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    Pecora “E’ venuto il momento di denunciare”

     

     

    Pecora “E’ venuto il momento di denunciare”

    26 ago 10 Confesso che mi rincresce non poco dover ancora accettare lo stesso copione del dopo Düisburg, con un'informazione nazionale che sembra non volersi curare di ciò che da anni silenziosamente e con coraggio si muove in questa città ed in questa regione, in quelle afose estati dove i giovani che da quattro anni organizzano le meravigliose giornate di “Legalitàlia” in memoria del giudice Antonino Scopelliti, rinunciando alle loro vacanze per cercare di contrastare un nemico che non va mai in ferie, quei giovani che dalla piazza principale di Reggio pubblicamente e senza timori salutano “da uomini liberi” il boss Giovanni Tegano (quello degli applausi davanti alla Questura), sembrano purtroppo destinati e condannati a fare meno rumore del tritolo e delle lupare della 'ndrangheta. Ma non demordiamo, ed andiamo avanti, giorno dopo giorno, anno dopo anno, con una spinta propulsiva sempre più forte. Consci del fatto che ciò che facciamo, stando accanto per quanto possiamo ai magistrati, alle forze dell'ordine ed a quei pochi colleghi giornalisti che con coraggio, ognuno nel proprio campo, contribuiscono all'emancipazione culturale e sociale di Reggio e della Calabria tutta, é prima di ogni cosa una battaglia di civiltà condotta per i nostri figli. Figli ai quali sarebbe stupido e folle, oltre che vile, chi non contribuisse a consegnare una terra migliore di quella ereditata dalla generazione che lo ha preceduto. Ed ora più che mai, alla luce di un cambio di strategia da parte di una criminalità organizzata che ha chiaramente deciso di inseguire un modello para-stragista, ovvero avvertire e circuire direttamente gli uomini e non più l'Istituzione che essi rappresentano, occorre uno scatto d'orgoglio vero, di quelli incredibilmente senza precedenti, qualcosa che faccia capire a questi signorotti del male che sono finiti i tempi in cui ogni potere ricadeva illegittimamente nelle loro mani. La via per sapere chi e perché ha voluto inviare questo ennesimo segnale al procuratore generale Di Landro è una soltanto: i cittadini di Reggio, quelli che rappresentano la parte sana della città (e che sono certo rappresentino la maggioranza della popolazione), devono capire che è giunto il momento di fare la propria parte, attraverso un semplice atto di coraggio e civiltà qual'è la denuncia. Perché é impossibile che in pieno centro, a fine estate, nessuno abbia visto né sentito nulla. Che si risvegli finalmente l'orgoglio apparentemente sopito di questa città, consegnando nelle mani della giustizia gli attentatori alla serenità di un magistrato che altra colpa non ha se non quella di voler continuare a fare dignitosamente il proprio lavoro. Un lavoro che in un Paese civile dovrebbe essere normale poter svolgere serenamente come per chi sceglie di fare l'insegnante, il pasticcere, il manager, il meccanico, l'impiegato o il falegname. Mi rivolgo a tutti gli abitanti del quartiere Caserta: non abbiate paura, diamo tutti insieme una dimostrazione tangibile di fiducia a quegli uomini ed a quelle donne che da anni si prodigano per restituirci i nostri spazi di libertà e di democrazia. Denunciate quegli irresponsabili e codardi dispensatori di paura che ieri hanno piazzato una bomba sotto le vostre abitazioni non curandosi del fatto che magari a quella stessa ora sarebbe potuto rincasare vostro figlio o vostra nipote. Denunciate quegli irresponsabili e codardi soldati di morte che forse credono ancora che questa città e questo popolo potranno essere assoggettati ai loro padroni per altri cent'anni. Denunciate quegli irresponsabili e codardi professionisti della viltà che non hanno capito che anche io mi chiamo Salvatore Di Landro, che anche voi vi chiamate Salvatore Di Landro, che tutti noi ci chiamiamo Salvatore Di Landro. E che se non ci restituiranno la Calabria, dovranno sul serio trovare tanto piombo per ammazzarci tutti.

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