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    Berlusconi rassciura le Province "Nessuna abolizione"

     

    Berlusconi rassciura le Province "Nessuna abolizione". Ipotesi riordino Carta Autonomie

    27 mag 10 Le Province in odore di soppressione tirano il fiato. Berlusconi le rassicura e dopo averlo detto al presidente dell'Upi, Castiglione, da Parigi ribadisce: nella manovra "non c'é nessun accenno alle Province". La notizia arriva nella conferenza stampa indetta dall'Unione delle province italiane, subito dopo l'Ufficio di presidenza sulla manovra: il premier in persona - uscendo dalla Confindustria a Roma - ha comunicato al presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, che la finanziaria non contiene nessuna norma sull'abolizione delle province. Berlusconi lo conferma poi a margine della conferenza Ocse a Parigi. Si canta vittoria nel palazzo di piazza Cardelli a Roma dove fino a ieri sera tardi c'era aria di guerra perché nell'ultima stesura del testo della manovra all'art.5 si parlava proprio di soppressione delle mini-province, nonostante la materia sia regolata dall'art.133 della Costituzione. Tanto che - si ragiona in ambienti parlamentari - anche il Quirinale avrebbe espresso dubbi. Ora lo scenario più credibile è che la questione del riordino delle circoscrizioni provinciali possa essere trattata nell'ambito della Carta delle Autonomie: "Il governo - ha detto Castiglione - ha deciso che la materia sarà affrontata nella discussione già in atto sulla "Carta" che "all'articolo 14 parla di razionalizzazione e lo si farà coerentemente con l'articolo 133 della Costituzione".

    Il giudizio delle Province sulla manovra rimane però negativo a causa di tagli ritenuti troppo pesanti per gli enti locali: 1 miliardo e 800 milioni in tre anni oltre alle ricadute prevedibili sulle stesse province per il contributo chiesto alle regioni. Sulla riduzione delle Province nel mondo politico si sono susseguite nella giornata numerose dichiarazioni: il ministro Sacconi dice che "é in corso una valutazione su quale possa essere lo strumento idoneo" da utilizzare. Certo è - ha aggiunto - che vogliamo procedere a semplificare sempre più i livelli intermedi tra mini-comuni e regioni. "Il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, replica a Bossi che con una provocazione aveva detto: "Se tagliano la provincia di Bergamo succede la guerra civile", e afferma: "Le province improduttive vanno abolite. Non sono d'accordo con Bossi e sono contro l'interesse locale e a favore di quello nazionale".

    Per il ministro della difesa, Ignazio La Russa, l'abolizione delle Province "é un percorso che non finisce in un giorno, il percorso finisce quando il decreto diventa poi legge e quindi c'é tempo anche per una riflessione". In polemica con il governo Di Pietro dichiara: "Che cosa ha detto il governo con la manovra sulle Province? Le Province della Lega non si toccano, quelle del resto d'Italia si affondano". Di Pietro ha ricordato che da tempo l'Idv propone l'idea di "una riorganizzazione completa" con l'eliminazione delle Province. Ma il governo "ha fatto una furbata". E' un'iniziativa - ha detto ancora - che riflette "una visione xenofoba" anche del sistema paese.

    "Ancora una volta Governo e maggioranza - afferma infine Mauro Libé della direzione nazionale dell'Udc - perdono una buona occasione per ridurre la spesa pubblica e per mantenere una promessa fatta in campagna elettorale. E tutti - conclude - paghiamo le conseguenze di una golden share della Lega che si fa sempre più pesante". Diversità di vedute anche all'interno del pdl: "Chi nel Popolo delle Libertà continua a chiedere l'abolizione delle Province - ha dichiarato il consigliere provinciale di Livorno PdL, Maurizio Zingoni, componente dell'Ufficio di Presidenza dell'Upi - non ricorda il programma con cui è stato eletto".

    Sempre oggi è arrivata alla manovra la bocciatura anche dei Comuni; il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, che ha riunito a porte aperte il comitato direttivo, è stato lapidario: se le cifre che riguardano i Comuni non torneranno ad essere quelle iniziali (800 milioni per il 2011 e 1 miliardo e 600 milioni nel 2012) fatte dal ministro dell'Economia sabato scorso in un incontro preliminare con l'Anci, i Comuni in conferenza Unificata esprimeranno parere contrario al decreto; "sarà - ha detto il sindaco di Torino - un no secco, senza se e senza ma". Chiamparino critica il governo per il balletto di cifre e di stesure di una manovra "affannata e arruffata" poco federalista e "assolutamente insostenibile così com'é per i Comuni". Chiamparino annuncia controproposte da portare al Parlamento. Nel comitato direttivo sono molti i sindaci che intervengono sulla stessa lunghezza d'onda del presidente e c'é chi fa proposte forti, come il sindaco di Piacenza e vice presidente dell'Anci, Roberto Reggi: "Se lo Stato ci affama non paghiamo le spese che lo stato ci impone tipo i servizi per la manutenzione e gestione ordinaria e straordinaria dei tribunali". Anche il presidente dell'Anci è entrato nel merito innescando con il presidente dell'Upi, una polemica con uno scambio di battute colorite. Chiamparino parlando della necessità di affrontare una riforma degli enti intermedi, ha detto che le province sono retaggio di un impianto centralistico dello Stato; Castiglione gli ha risposto che allora il retaggio storico dei comuni è medioevale. Il mach si è concluso in serata con una sorta di riconoscimento nel valore di ciascun ente.

     

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