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    Regione Calabria celebra 40 anni Consiglio regionale

     

     

    Consiglio regionale celebra i suoi 40 anni. Talarico "Tappa storica". Scopelliti "Serve unità"

    13 lug 10 Si e' svolta stamani la commemorazione del 40/mo anniversario del consiglio regionale della Calabria. Il Presidente del consiglio regionale, Francesco Talarico, nel suo discorso, ha evidenziato che i ''quaranta anni di regionalismo sono tappa storica importante''. ''L'iniziativa odierna - ha detto Talarico - sui quarant'anni della Regione, nata su impulso dell'associazione degli ex consiglieri regionali, a cui va il mio ringraziamento per la passione e l'impegno che profondono su questi temi, e' la prima di una serie di altri eventi che abbiamo in mente di realizzare. Quaranta anni di regionalismo sono una tappa storica importante per una riflessione collettiva sui percorsi che hanno visto formarsi le classi dirigenti della Calabria, specie in una fase come quella che stiamo attraversando oggi. D'altra parte, le celebrazioni non sono mai rituali. Sono, al contrario, momenti fecondi per guardarsi indietro e capire i passi in avanti che sono stati fatti ed anche gli errori che sono stati compiuti, consapevolmente od inconsapevolmente. Ma sempre con l'obiettivo di assicurare, in questo caso alla nostra terra ed alle nostre popolazioni un futuro dignitoso. Un saluto particolare voglio indirizzare al primo Presidente del nostro Consiglio regionale, l'onorevole Mario Casalinuovo che, dal 1970 al 1973, e' stato il primo dei 12 Presidenti dell'Assemblea calabrese''. ''Un ricordo - ha proseguito - va anche al primo Presidente della Giunta regionale, Antonio Guarasci, politico di grande statura culturale, che purtroppo non riusci' a completare il mandato per la morte prematura e tragica avvenuta nel 1974. Il primo Presidente di Giunta regionale dei 14 Presidenti che in quaranta anni si sono succeduti alla guida della nostra Regione. Cosi come saluto i Presidenti di Giunta e Consiglio presenti qui oggi in questa assise celebrativa. La nascita delle Regioni ha avuto un iter lungo e travagliato. Nel 1970, dopo ben 22 anni dalla originaria previsione costituzionale, si completava il disegno di articolazione territoriale della Repubblica tracciato dai padri costituenti. L'idea regionale, che muto' profondamente il quadro nazionale, vide muovere i primi passi pero' con l'Unita' d'Italia. Occorrera' attendere un lungo periodo, le nobili intuizioni di don Sturzo e soprattutto la Carta costituzionale del 1948, con cui si poneva fine allo Stato autoritario, per valorizzare le autonomie territoriali. Oggi la prospettiva del regionalismo e' cronaca quotidiana, oggetto di ampio dibattito che coinvolge il presente e il futuro. L'elezione diretta e', dopo il nuovo meccanismo elettorale del 1995, la formula che dal 2000 garantisce alle Regioni governabilita' e rappresentativita'''. Talarico ha poi evidenziato che ''siamo giunti al punto di snodo del nostro presente che ci impone una domanda: dove intendiamo andare ? La risposta e' apparentemente semplice: verso un riassetto generale dello Stato di tipo federalista che includa le Regioni in una visione unitaria e solidale. Sono processi istituzionali piu' volte ventilati, ma che, per le ragioni piu' svariate, a volte sembrano sparire dalla discussione, - come e' accaduto in questi ultimi giorni - in cui le Regioni vengono additate come luoghi di sprechi e di sperperi in una prospettiva che francamente e' inaccettabile culturalmente, prima ancora che politicamente. Le Regioni hanno senz'altro molte colpe. Ma da qui a considerarle il buco nero del Paese, come pure da qualche autorevole ministro e' stato lasciato intendere, c'e' una bella differenza. Questa ricorrenza, pertanto, deve essere l'occasione, per le classi dirigenti della regione e per tutti i cittadini calabresi, per capire da dove siamo partiti e a che punto e' giunto il processo di unitarieta' della regione, dopo la profonda frattura che ha segnato quegli anni, per fronteggiare un popolo in rivolta, con la presenza dell'esercito nelle strade di Reggio Calabria ed il sacrificio di diverse vite umane. Furono mesi di terrore e di paura, fin quando non si giunse al ''pacchetto Colombo'' con l'impegno del Governo - purtroppo non rispettato - di creare in Calabria 30mila nuovi posti di lavoro e 1' articolata distribuzione, sul territorio calabrese, dell'Istituzione Regione (a Catanzaro la Giunta, a Reggio il Consiglio e la promessa del V Centro siderurgico a Gioia Tauro e la Liquichimica a Saline Joniche ed a Cosenza, gia' sede Rai, la tanto attesa Universita' ad Arcavacata). In questo scenario prende corpo la rivolta e la protesta sociale di Reggio Calabria da cui origina la frattura piu' grave della nostra storia di calabresi. Questo e' l'inizio della storia della nostra Regione. Poi si sono susseguite otto legislature con qualche luce e tante ombre. Con maggioranze instabili, crisi perenni, giunte dalla vita assai breve, 'ribaltoni' che hanno inciso negativamente sullo sviluppo e la crescita''. ''Ci ritroviamo - ha concluso - ai tempi odierni. Il voto del 28 e 29 marzo ha determinato l'elezione per la prima volta nella storia, da quando c'e' l'elezione diretta, di un reggino alla Presidenza della Giunta che ha sede a Catanzaro votato con grande consenso anche nella citta' Capoluogo di Regione e di un eletto alla Presidenza del Consiglio regionale espressione della provincia di Catanzaro. Il nostro impegno e il nostro lavoro potra' contribuire non solo a creare sinergia tra Giunta e Consiglio e accorciare le distanze, ma soprattutto a dare messaggi chiari che la Calabria e' unita e vuole puntare sulla valorizzazione dei diversi territori in base alla caratteristiche e ai punti di forza. Adesso tutti noi abbiamo la possibilita' di dedicare le nostre energie per costruire un sistema-regione moderno, dinamico, efficente. C'e' tanto da fare e sono sicuro che insieme, lavorando bene, faremo crescere la nostra terra''

    Scopelliti "Serve unità". ''Sono particolarmente lieto di poter partecipare a questa storica ricorrenza politica che segna un passaggio importante per la nostra Calabria, quella del ricordo per la nascita dell'istituzione della Regione. Ci troviamo a discutere e a ricordare le scelte effettuate dall'allora classe dirigente che tanto fecero discutere, non solo in Calabria ma anche nel resto del paese''. E' quanto ha detto il Presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, nel corso della cerimonia per il 40/mo anniversario del consiglio regionale della Calabria. ''La nostra Regione - ha proseguito - nasceva con presupposti che hanno portato ad anni di contrapposizioni e divisioni, molte delle quali ricostituite con fatica ed impegno dalle successive generazioni, in grado di saper esprimere quei sani valori dell'altruismo e della lotta per il bene comune. A distanza di 40 anni, il nostro regionalismo, frutto di numerose tristi incomprensioni, va riletto con gli occhi della storia e nuovamente interpretato nel suo significato piu' profondo, perche' con il tempo le sfide si sono fatte piu' difficili e competitive. L'impegno di chi in quegli anni ha operato su piu' fronti, anche con grande impegno, e' stato spesso interpretato in termini di difesa del proprio territorio, rafforzando un clima a tratti ostile. Le scelte di allora ci hanno portato a dividerci piuttosto che a unirci per rendere sempre piu' forte il nostro territorio, una condizione aggravata dal clima teso di un lungo periodo, quello tra gli anni '70 ed '80, contraddistinto da altre fratture sociali ed economiche che certamente non hanno agevolato processi di unita' e collaborazione''. ''Nelle nostre provincie - ha aggiunto Scopelliti - si sono create piu' illusioni che certezze, e' la storia che ci porta in dote questa triste realta', legata principalmente al fallimento dei poli industriali e a scelte che poco hanno avuto attinenza con le tradizioni e le aspirazioni della Calabria. Riflettere sul quel periodo significa anche leggere le due facce del regionalismo calabrese, in grado di saper esprimere grandi professionalita' come anche grandi contraddizioni. Nel corso degli anni molta strada e' stata percorsa, ricordo con particolare emozione l'apertura della nuova sede del Consiglio Regionale, a Reggio Calabria, 'palazzo Campanella', la casa dei calabresi, che ebbi la fortuna di inaugurare da Presidente dell'assemblea. Si e' trattato di una tappa fondamentale, per ricucire storiche ferite e riconciliare un popolo che attende il riscatto dovuto. La politica calabrese ha assunto una veste piu' identificativa, avviandosi verso un cammino di maggiore normalita' e di confronto con le altre istituzioni regionali ed internazionali, quali l'Unione Europea. Da quel lontano 14 luglio di 40 anni fa, siamo tutti chiamati a guardare al futuro della Calabria, partendo dal principio che e' indispensabile completare il processo di unificazione, territoriale e politico. La scelta capillare e trasparente di un reggino a Presidente della Calabria da parte di tutte le cinque provincie, rappresenta un messaggio forte che i cittadini hanno voluto consegnare alla politica. E per quanto ci riguarda, il messaggio e' stato raccolto''. Scopelliti ha poi evidenziato che ''appare del tutto evidente l'importanza che le Regioni assumono nell'ottica del panorama politico nazionale, restituendo a noi amministratori una grande chance da mettere a disposizione per i nostri concittadini. Abbiamo chiamato a collaborare al progetto di rilancio, figure che avvertono quanto mai un solo grande bisogno, contribuire a rendere chiara l'esigenza di una Calabria compatta e moderna. Questa e' l'idea che coltivano tutti i calabresi, questo e' il concetto unificante che ci deve rendere piu' forti e coesi, soprattutto alla luce di questi ultimi difficili mesi del nostro paese. Fare squadra e' un modo di operare che intende coinvolgere tutti coloro che nel proprio ambito hanno a cuore le sorti della Calabria, convinti che le forze positive e la legalita' e' la strada migliore per uscire dal tunnel dell'emergenza. Dalla crisi generalizzata che coinvolge tutto il paese le Regioni d'Italia e la Calabria in particolare e' chiamata a rispondere alla scommessa del ''federalismo'', attuando scelte coraggiose, in gran parte dettate dalle necessita' di mantenere un buon livello di servizi da erogare al cittadino. Caro Presidente Talarico i primi segnali che giungono dal Consiglio che tu presiedi dandone prestigio, sono decisamente positivi''. ''Certo, il cammino - ha concluso - che ci attende non e' comunque facile, siamo dentro ad una crisi che condiziona il nostro operato, ma e' piu' forte la voglia di superare le note emergenze (sanita', ambiente, infrastrutture, occupazione) per poi investire su quelli che sono i settori fondamentali e reali per lo sviluppo socio-economico della Calabria: il turismo, l'agricoltura, l'imprenditoria, la ricerca scientifica. Oggi il regionalismo sta trovando la sua definitiva identita', ecco perche' chiamiamo a raccolta tutta la Calabria, emarginando la criminalita' ed esaltando le energie ed i tanti cervelli per segnare una svolta di serenita', sicurezza e progresso. Che questa ricorrenza sia quindi un motivo di festa per l'intera Regione, lo dico con convinzione, spinto dalla grande passione e partecipazione che ho riscontrato nel corso degli ultimi mesi da migliaia di calabresi che ci hanno chiesto chiaramente di cambiare per migliorare''.

    Pergamene ricordo a ex consiglieri. Si e' concluso con la cerimonia della consegna delle pergamene ai consiglieri della prima legislatura il dibattito sui 40 anni di regionalismo in Calabria, tenutosi stamani a Palazzo Campanella. La pergamena-ricordo e' stata consegnata dal Presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico e dal Presidente della giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, agli ex consiglieri Alfieri, Cirillo, Corigliano, Fittante, Guarascio, Mascaro, Mundo, Rende, Rossi, ed ai parenti dei consiglieri deceduti: Mallamaci, Latella, Marini, Liguori e Intrieri. Nel dibattito, sono intervenuti, oltre i presidenti Talarico e Scopelliti, i capigruppo del Pd, Alessandro Principe e del Pdl, Luigi Fedele. Per Principe, ''40 anni sono un breve termine per scrivere la storia del nostro regionalismo, ma rimane necessario capire cosa in questo tempo non ha funzionato sotto il profilo istituzionale. Fra i pochi successi vi sono da annoverare il porto di Gioia Tauro ed il sistema universitario calabrese, ma molter cose sono rimaste nell'ombra. In particolare in questi quattro decenni, settori come sanita', trasporti ed ambiente, affidati alla competenza esclusiva della Regione, non hanno prodotto i risultati sperati. E' mancato un progetto di sviluppo della Regione anche attraverso l'efficace programmazione dei Fondi europei e solo negli ultimi anni si e' assistito ad u n tentativo lodevole di cambiare rotta''. ''La Calabria - ha detto ancora Sandro Principe - non e' mai stata una regione unita e lo stesso atto di nascita della Regione e' avvenuto in presenza in presenza del potente ruggito del mostro rappresentato dalla divisione in 'Calabrie', di cui i moti di Reggio sono stati l'emblema. Cio' che e' cambiato -ha concluso Principe - non e' tanto il modo di fare politica e di gestire il potere, quanto la sua concentrazione in una sola figura istituzionale. Se il sistema ha generato maggiore stabilita', questa si e' ottenuta pagando pesanti prezzi nel funzionamento del gioco democratico''. Luigi Fedele, ha detto che ''la Calabria ha urgenza di parlare all'Italia. E di uscire dall'emarginazione e dall'isolamento. Se restiamo chiusi nel nostri confini non avremo futuro. Ma le cose, in questi pochi mesi di Presidenza Scopelliti, stanno gia' cambiando. L'unica forza di cui una regione del profondo Sud dispone e' la capacita' di essere unita e di concentrare le forze su specifici obiettivi, anziche' disperderle in cento inutili polemiche interne. Percio' considero il voto dei calabresi di marzo 2010, decisivo per la storia della nostra Regione. La classe dirigente che ha avuto il mandato di governare deve comprendere che i calabresi le hanno assegnato anche il compito di porre fine alle storiche divisioni istituzionali e politiche''. Fedele ha poi indicato nel federalismo e nel senato delle regioni ''lo sbocco per superare vecchie contraddizioni, per rimarcare l'autonomismo dei territori e la loro capacita' di autogoverno. Tenere in ordine i conti significa amministrare bene la 'res pubblica' per nome e per conto del popolo. Chi non ci riesce e' bene che se ne assuma la responsabilita' dinanzi agli elettori. Questa e' la porta stretta da cui deve passare la classe politica nel Mezzogiorno, se vuole riguadagnare affidabilita' e credibilita', sia nei confronti dei propri amministrati che del Paese e dell'Europa''

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