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    Paolini "Cossiga difese in modo inesorabile il vecchio Giacomo Mancini"

     

     

    Paolini "Cossiga difese in modo inesorabile il vecchio Giacomo Mancini"

    18 ago 10 ''Riferiscono le cronache, ampie e dettagliate, che Francesco Cossiga aveva una ristretta cerchia di amici prevalentemente composta di concittadini sardi e di alcuni calabresi 'sanguigni'. Ho avuto il privilegio di conoscere Cossiga al tempo del processo Mancini, quando venne appositamente in Calabria per testimoniare in difesa del leader socialista dall'ignominiosa e fantasiosa accusa di 'concorso esterno in associazione mafiosa'''. Lo ha sostenuto il presidente nazionale dell'Associazione italiana ospedalita' privata, Enzo Paolini, che di Giacomo Mancini era il difensore. ''Cossiga - ha proseguito - non parlo' molto ma fu lapidario e inesorabile nel sostenere l'assurdita' di quell'accusa, fornendo testimonianza diretta della lotta condotta da Giacomo Mancini, in tutte le sedi, contro la mafia e i poteri criminali, dentro e fuori delle istituzioni. Cossiga era amico di Mancini come era amico dei calabresi, anche se faceva una distinzione fra calabresi semplici e calabresi 'sanguigni'''. ''Uomo di grande cultura e di grande coraggio - ha sostenuto Paolini - aveva stima per gli uomini con la schiena dritta che si mettono in gioco e rischiano in proprio quando bisogna difendere principi e valori che si dichiara di voler servire ed onorare. Personalita' forte quella di Cossiga che ha difeso fino all'ultimo giorno della sua vita le regole e l'osservanza dello Stato di diritto, entrando in conflitto esplicito e dichiarato con certa magistratura incline a teoremi ed alle incursioni in campo politico. Non risparmio' critiche fondate al pool di 'mani pulite' per i suoi sconfinamenti dal terreno strettamente giudiziario cosi' come non risparmio' i vertici dell'Associazione nazionale magistrati quando, a difesa dei privilegi castali della magistratura, opponevano pregiudizialmente resistenza ai progetti di riforma dell'ordinamento giudiziario''. ''Con lui - ha proseguito - se ne va certamente un grande italiano e uno statista di rango che si e' trovato a gestire, con ruolo istituzionale, delicatissime vicende della storia repubblicana a tutt'oggi ancora non del tutto chiarite. Dei misteri italiani era ritenuto un profondo conoscitore e forse depositario e non e' detto che nei prossimi giorni non abbia ancora a stupirci con un memoriale che finalmente possa far luce sulle vicende e sui lutti che hanno insanguinato la vita del nostro Paese''. ''Intanto - ha concluso Paolini - rendiamo omaggio al 'picconatore' che se ne va senza funerali di Stato, con quattro lettere alle piu' alte cariche istituzionali rivendicando con orgoglio di aver sempre operato al servizio degli interessi dell'Italia''.

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