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    I vescovi contro il federalismo "Una riforma fragile"

     

     

    I vescovi contro il federalismo "Una riforma fragile"

    10 mag 10 I vescovi italiani lanciano l'allarme-federalismo ed il rischio di una riforma ''spendibile sul piano del consenso'' ma ''fragile sul piano dell'architettura istituzionale e del tasso di reale innovazione''. Di un processo cioe' - mette nero su bianco la Cei nel suo documento preparatorio alla 46/ma Settimana sociale dei cattolici italiani - dettato da ''decisioni-manifesto'' con ''molti elementi di incertezza'' che non solo rischiano di rimettere in ''moto un meccanismo centralistico'' ma che rendono anche ''incerto il principio di solidarieta''' dimenticando ''i pregi sistemici del principio di sussidiarieta''. I vescovi, che si dicono pronti ad accompagnare il paese nel necessario processo di riforme, comprese quelle istituzionali, non chiudono la porta al federalismo fiscale ma sottolineano come, allo stato attuale, ''una risposta esauriente non sembra possibile''. E spiegano che ''l'architrave di questo processo'' e' il sistema fiscale che deve essere ''lontano dalle opposte ideologie della chiusura egoistica e identitaria di tipo e delal centralizzazione burocratica dello stato nazione''. Mentre nell'attuale dibattito - sottolineano - ''si prevedono dosi massicce di uniformita', anche per i territori fiscalmente autosufficiente, rimettendo in moto un meccanismo centralistico che non fa crescere poteri e responsabilita'''. Una presa di posizione quella della Conferenza Episcopale Italiana che ha aperto il dibattito politico. A cominciare dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che avverte come ''mai come in questo momento attuare il federalismo e' indispensabile'' mentre i veneti, ha aggiunto, ''non pagheranno i falsi invalidi, la malasanita', i disavanzi dei bilanci dei territori del Sud. Piuttosto, si appellano al Sud virtuoso, che esiste, perche' dia una spallata a quanto accaduto fino ad ora e imponga un modello corretto di sviluppo''. A condividere le preoccupazoni della Cei e' invece il parlamentare Pdl di area finiana, Silvano Moffa. ''Un federalismo fiscale che non sia accompagnato da un tasso di solidarieta' e da una costruzione che miri a superare le disuguaglianze e a far si' che ci sia davvero coesione sociale - ha osservato - puo' effettivamente creare dei rischi di ulteriori divaricazioni e separazioni in un sistema paese che di tutto ha bisogno tranne che di dividersi''. Nel mirino dei vescovi c'e' il divario Nord-Sud ma anche gli ''squilibri nelle aree del centro del Paese'' come ha sottolineato mons. Arrigo Miglio, responsabile Cei per i Problemi sociali e il Lavoro e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali che quest'anno, significativamente, si terranno a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. Cosi', spiegano ancora i vescovi nel documento-agenda, ''e' opportuno'' meditare sui ''dualismi e sulle differenze territoriali del Paese, ampliando la riflessione al federalismo inteso come decentramento funzionale e non solo territoriale'' soprattutto per evitare ''gli effetti perversi'' come il ''federalismo per abbandono''. La Cei si dice pronta a un contributo a tutto campo sul fronte delle riforme istituzionali. Una ''transizione'', spiegano, che va completata individuando i giusti ''contrappesi'' nell'architettura istituzionale ed elaborando una ''legge elettorale coerente'', elementi che non contraddicono ''la richiesta di una maggiore capacita' decisionale delle istituzioni politiche e della corrispondente responsabilita'''. Tra i punti nell'agenda fissata dai vescovi per una Italia che ''torni a crescere'', spazio anche al tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e alla riforma fiscale nel senso di uno spostamento della pressione dal lavoro e dagli investimenti alle rendite, e di una valorizzazione del quoziente familiare.

     

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