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    Guccione (Pd) "Arssa e Afor ancora sperperano denaro. A quando le riforme?"

     

     

    Guccione (Pd) "Arssa e Afor ancora sperperano denaro. A quando le riforme?"

    18 lug 11 "Nonostante già da molto tempo siano state avviate le pratiche di chiusura per Arssa e Afor, soppresse e messe in liquidazione dalla Giunta Loiero con la legge regionale numero 9 del 2007, questi due perenni malati terminali continuano a rimare in vita e a sperperare danaro pubblico". Lo afferma in una nota il consigliere regionale del PD, Carlo Guccione. "A parere di alcuni sindacati –spiega Guccione- il processo di riforma non va in porto perché rischia di intaccare pericolose aree di interesse e di potere. Secondo quanto è emerso dalla relazione della Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti sullo stato di attuazione della legge per la soppressione e la liquidazione degli enti strumentali della Regione (relatore il magistrato Giuseppe Ginestra), tra le cause che impediscono la definitiva cancellazione di questi "pesi morti" ci sarebbero pastoie burocratiche, assoluta mancanza di una programmazione completa e puntuale, disattenzione nell'attuazione delle normative. "La Regione –ha evidenziato la magistratura contabile- ha lasciato completamente insoddisfatte le esigenze di riforma strutturale del comparto e di razionalizzazione della spesa pubblica". E questo perchè "restano tuttora sul campo, a mano a mano sempre più aggravate ed aggravandosi, le rilevanti distorsioni operative ed organizzative determinatesi in conseguenza della metodologia estemporanea adottata nel processo di inattuata liquidazione di Afor e Arssa". "Le ripetute proroghe in questi quattro anni, concesse, pedissequamente di sei mesi in sei mesi, ai vari commissari liquidatori di Afor e Arssa –ha aggiunto la Corte dei Conti- hanno accresciuto lo stato generale di confusione e incertezza, generato anche dall'assenza totale di strategie finalizzate a garantire indispensabili momenti di coordinamento e di indirizzo". Risultato: oltre un miliardo di euro è stato inutilmente buttato al vento! Attualmente Arssa e Afor occupano circa 6.500 persone a cui si aggiungono indirettamente gli Operai idraulico-forestali in forza ai Consorzi di Bonifica: in totale circa 9.300 lavoratori con un'età media abbastanza elevata i cui costi, nonostante i pensionamenti e la progressiva riduzione del numero, risultano sempre più gravosi. Di fronte a questo stato di cose nessuna novità finora è venuta dal governo di centrodestra, a parte qualche operazione virtuale, una manciata di promozioni a capi cantieri e un esaurimento del bacino dei lavoratori che una volta erano 30 mila e che ora hanno totalmente lasciato sguarnito il territorio. Nelle scorse settimane l'assessore regionale all'Agricoltura e Forestazione Michele Trematerra ed il Sottosegretario alle riforme e alla semplificazione amministrativa Alberto Sarra hanno incontrato i rappresentanti sindacali per presentare una bozza di un progetto di legge di iniziativa della Giunta Regionale denominato "Disposizioni in materia di forestazione, politiche della montagna e sviluppo dell'agricoltura". Vedremo a cosa si approderà. Il nostro auspicio è che, attraverso questo progetto di legge, si possa finalmente dare l'avvio ad un radicale processo di riforma di settori importanti come quelli dell'agricoltura e della montagna, inaugurando un nuovo approccio nella loro gestione. Occorre una riforma strutturale credibile che acceleri la crescita della nostra regione. Dobbiamo dimostrare di voler cambiare passo. La grave crisi economica mondiale deve spingere non solo il nostro Paese ma anche la nostra regione a riforme e innovazioni radicali, se si vuole intervenire sui nodi che frenano lo sviluppo. Questa occasione, pertanto, non va assolutamente perduta. Forestazione e montagna sono settori troppo importanti per lo sviluppo della Calabria, soprattutto se si considera l'elevata fragilità del nostro territorio sottoposto ad un continuo e devastante dissesto idrogeologico che, soprattutto negli ultimi anni, ha provocato oltre 3 miliardi di euro di danni a infrastrutture, imprese e famiglie, mettendo spesso in ginocchio intere comunità e territori. Come a più riprese ci hanno ripetuto gli esperti, questo fenomeno si combatte solo con interventi di manutenzione estesi e continui sul territorio che diventano difficili e costosi se si effettuano solo al momento dell'emergenza, mentre diventano efficaci, facili e veloci se eseguiti con manodopera forestale, l'unica in grado di intervenire in tempo reale e su qualsiasi territorio riducendo al minimo le formalità amministrative e burocratiche. Per far questo, però, occorre ridefinire l'operatività degli operai forestali mediante una loro nuova impostazione che preveda una suddivisione in categorie di interventi quasi specialistici: a) difesa del suolo: squadre formate ed attrezzate per intervenire sul territorio in tempo reale per opere di consolidamento, sistemazione idraulico-forestale, pronto intervento, ecc. b) antincendio boschivo (AIB): squadre appositamente formate che operano tutto l'anno con attività di prevenzione (periodo invernale) e di lotta antincendio nella stagione degli incendi; c) forestazione: per la ricostruzione di boschi percorsi da incendi e/o aree nude soggette a erosione e dissesto; d) riqualificazione di siti ambientali degradati: siti di vecchie discariche , siti dismessi, aree poste nei pressi di luoghi di pregio, ecc. e) ludico-sportiva: per l'individuazione di aree di pic-nic, percorsi e sentieri da mettere a disposizione dei turisti e per favorire la pratica degli sport di montagna. La Calabria è la terza regione italiana per estensione di foreste (oltre 600.000 ettari). Circa il 38% del territorio regionale, quindi, è fatto di foreste. 55.000 ettari sono di proprietà regionale, oltre 200.000 ettari di proprietà pubblica (comuni ed enti vari), la restante parte è proprietà privata. Nonostante questo enorme patrimonio, nella nostra regione manca una cultura e, quindi, una economia forestale apprezzabile. Questo settore, infatti, potrebbe rappresentare la maggiore fonte di reddito per la regione. La sua valorizzazione è un elemento strategico per favorire l'occupazione e lo sviluppo economico nelle nostre aree montane (diversificazione produttiva, ottenimento di energia rinnovabile), compatibilmente con una gestione sostenibile ed il rispetto del ruolo multifunzionale delle foreste. In questo senso bisogna innanzitutto procedere ad una serie di "passaggi" che ci mettano in grado di avviare al meglio, in questo campo, un processo veramente "virtuoso". Ne cito alcuni: a) approvare una legge forestale regionale che si basi sui principi della gestione forestale sostenibile, le cui finalità principali siano quelle di coniugare le esigenze ambientali con quelle economiche e sociali, in piena sintonia con gli indirizzi e i contenuti degli accordi internazionali (Strategia forestale dell'Unione Europea, Protocollo di Kyoto, Strategia di Helsinky e Strategia di Lisbona); b) prevedere per le foreste pubbliche (per prima quelle regionali) la redazione dei piani di gestione, propedeutici per la certificazione delle foreste, l'accesso del legno calabrese ai mercati qualificati, l' accesso ai crediti verdi; c) sviluppare l'utilizzo della biomassa; d) valorizzare la filiera del legno per consentire al legname calabrese che almeno le prime lavorazioni avvengano in regione elevando così il suo valore aggiunto. La Calabria, con la sua vasta estensione forestale è il più grande polmone verde del Mediterraneo. Un approccio sicuramente innovativo può venire dall'accesso ai "crediti verdi" la cui messa in vendita può rappresentare per la nostra regione un ritorno economico non indifferente. Dobbiamo cogliere questa occasione dell'ormai improcrastinabile riforma di Arssa e Afor, insomma, per aprire una discussione e un confronto di merito a 360 gradi sulle aree interne della Calabria che rappresentano oltre il 45% del territorio e della popolazione e fanno tutt'uno con forestazione e montagna, per individuare una serie di strumenti che ci mettano nelle condizioni di operare al meglio. Per far questo è assolutamente necessaria un'operazione di rottura con un passato che ha impedito lo sviluppo di queste aree e di questi settori fondamentali per la nostra regione e che oggi possono, attraverso un approccio veramente innovativo e riformatore, essere considerati non più come una pesante palla di piombo al piede dello sviluppo e di cui è sempre più difficile liberarsi, ma una grande risorsa per la Calabria ed il Mezzogiorno".

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