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    A Carolei tavola rotonda su Costituzione e Legalità

     

     

    A Carolei tavola rotonda su Costituzione e Legalità

    29 ago 10 Sabato 28 agosto scorso si è tenuta a Carolei, nella sala del Complesso Scolastico “Q. Quintieri”, la Tavola Rotonda organizzata dal Circolo “Antonio Gramsci” sul tema: “La Costituzione italiana 60 anni dopo. Prospettive attuali e lotta alla corruzione”. La sala era piena, nonostante il caldo della serata di fine agosto. L’argomento, del resto, era pregnante ed il relatore veramente d’eccezione: il dott. Romano De Grazia, già Presidente Suprema Corte di Cassazione e fondatore Centro Studi “Lazzati”. I lavori sono stati presentati dal Presidente del Circolo Pierfrancesco Lincol e moderati dalla giornalista Rita Benigno. Sono intervenuti l’On.le Angela Napoli, il Consigliere regionale Mimmo Talarico e la dott.ssa D’Astoli del Centro Studi Lazzati. Le conclusioni sono state affidate all’On.le Doris Lo Moro. Hanno portato i saluti il Sindaco di Carolei Francesco Rotondaro e la dott.ssa Chiappetta, dirigente dell’istituto scolastico; presente in sala l’Assessore al’’Urbanistica e Pari Opportunità Ivana Tedesco. Si è discusso di difesa della Costituzione, sottoposta a continui attacchi da parte di chi non solo non la rispetta, ma intenderebbe cambiarla per affievolire la portata dei valori di cui è portatrice e delle regole ad essa connesse. Necessaria la restituzione del territorio alla legalità, intesa anche come atteggiamento culturale e civile, tanto più necessaria nell’attuale momento storico nel quale sembrano essere in discussione i diritti della persona e del cittadino, con un attacco senza precedenti alle conquiste del lavoro, a quelle della libertà di stampa e dell’unità del Paese. Particolarmente interessante il discorso sul Disegno di legge “Lazzati”, il cui promotore e strenuo difensore è proprio il dott. De Grazia, che dopo 17 anni è stato approvato dalla Camera dei Deputati ed attende adesso il definitivo passaggio al Senato: tre articoli, successivamente unificati in due, diretti ad introdurre nel sistema il divieto di attività propagandistica elettorale alle persone sottoposte alla misura di sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza. «Non esiste legalità senza leggi e senza il rispetto di quelle esistenti» – ha affermato il dott. De Grazia, secondo il quale «con le parate, gli appelli alla legalità ed i discorsi dei “professionisti dell’antimafia” non si va da nessuna parte ed anzi diventa più profondo il baratro in cui è stata affondata la nostra regione». E’ dunque assolutamente necessario colmare il vuoto presente nell’ordinamento giuridico italiano, che impedisce sì ai mafiosi l’elettorato attivo e passivo ma formalmente consente loro la possibilità di propaganda elettorale a causa della lacuna normativa in tal senso. Il Disegno di Legge “Lazzati” mira dunque ad impedire il voto di scambio e, quindi, la contaminazione mafiosa della procedura elettiva dei candidati nelle elezioni locali e nazionali. A rischiare una pena detentiva da uno a cinque anni non solo il pregiudicato che abbia svolto attività di propaganda elettorale, ma anche il candidato che se ne sia concretamente avvalso, con conseguente interdizione dai pubblici uffici ed ineleggibilità del condannato per la stessa durata della pena detentiva. Mimmo Talarico ha parlato di un Paese alla deriva, in cui i valori fondanti della Carta Costituzionale sono sistematicamente calpestati ad iniziare dal diritto al lavoro, dell’uguaglianza, delle pari opportunità, ed in cui gli interesse degli esecutivi – dal Governo nazionale a quelli locali – prevaricano le prerogative del Parlamento così come degli organi consiliari. Angela Napoli ha presentato il quadro di un Paese senza legalità, in cui a mancare è soprattutto l’etica politica e la moralità di chi ricopre determinati incarichi. Forte preoccupazione per una politica antimafia che tenta di alzare statisticamente il numero dei Comuni sciolti per mafia, con interventi che hanno suscitato più di una perplessità, salvo poi arrestarsi di fronte a situazioni come quelle del Comune di Fondi e, di recente, quello di Corigliano. Costituzione sotto assedio, spesso cambiata a colpi di maggioranza se non addirittura di fatto con norme ordinarie, tradendo quella fondamentale regola che vorrebbe condivisione e largo consenso alle sue eventuali modifiche; l’esempio è quello del federalismo fiscale, che rischia di imporre una modifica costituzionale già precostituita nella sua portata giuridica e nei suoi effetti. C’è oggi forte bisogno di legalità e non solo in Calabria, da attuare concretamente favorendo l’approvazione di proposte di legge come la “Lazzati”; c’è la necessità di attuare una riforma della Costituzione condivisa e responsabile, salvaguardando l’unità del Paese, e soprattutto di cambiare la legge elettorale, per un Parlamento eletto e non “nominato”, in cui possa riaffermarsi quella centralità del legislatore che la nostra Carta Fondamentale aveva giustamente preteso “senza vincolo di mandato”. La dott.ssa D’Astoli del Centro Studi Lazzati ha letto la relazione inviata dal Sacerdote Aldo Figliuzzi, impossibilitato ad essere presente per gravi motivi. Posta in evidenza e stigmatizzata, accanto ad una Chiesa in prima linea contro la ndrangheta ed a difesa della legalità, quella parte ecclesiastica forse distratta il cui “buonismo” finisce per fare da inconsapevole sponda proprio a quei mafiosi che della “devozione” fanno uso improprio e scorretto. L’On.le Doris Lo Moro ha infine tirato le fila di un lungo ed interessante discorso, evidenziando due fra le criticità più forti che attanagliano il nostro Paese: mancanza di senso dello Stato e delle Istituzioni; mancanza del senso del limite. Ciò che rende più grave la situazione italiana è proprio quella inquietante convinzione di poter fare un uso privatistico ed arbitrario del potere politico, espressione di una drammatica crisi di valori istituzionali e della coscienza democratica, oltre che dell’impoverimento culturale dei gruppi dirigenti a causa di un processo di selezione sempre più circoscritto a scelte di palazzo; siamo cioè di fronte, in poche parole, ad una degenerazione clientelare della democrazia, che fa il paio con un’idea distorta e deviata della sovranità da parte del legislatore che facilmente dimentica che il suo esercizio non è illimitato, ma circoscritto dalle forme e dai modi prescritti dalla Costituzione. Occorre dunque tornare a cercare quel senso dello Stato, e quello del limite, che l’attuale sistema sempre più ristretto delle oligarchie non sembra più in grado di comprendere ed interpretare.

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