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    Dieci province tagliate dalla manovra fiscale.Tremonti nega. E' giallo

     

     

    Dieci province tagliate dalla manovra fiscale, ci sono Vibo e Crotone. Coro di proteste, Bossi dice no, Tremonti nega. E' giallo

    26 mag 10 Quelli proposti dalla manovra sono tagli "duri ma inevitabili" che però "non fanno morire nessuno". Lo ha detto Bossi. Così la scure del Tesoro non si è abbattuta solo sugli sprechi ma è giunta a cancellare in un colpo solo 10 province. Decisione che ha avuto disco rosso d Bossi, che stasera ha cenato con Tremonti. Quest'ultimo, poco prima, in un incontro con i parlamentari del pdl, alla Camera, presente Silvio Berlusconi, avrebbe negato questo taglio. La manovra non contiene l'abolizione di "nessuna provincia, dove l'avete letto? Non è così, è falso", avrebbe detto il ministro confortato dal premier. Da qui il giallo sull'esistenza o meno di questa misura che invece è stata messa nero su bianco sul sito del tesoro che parla di "abolizione" di 10 piccole province. Un 'taglio' che ha subito scatenato gli appetiti dei 'rigoristi' e, soprattutto, di quelli che in più occasioni hanno puntato il dito contro gli sprechi e le burocrazie stratificate dei governi provinciali. I primi e più convinti a chiedere un azzeramento totale delle province sono stati i finiani che con una lettera aperta pubblicata su Il Secolo, hanno perorato direttamente con il titolare dell'Economia la loro causa. Appetiti che, pur in tempi di austerity, non invogliano più di tanto il titolare del Tesoro che - anche a fronte delle numerose preoccupazioni giunte da ogni angolo dello stivale - ha voluto subito precisare che non c'é in vista nessuna abolizione delle province anche perché "per abolirle occorre modificare la Costituzione". Una rassicurazione, rafforzata in serata anche dal presidente del Consiglio, presa con sollievo soprattutto dal leader della Lega, Umberto Bossi che un po' scherzando un po' no ha voluto puntualizzare anche con i giornalisti che su questo tipo di tagli "ci fermiamo qui" perché "andare oltre sarà difficile. Del resto - ha aggiunto - se uno prova a tagliare la provincia di Bergamo, scoppia la guerra civile...". Meno divertita è la reazione delle opposizioni. Secondo il pd, infatti, "l'annunciata abolizione delle province è una farsa bella e buona" costruita su criteri "incomprensibili". "O si aboliscono tutte le province, oppure nessuna", scandisce la vicepresidente dei senatori Udc, Dorina Bianchi che invita anche a riflettere come "la soppressione delle province comporti anche la chiusura di presidi importanti, come le Prefetture"

    Da Biella a Vercelli, passando per Rieti e Vibo Valencia. Sono dieci le provincie che vengono abolite in base alla manovra varata dal governo. Eccole. Nel Piemonte ci sono Biella e Vercelli; in Toscana, Massa Carrara; nelle Marche, Ascoli Piceno e Fermo; nel Lazio, Rieti; nel Molise, Isernia; nella Basilicata, Matera; in Calabria, Crotone e Vibo Valentia

    Tremonti dice no. Quelli proposti dalla manovra sono tagli "duri ma inevitabili" che però - come ha detto Bossi in serata - "non fanno morire nessuno". O quasi... La scure del Tesoro, infatti, non si è abbattuta solo sugli sprechi più tradizionali ma è giunta addirittura a cancellare in un colpo solo 10 province. Un 'taglio' che ha subito scatenato gli appetiti dei 'rigoristi' e, soprattutto, di quelli che in più occasioni hanno puntato il dito contro gli sprechi e le burocrazie stratificate dei governi provinciali. I primi e più convinti a chiedere un azzeramento totale delle province sono stati i finiani che con una lettera aperta pubblicata su Il Secolo, hanno perorato direttamente con il titolare dell'Economia la loro causa. Appetiti che, pur in tempi di austerity, non invogliano più di tanto il titolare del Tesoro che - anche a fronte delle numerose preoccupazioni giunte da ogni angolo dello stivale - ha voluto subito precisare che non c'é in vista nessuna abolizione delle province anche perché "per abolirle occorre modificare la Costituzione". Una rassicurazione, rafforzata in serata anche dal presidente del Consiglio, presa con sollievo soprattutto dal leader della Lega, Umberto Bossi che un po' scherzando un po' no ha voluto puntualizzare anche con i giornalisti che su questo tipo di tagli "ci fermiamo qui" perché "andare oltre sarà difficile. Del resto - ha aggiunto - se uno prova a tagliare la provincia di Bergamo, scoppia la guerra civile...". Meno divertita è la reazione delle opposizioni. Secondo il pd, infatti, "l'annunciata abolizione delle province è una farsa bella e buona" costruita su criteri "incomprensibili". "O si aboliscono tutte le province, oppure nessuna", scandisce la vicepresidente dei senatori Udc, Dorina Bianchi che invita anche a riflettere come "la soppressione delle province comporti anche la chiusura di presidi importanti, come le Prefetture"

    Bianchi (Udc) "Abolire tutte le province o nessuna". ''O si aboliscono tutte le province, oppure nessuna: non si possono fare due pesi e due misure, sulla base di decisioni adottate con criteri opinabili come i soli dati relativi al numero di abitanti''. Cosi', in una nota, Dorina Bianchi, vicepresidente dei senatori Udc. ''Invitiamo anche a riflettere sul fatto - prosegue - che la soppressione delle province comporta anche la chiusura di presidi importanti, come le Prefetture; tale eventualita', quindi, metterebbe in seria difficolta' quelle province, come Crotone e Vibo Valentia in Calabria, dove imponente e' la presenza della criminalita' organizzata''. ''Come al solito - conclude Bianchi- una buona misura come l'abolizione delle province, si traduce invece in uno spot che, se applicato in questo modo, non portera' a nessun risparmio e a nessun reale vantaggio per l'economia''.

    Censore "E' paradossale". ''Come dire: tutti i nodi vengono al pettine. Per anni il ministro Tremonti ha piu' volte asserito che i conti sono a posto. Ed invece, il Governo Berlusconi ha preso in mano le cesoie per apportare una serie di tagli indiscriminati, che peseranno come al solito sulle spalle dei piu' deboli''. E' quanto afferma Bruno Censore, Consigliere Regionale del Pd, nel commentare la manovra economica varata dal Governo e focalizzata sui tagli alla spesa pubblica per fronteggiare la crisi che riguardano da vicino anche Vibo Valentia, visto che il provvedimento finanziario prevede la soppressione delle Province con meno di 220mila abitanti. ''Anziche' - aggiunge - apportare modifiche e riforme strutturali, il Governo continua a bloccare i contratti, a cacciare i precari e a penalizzare sempre piu' gli Enti locali. A pagare, insomma, sono sempre i piu' deboli, se si considera che e' anche arrivata la stretta sulla spesa in materia di invalidita', con l'elevazione percentuale di invalidita' dal 74% all'80% per la concessione dell'assegno. Si tratta di una soluzione semplicistica e improponibile. La legge Bassanini e i decreti legislativi di attuazione negli anni hanno fatto si' che alle Amministrazioni provinciali venissero trasferite o delegate ulteriori importanti responsabilita', di conseguenza le Province - compresa quella di Vibo Valentia - rappresentano oggi Enti che assumono un preminente ruolo nel coordinamento dei servizi che travalicano le dimensioni comunali. A mio giudizio, insomma, e' davvero paradossale che il Governo spinga per la soppressione di un Ente che negli anni, con una serie di provvedimenti, alcuni dei quali pure recenti, e' stato rafforzato. Cancellare la Provincia di Vibo Valentia, dunque, e' un chiaro atto di superficialita'''. ''Inoltre, come tralasciare - prosegue Censore - il fatto che con la paventata soppressione della Provincia di Vibo Valentia saranno pure liquidate la Questura e la Prefettura, due importanti presidi di legalita' in un territorio, quello Vibonese, caratterizzato da un'allarmante recrudescenza criminale. E poi, mi viene da chiedere, cosa crede di risparmiare il Governo eliminando la Provincia di Vibo se i dipendenti saranno assorbiti da un altro Ente? Come Pd, coinvolgendo anche l'intera deputazione parlamentare, annunciamo fin da ora una ferma mobilitazione e una veemente resistenza per evitare che ai danni del nostro territorio venga perpetrato, con un iniquo provvedimento a mio avviso solo propagandistico, un ingiusto scippo che provocherebbe un irrimediabile impoverimento del gia' martoriato territorio vibonese''

    Amministratori: si viola la Costituzione. La riduzione del numero delle province si farà. Dopo un rincorrersi di voci altalenanti, in serata arriva la conferma dal sito del ministero dell'Economia che, nel descrivere le misure adottate con la manovra, spiega che "sono abolite 10 piccole Province, con meno di 220.000 abitanti, non ricadenti in regioni a statuto speciale". E poco dopo arriva l'elenco: nel Piemonte ci sono Biella e Vercelli; in Toscana, Massa Carrara; nelle Marche, Ascoli Piceno e Fermo; nel Lazio, Rieti; nel Molise, Isernia; nella Basilicata, Matera; in Calabria, Crotone e Vibo Valentia. Per tutto il giorno la vicenda dell'abolizione delle province si è tinta di toni foschi, scatenando polemiche e proteste: sembra, infatti, che ieri nella riunione con il ministro Tremonti i diretti interessati non abbiano avuto alcuna informazione al riguardo salvo poi apprendere della notizia dai giornali di questa mattina. E che nel testo arrivato in Cdm non ci fosse alcun cenno. Peraltro nella conferenza stampa a Palazzo Chigi né il premier Berlusconi, né il ministro Tremonti ne avevano fatto cenno. Come se non bastasse - a detta di molti fra i presidenti delle province interessate - un tale provvedimento del governo potrebbe essere ritenuto incostituzionale dato che la materia ad oggi è regolata dall'art 133 della Carta. "Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province - si legge nell'articolo in questione - nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modifiche le loro circoscrizioni e denominazioni". Poi, in serata, la conferma da parte del Ministero dell'economia. Giallo nel giallo, per tutto il giorno era rimasta esclusa l'eventualità dell'abolizione di province confinanti, che aveva "salvato" Vercelli, per via di appena un chilometro del proprio territorio confinante con la Svizzera. Sempre dal sito del ministero dell'economia, la "doccia fredda" serale: nessuna eccezione per le province di confine, per cui anche la provincia di Vercelli sarà cancellata. Le prese di posizione contro il provvedimento non si risparmiano, a cominciare dal presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, che annuncia per domani la riunione dell'Ufficio di presidenza e subito dopo una conferenza stampa. "Attendiamo di leggere il provvedimento - dice - per dare una valutazione seria e approfondita riguardo alla manovra finanziaria, sia per la parte economica, sia per le norme ordinamentali che conterrà". "La cosa più divertente - gli fa eco l'ex presidente dell'Upi e presidente della provincia di Rieti Fabio Melilli - di questa vicenda è che, scomparendo Isernia e Matera, il Molise e la Basilicata diventeranno Regioni che coincidono con la Provincia". Altri presidenti delle province "colpite" reagiscono e gridano all'incostituzionalità. "Avanzeremo dei dubbi sulla costituzionalità del provvedimento - dice il presidente della Provincia di Crotone, Stanislao Zurlo - che in realtà creerebbe modestissimi risparmi e penalizzerebbe ulteriormente aree già in grosse difficoltà dal punto di vista sia economico che sociale. Sarebbe più logico semmai abolire le province nei cui bacini ricadono aree metropolitane". "Il Governo - dice il presidente della provincia di Fermo (fra le ultime nate), Fabrizio Cesetti eletto il 22 giungo 2009 - ignora la Costituzione. Non conosciamo ancora l'esatto contenuto della manovra - premette - ma il taglio delle Province sarebbe un provvedimento anticostituzionale. L'art.133 della nostra Carta è chiaro. Il Governo dovrebbe prima modificare la Costituzione per rendere valido il provvedimento". In perfetta sintonia, il sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio: " è la Costituzione che detta le norme per la tutela delle Province". "Stupita" per la "superficialità " con cui il Governo affronta "questioni istituzionali di assoluto rilievo" la presidente dell'Upi Marche Patrizia Casagrande (Pd), la quale sottolinea che la costituzionalità del provvedimento "é tutta da verificare".

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