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    Giovani Udc Calabria “No alla violenza nelle piazze si al dialogo”

     

     

    Giovani Udc Calabria “No alla violenza nelle piazze si al dialogo”

    19 dic 10 Il nostro NO alla violenza ed alle forme di protesta estreme è fermo e deciso, così come lo è la nostra vicinanza e solidarietà nei confronti delle Forze dell’ordine e di quei ragazzi in divisa che, ogni giorno, si ergono a difesa dello Stato, della giustizia, della legalità e della libertà. Allo stesso tempo, tuttavia, reputiamo necessario ed essenziale, nonché moralmente corretto, che la politica e la classe dirigente si rendano protagoniste di un confronto pacato e costruttivo, innanzitutto verso le nuove generazioni e verso il mondo studentesco che, purtroppo, soffre una riforma del sistema scolastico ed universitario che, innegabilmente, racchiude, al suo interno, molti aspetti critici e negativi: su tutti il taglio agli investimenti ed il centralismo burocratico. Al Governo, allora, chiediamo di evitare pericolose e controproducenti prove di forza che, ahinoi, potrebbero addirittura incentivare imprudenti strumentalizzazioni delle proteste studentesche da parte di quei facinorosi ed estremisti che, sfruttando la buona fede di migliaia fra ragazze e ragazzi, scatenano il caos al solo obiettivo di minare la stabilità delle Istituzioni, in nome di quell’anarchia e di quel libertinaggio che nulla hanno a che vedere con la storia democratica dell’Italia. La politica ha l’obbligo di ascoltare, senza trincerarsi sulle proprie posizioni, sfuggendo al muro contro muro e dialogando; prendendo atto di ciò che gli studenti pensano in relazione ad una riforma scolastica che interessa principalmente loro ed il futuro delle prossime generazioni. I gravissimi fatti accaduti a Roma, lo scorso 14 dicembre, pertanto, devono essere sì condannati con determinazione e senza indugi, ma devono ugualmente condurci a considerazioni e riflessioni che non possono essere sottovalutate o, peggio ancora, ignorate. Il mondo studentesco ha il sacrosanto diritto di essere ascoltato, così come ha il dovere di prendere le distanze e disconoscere la violenza delle piazze. Le Istituzioni, dal canto loro, facciano proprie le istanze di chi protesta civilmente, di chi vuol far udire il dissenso e le paure di affrontare un futuro soffocato tra la crisi economica e la precarietà. Il passato più recente, insomma, sia da monito: il dialogo prima di tutto!

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