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    Tagli a cultura e spettacolo, il parere di Ruggero Pegna

     

     

    Tagli a cultura e spettacolo, il parere di Ruggero Pegna

    23 mar 11 In merito alla mobilitazione proclamata per i tagli sulla cultura e lo spettacolo, Ruggero Pegna, consigliere di Assomusica, l'associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli musicali dal vivo, esprime un parere fuori dal coro: "Il tema della cultura in Italia non può essere affrontato condizionati da pregiudizi di natura politica, ma entrando nel merito dei reali problemi. Difendere la cultura non deve tradursi nella difesa degli sprechi e di consolidati meccanismi di clientela e parassitismo. La musica popolare italiana, ad esempio, rivendica il suo ruolo di grande importanza nella formazione dei giovani e nella capacità di produrre cultura a livelli altissimi di professionalità e competività, pur essendo da sempre esclusa da fus e da qualsiasi contributo da parte degli assessorati alla cultura che, anacronisticamente ed ideologicamente, escludono le sue imprese da qualsiasi bando, bollandole come soggetti a fine di lucro. Un'adesione di principio a questa mobilitazione non può, pertanto, prescindere dal sottolineare la necessità di evidenziare sprechi e inutili dispersioni di risorse, purtroppo esistenti nel nostro Paese e, soprattutto, l'ingiustificata discriminazione verso generi culturali di grande domanda popolare come il nostro. Penso che sia arrivato il momento di affrontare in modo responsabile questi temi, evitando qualsiasi strumentalizzazione, sanando le crepe esistenti, sotto gli occhi di tutti e premiando chi, col minor contributo di risorse pubbliche, è capace di produrre di più e meglio. Il comparto della musica popolare dal vivo, quello che realizza uno dei prodotti di maggiore interesse per i giovani e la collettività, cioè i concerti rock, pop, d'autore, ecc., ingiustificatamente genere ritenuto meno colto rispetto ad altri, non può certo ritenersi danneggiato dai tagli al fus o da altri tagli fatti alla cultura, in quanto è stato da sempre discriminato ed escluso dalla partecipazione alla suddivisione di questi fondi, come se in realtà la musica popolare non appartenesse al mondo della cultura. Partecipare, oggi, a questa mobilitazione è, da parte nostra, un atto dovuto in termini di sostegno ai principi e alle problematiche della cultura, ma con l'occasione, secondo me, non si può rinunciare ad evidenziare il cattivo utilizzo di danaro pubblico, troppo spesso elargito ad associazioni culturali dilettantistiche, nate non poche volte col solo scopo di godere di privilegi e contributi. La musica popolare, quella che muove milioni di spettatori e di giovani, chiede, proprio oggi che si sono accesi i riflettori dei media, più attenzione e rispetto, schierandosi a fianco di chi opera correttamente nella cultura, pretendendo, però, la giusta considerazione e le adeguate risposte alla necessità di non vedersi tagliata fuori da tutti i meccanismi di sostegno, finanziari e fiscali, utili a questo comparto allo stesso modo che agli altri."

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