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    Tripodi (Udc) “Riaprire stagione riforme”

     

     

    Tripodi (Udc) “Riaprire stagione riforme”

    17 feb 11 “Non è sorprendente l’ipotesi di riformare la legge elettorale. In ogni caso, attendendo che il dibattito arrivi presto nelle sedi più appropriate, ossia la Commissione competente e l’Aula del Consiglio, e sulla base di una proposta di legge organica, il presidente Scopelliti va ringraziato perché dà modo di ricordare alcuni nodi istituzionali su cui varrebbe la pena di riaprire la stagione delle riforme”. E’ il commento del capogruppo dell’Udc Pasquale Tripodi, che aggiunge: “Occorre ponderare attentamente ogni scelta e i suoi effetti, soprattutto dinanzi ai danni immensi che ha prodotto il cosiddetto ‘porcellum’ alla democrazia italiana. Sottrarre ai cittadini il diritto di eleggere i propri parlamentari ha significato mortificare la libertà d’opinione dei rappresentanti del popolo in Parlamento, i quali spesso, a causa di questo meccanismo, sono portati a non discostarsi dalle scelte di chi li ha messi in lista e di chi li dovrà ricandidare. Abbiamo assistito nel recente passato a silenzi troppo rumorosi, da parte di alcuni parlamentari, quando il Governo ha, subendo i diktat della Lega, penalizzato pesantemente il Mezzogiorno e la Calabria. Ecco - aggiunge Tripodi - qualora si abolissero le preferenze regionali, si rischierebbe di replicare il disastro nazionale. Naturalmente, la contrarietà dell’Udc ad una riforma del genere, è motivata anche dal fatto che a livello nazionale l’Udc si è da tempo schierato contro il bipolarismo muscolare e il presidenzialismo snaturato nel populismo, ed è evidente che l’abolizione delle preferenze, anche nelle regioni, accentuerebbe i poteri già forti del Presidente pro tempore. Il problema del condizionamento mafioso è molto serio, ma ci sono strumenti, leggi e regolamenti per evitare che chi ha stretto patti con la criminalità sia candidato. Ciò che occorre evitare è impedire ai calabresi il diritto di scegliere chi deve rappresentarli in Consiglio. E va da sé che un potere di nomina quasi assoluto, qualora la riforma si concretizzasse, l’avrebbero sia i partiti che i candidati alla Presidenza, il tutto a scapito del diritto del cittadino di avere in Consiglio persone libere di criticare e proporre, prescindendo da obblighi di candidatura verso i potentati di turno della politica”. Continua l’esponente dell’Udc: “Le riforme elettorali, poi, debbono essere sistemiche, poiché investono l’insieme delle Istituzioni. Non è peregrino ricordare, pertanto, che l’elezione diretta, soprattutto in Calabria, non ha corrisposto alle aspettative della società civile. Anzi, ha generato incongruenze gravi e indebolito la vitalità dei poteri orizzontali. Ciò che serve, soprattutto a regioni come la nostra, dopo 15 anni di elezione diretta, pur assicurando la facoltà per il Presidente di portare avanti il programma, è un irrobustimento dei poteri dell’Assemblea legislativa, di controllo e proposta, non solo perché nell’Assemblea sono presenti tutte le opzioni politiche e culturali espresse dalla società calabrese, ma anche per non accentuare i tratti di solitudine del Presidente eletto direttamente. Il problema che si ha davanti, ormai da tempo, non è come potenziare ulteriormente, e l’abolizione delle preferenze va indubbiamente in questa direzione, i poteri del Presidente, ma come valorizzare la partecipazione attraverso meccanismi che consentano al Consiglio regionale di contare di più”. Conclude Tripodi: “Se proprio occorre mettere mano ad una riforma, non all’abolizione delle preferenze occorre puntare, ma ad una rivisitazione dell’impianto elettorale della Regione, a incominciare dall’esigenza, avvertita in fase di approvazione dello Statuto, di garantire la continuità della legislatura in caso di impedimento del Presidente per ragioni non politiche. La proposta del presidente Scopelliti è positiva, se intende affrontare alcuni nodi non sciolti. Avendo presente alcuni dati, come quelli che ci dicono che l’elezione diretta di per sè non solo non garantisce la governabilità, ma spesso neppure la stabilità, perché mediamente, dalla prima esperienza in avanti, le Giunte regionali in Calabria durano 15 mesi. Va bene alzare la guardia contro l’influenza mafiosa, ma badando a non distorcere il meccanismo democratico. E a non buttare con l’acqua sporca anche il bambino.”

     

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