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      Da Sila '49 premio alla Carriera a Luciana Castellina

       

       

      Da Sila '49 premio alla Carriera a Luciana Castellina

      28 mag 22 Un gruppo di amiche e amici si avvicina a Luciana Castellina timidamente. Lo fa perché ha con sé una vecchia fotografia, vecchia di 48 anni, in cui proprio la politica, scrittrice e giornalista è immortalata. Una fotografia in bianco e nero scattata a Cosenza, nel giorno del Referendum sul divorzio. Questo è solo uno dei ricordi che oggi sabato 28, negli spazi di Palazzo Arnone, viene evocato. Numerosissimi, di fatti, gli aneddoti, insieme alle storie e alle memorie, che la storica figura della sinistra italiana, e in particolar modo del Partito comunista, cita grazie alla lectio magistralis “La mia vita a sinistra è, ancora, la scoperta del mondo”, tenuta di fronte al pubblico del Premio Sila ’49 (decima edizione) diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini. Castellina, giunta nella città dei Bruzi, per ricevere il riconoscimento alla carriera, parla, dunque, della sua esistenza da «diversamente comunista», trascorsa in giro per l’Europa e non solo, sempre a difendere diritti e prerogative altrui, i più deboli, i più fragili. «Ricordo ancora – racconta – di quando negli anni Sessanta venni arrestata e rimasi in prigione per oltre due mesi. La mia colpa? Aver preso parte a una manifestazione a Roma degli operai edili e aver cercato di aiutarne uno. In cella – continua – mi arrivò la lettera di mia figlia che all’epoca aveva 8 anni: Lucrezia mi scriveva che la sua maestra le chiese perché la madre prendesse i poliziotti a ombrellate e la piccola rispose che non poteva essere vero, la sua mamma non possedeva ombrelli». Poi Parigi, Praga, Budapest, l’ex Jugoslavia, non solo l’Italia. «Leggevo Salgari – dice la cofondatrice de “Il Manifesto” e poi direttrice di “Liberazione” – perché così potevo viaggiare dappertutto; ma il viaggio più appagante l’ho fatto tramite la porta del Pci, che ha appagato la mia curiosità». Proprio grazie al Partito Castellina, pertanto, gira il mondo. A Cosenza, dove lo stesso Paolini ricorda un loro vecchio incontro («In una trattoria trasteverina una indimenticabile ragazza romana mi parlò di libertà ed eguaglianza, valori in nome dei quali la gente è caduta») passa in rassegna tutto questo: gli incontri avuti con Sartre e Simone de Beauvoir, la partecipazione al primo raduno di giovani dopo il secondo conflitto mondiale, a Praga nel 1947, dove compirà 18 anni e l’India verrà resa indipendente («Ma questo è un imbroglio dell’imperialismo!», dirà per l’occasione un ragazzo inglese e comunista). E, ancora, i viaggi attraverso i film, «quelli di Pier Paolo Pasolini e dei registi neorealisti», che, al pari del Partito, le hanno insegnato «a crescere, a comprendere che si può cambiare soggettivamente e passare dall’essere meri sudditi a cittadini protagonisti». Protagonista della vita Luciana Castellina lo è stata e lo è tuttora. Già presidente della Commissione europea per la cultura, la gioventù, l’istruzione e i mezzi d’informazione, agli amici del Sila ’49 “regala” intramontabili pezzi di Storia, oltre che un monito fondamentale. «Bisogna difendere la diversità perché la cultura dell’altro ci aiuta a rivisitarci criticamente». Di se stessa, pure autrice di molte opere, infine, dice: «Non sono una scrittrice, quanto una giornalista che scrive articoli un po’ troppo lunghi». Certo, sono gli articoli che nascono là dove accadono le cose, sono gli articoli che hanno a che fare con la vita.

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