'azienda e che necessita per essere approvata del voto favorevole dei 2/3 dell'assemblea. La Giunta deve portare all'esame del Consiglio una unica proposta di legge, che istituisce l'azienda e ne determini organizzazione, competenze, funzioni ed utilizzo del personale. In questo contesto, a parere dei capigruppo di minoranza, va riconosciuto un ruolo ai comuni montani che, raggruppati in Unione, debbono svolgere una funzione di salvaguardia e di valorizzazione della montagna utilizzando, peraltro, professionalità riconosciute, presenti nelle attuali Comunità montane". Infine, conclude la nota, "i capigruppo Principe, De Masi, Ciconte e Loiero, hanno espresso una vibrata protesta per il comportamento di Trenitalia, che da molti anni continua a ridurre gli investimenti nel Mezzogiorno con una escalation culminata nei giorni scorsi con la soppressione di ben 21 treni a lunga percorrenza, di cui si chiede il ripristino in quanto il provvedimento penalizza fortemente la Calabria".

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