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    Motta : "Adamo e Bova non saranno Pintor e Rossanda ma ...."

     

     

    Motta (PD): "Adamo e Bova non saranno Pintor e Rossanda ma la Gigliotti non e' Sant'Agnese"

    05 nov 10 Il contenuto dell’ultima nota di Fernanda Gigliotti, ha superato ogni limite, il “troppo”, si sa’, quando è “troppo, stroppia”. Gli strali della Gigliotti, questa volta, prendono di mira niente poco di meno che, Piero Sansonetti, direttore di Calabria Ora, reo non solo di ignorare le sue “illuminate e illuminanti” esternazioni ma, di avere preso le difese di Adamo e Bova, paragonati dal Direttore di Calabria Ora a Pintor e Rossanda del Manifesto. Come mai, si chiede la Gigliotti, Sansonetti non si è confrontato con Lei? In tal caso, scrive, gli avrebbe spiegato che : “In Calabria il PD sta cercando, invece, di scrivere la parola “fine” ad un modo familistico e personale di fare politica, intriso di faide e lotte personali che molto hanno mutuato nei metodi, nello stile, nelle evoluzioni, da altre associazioni non democratiche. Un sistema oligarchico in cui il rinnovamento è passato da padre in figlio, da marito in moglie, da fratello a fratello. Uno jus sanguinis che è proprio delle società criminali. Un mondo senza passioni ideali”. Un affermazione questa che ha del vergognoso, offensiva, innanzitutto per quei militanti del PCI-DS che non hanno certamente vissuto la storia delineata dalla Gigliotti. Storia che, invece, Sansonetti, da vecchio cronista del PCI conosce benissimo. Mi sarei aspettato che ad una tale affermazione avessero innanzitutto replicato gli Oliverio, i Minniti, i Guccione, i Paraboschi e tanti altri che al pari di Adamo e Bova hanno diretto la sinistra calabrese. Evidentemente, costoro, si saranno dati la regola di San Girolamo, “Sapiens, ut loquatur, multo prius consideret (Il saggio, per parlare, deve prima molto meditare)”, mi auguro che sia solo questo e, non invece, il cinico opportunismo del momento, o peggio, l’ignavia. La Gigliotti, evidentemente ha visto un altro film, quello del partito in cui essa ha militato, il PSI. Una militanza vissuta, non sotto la guida del PSI manciniano, ma sotto il PSI di stampo “sambiasino”, quello diretto dal sen. Petronio, potente dirigente socialista lametino degli anni 80, quello stesso PSI che fu poi citato nella relazione di scioglimento per mafia del consiglio comunale di Lamezia Terme (anno 1991), una militanza, quella della Gigliotti, vissuta insieme con personaggi non proprio dal cristallino curriculum. C’è da ipotizzare, dunque, che la Gigliotti deve essere affetta dalla sindrome dello “Smemorato di Collegno” e, dunque, ha ritenuto di rimuovere quella storia dal suo passato politico e preferire, invece, giudicare la storia del gruppo dirigente diessino calabrese, una storia di cui non solo non ha fatto parte e quindi non sa nulla, ma addirittura che ha vissuto nel fronte avverso. D’altronde, oggi in questo PD alberga di tutto, figuriamoci se non può starci Fernanda Gigliotti, l’importante però che ci risparmi le sue filippiche moralistiche, da quel pulpito non si accettano lezioni di morale. E, certo, la patente di “novella inquisitrice” non gli viene assolutamente riconosciuta sol perché frequentatrice o promotrice della convegnistica firmata De Magistris. Sono stato tra coloro che, nel 2002 hanno sostenuto Fernanda Gigliotti come candidata Sindaco di Nocera Terinese, entrambi siamo nati e cresciuti in quella comunità. Dopo una campagna elettorale disastrosa, fummo sconfitti. La Gigliotti trovò subito la pezza giustificativa a quella sconfitta, la causa era da ricercarsi nelle divisioni dei DS. Due anni dopo, ritenne di candidarsi alla provincia nelle file della Margherita, altra sconfitta disastrosa, si posizionò tra gli ultimi posti dei non eletti. Nel 2007 si candidò alle primarie del PD con la lista della Bindy, alla corte di Agazio Loiero, fu triplicata da una giovane donna del luogo e non fu eletta. In quel caso, l’uomo cattivo che sbarrò la sua “irresistibile” ascesa fu individuato in Agazio Loiero. Alle primarie del 2009 passò dalle file della cattolicissima Bindy, al laicissimo Ignazio Marino, quella mozione qui in Calabria registrò il dato più basso d’Italia, meno del 3%. Questa volta la sconfitta venne addebitata al tesseramento dopato. E’ Indubbio che la Gigliotti non conosce l’autocritica, ne il ritegno, evidentemente ritiene che la sua vocazione naturale alla sconfitta, sia dettata dalla ignoranza della maggioranza degli elettori e degli iscritti al PD. Infatti, se il suo talento non è stato ad oggi riconosciuto, come ha sempre sostenuto, è perché, gli altri, sono servi, venduti, portaborse, asini da cavezza. Evidentemente, ritiene che lo stesso Sansonetti, sia da iscrivere a questa categoria, asservito cioè agli interessi economici del proprio editore. “La superbia è il più frequentemente punito e il più difficilmente sanabile di tutti i vizi”, sosteneva Niccolò Tommaseo, c’è da credere che tale autore non abbia fatto parte delle letture giovanili della Gigliotti. Oggi, la Gigliotti spera che il suo talento sia affermato per nomina, sotto la spinta della raccomandazione di qualche “Vate” romano del PD, d’altronde, Fernanda Gigliotti le raccomandazioni le conosce bene. Forse è anche grazie alle raccomandazioni, quelle per intenderci, del suo amico di sempre, che ha fatto incetta di incarichi legali presso quegli enti sub-regionali di epoca loieriana ASP, ASI, Fincalabria, così come hanno sottolineato in documento mandato alla stampa nei giorni scorsi, i consiglieri provinciali del PD alla provincia di Catanzaro. Come può se il suo mondo è questo, parlare di “mondo senza passioni ideali”? Allora dovrebbe prima di tutto comunicare le passioni ideali da cui è stata animata, a partire da quelle giovanili. Se non fa questo, ai bene informati non rimane altro che ricordare come la storia e le passioni ideali delle “Clarisse” di Amantea abbiano ispirato la nostra fustigatrice. Per quanto ci riguarda, invece, continuiamo a lavorare, non per il PD delle nomine senza consenso, ma per un PD autenticamente democratico, basato sul rispetto della storia e delle storie individuali. Un PD, popolare e radicato, costituito da dirigenti legittimati dai congressi e dalle elezioni e non da elite sistematicamente sconfitte e cariche di spocchia insignificante, l’opposto, a ciò per cui lavora la Gigliotti. (Pasquale Motta)

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