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    Le cosche all'Expo, perquisizioni in Calabria, Liguria, Lombardia

     

     

    Le cosche all'Expo, rapporti tr amafia e massoneria, perquisizioni in Calabria, Liguria, Lombardia

    25 giu 13 Una struttura criminale "connotata da segretezza e a carattere permanente" finalizzata al riciclaggio ed al reimpiego di proventi illeciti della cosca di 'ndrangheta dei De Stefano, capace anche, grazie ''a relazioni personali come quelle con l'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito", di intessere relazioni politiche ed istituzionali tali da consentire ai De Stefano di implementare la propria capacita di infiltrazione e di condizionamento. Una struttura in grado pure di ottenere informazioni riservate da soggetti "collegati anche con apparati istituzionali" da sfruttare a proprio piacimento. E' il quadro ipotizzato dalla Dda di Reggio Calabria che stamani ha inviato, tra Reggio, Genova e Milano, gli uomini della Dia reggina a perquisire ed acquisire documenti in 25 abitazioni, tre sedi di diramazioni di società reggine e collegate all'Expo e in tre istituti di credito. Otto gli indagati, per i quali il pm della Dda Giuseppe Lombardo e quello della Dna Francesco Curcio, applicato all'inchiesta, hanno ipotizzato l'associazione per delinquere, il riciclaggio e, per la prima volta in Italia, la violazione della legge Anselmi aggravata dalle modalità mafiose. Tra gli indagati figurano il procacciatore di affari Bruno Mafrici, l'avvocato Pasquale "Lino" Guaglianone, un passato nei Nar e titolare dello studio Mgim con sede in via Durini a Milano, e Giorgio Laurendi, un altro professionista, anche lui di origine calabrese come i primi due, oltre agli imprenditori Michelangelo Maria Tibaldi, Giuseppe Sergi, ex consigliere comunale a Reggio Calabria e commissario dell'Asi di Reggio, Romolo Girardelli, conosciuto come "l'ammiraglio" e, secondo gli inquirenti, legato ai De Stefano, l'investigatore privato Angelo Viola (che per gli investigatori in passato avrebbe avuto un ruolo anche in un'attività di dossieraggio ai danni del segretario della Lega Roberto Maroni) e Ivan Pedrazzoli. Non è indagato Belsito che potrebbe essere stato sfruttato da chi cercava di inserirsi in ambienti politici. L'avv. Domenico Aiello, ha sottolineato come le "perquisizioni riguardano esclusivamente condotte e ipotesi di reato per le quali la Lega, e personalmente il segretario Maroni, sono parte lesa". L'associazione, connotata da un legame tra ambienti criminali, massonici e dell'eversione nera, secondo l'ipotesi degli inquirenti, avrebbe agito in "specifici settori di natura strategica identificabili in quello economico e finanziario" con la pianificazione di riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti e di controllo delle attività della cosca, e in quello politico ed istituzionale. Gli indagati avrebbero predisposto "schemi operativi finalizzati ad occultare la reale natura delle attività svolte". Anche perché, per i pm, è da ritenere che "attraverso molteplici operazioni di consulenza finanziaria e commerciale, riguardante operazioni imprenditoriali relative al contesto reggino riferibili all'attività professionale svolta dalla Mgim, si siano poste in essere attività" per "agevolare operazioni di riciclaggio o reimpiego di capitali di provenienza delittuosa". Ma l'aspetto più inquietante, sul quale la Dda intende fare chiarezza, è quello sulla presunta capacità di "acquisire e gestire informazioni riservate" e sfruttarle per "una struttura imprenditoriale impegnata in operazioni ad alta redditività nel campo immobiliare e finanziario". Dalle perquisizioni effettuate oggi dalla Dia, concluse con il sequestro di numeroso materiale, gli inquirenti si attendono conferme alle loro ipotesi.

    Le perquisizioni. Questa mattina perquisizioni in 25 abitazioni, tre sedi societarie e sei accessi bancari sono in corso da parte della Dia, in Lombardia, Liguria ed a Reggio Calabria. Le perquisizioni sono state disposte nell'ambito dell'inchiesta della Dda reggina sul presunto riciclaggio di denaro della cosca di 'ndrangheta dei De Stefano nella quale e' indagato, tra gli altri, l'ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito.

    Legale: Lega parte lesa. "Le perquisizioni di stamane svolte su disposizione del procuratore Lombardo della Dda di Reggio Calabria, in diverse città tra cui Genova, Milano e Reggio Calabria, secondo quanto riportano gli organi di informazione, riguardano esclusivamente condotte e ipotesi di reato per le quali la Lega Nord, e personalmente il segretario federale Roberto Maroni, sono parte lesa". Lo afferma in un comunicato l'avvocato Domenico Aiello. "Ogni diversa interpretazione o lettura delle attività di indagine in corso - aggiunge il legale - è contraria a quanto sino ad oggi è ben chiaro alla magistratura requirente fin dalle prime fasi di avvio delle indagini a carico dell'ex tesoriere Francesco Belsito: ovvero che la Lega Nord è e rimane parte offesa dalle condotte di ex dirigenti".

    Perquisite 6 banche: Personale della Dia del Centro di Reggio Calabria, oltre a perquisire 25 abitazioni e tre sedi di società, hanno effettuato l'accesso disposto dalla Dda alla ricerca di documenti in sei filiali di tre banche diverse a Milano. In particolare il personale Dia ha visitato quattro filiali di Intesa San Paolo, una della Banca di credito artigiano ed una della Popolare di Vicenza.

    Perquisite aziende reggine collegate Expo. Personale della Dia di Reggio Calabria sta compiendo perquisizioni anche nelle sedi di diramazioni di società reggine a Milano collegate all'Expo. All'operazione, disposta dalla Dda di Reggio, partecipano 70 unità della Dia, 35 a Milano, 30 a Reggio Calabria e 6 Genova. L'inchiesta mira a chiarire una presunta opera di riciclaggio del denaro della cosca di 'ndrangheta dei De Stefano, una delle piu' potenti della Calabria, attraverso un intreccio tra cosche, massoneria ed eversione nera.

    Indagini su fuga notizie riservate. Puntano ad individuare quei "soggetti collegati anche ad apparati istituzionali" e non solo politici, che fornivano notizie riservate al gruppo "segreto" che operava per conto della cosca De Stefano, le indagini della Dda di Reggio Calabria che, secondo gli stessi inquirenti, hanno evidenziato una componente criminale in cui si intrecciavano massoneria, criminalità ed eversione nera finalizzata a favorire gli interessi di una delle famiglie di 'ndrangheta piu' potenti. Il gruppo, secondo l'accusa, negoziava informazioni riservate con appartenenti alle istituzioni in cambio, per questi ultimi, di benefici di varia natura. Le informazioni riservate così ottenute venivano poi utilizzate per perseguire gli obiettivi illeciti del gruppo. Dalle perquisizioni effettuate oggi dalla Dia di Reggio Calabria, intanto, gli inquirenti cercano riscontri ad un quadro delineato grazie ad intercettazioni, telefoniche ed ambientali, ed alla lettura di spezzoni di dichiarazioni rese da vari personaggi contestualizzati e visti nel loro insieme. Un quadro nel quale la Dda reggina vede intrecciarsi vicende di 'ndrangheta di alto livello con ambienti politici, imprenditoriali e finanziari

    Violazione Legge Anselmi. C'é anche la violazione della legge Anselmi sulle società segrete tra i reati ipotizzati dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di otto persone indagate nel filone d'inchiesta che ha portato alle perquisizioni di oggi. In questo filone non figura l'ex tesoriere della Lega Belsito, arrestato ad aprile su richiesta della Procura di Milano e adesso ai domiciliari. Gli inquirenti reggini ipotizzano un rapporto 'ndrangheta-massoneria-eversione per il riciclaggio di denaro sporco.
    Legge Anselmi aggravata da metodo mafioso. E' aggravata dalle modalità mafiose la violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete ipotizzata dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di otto persone accusate di far parte di una componente segreta posta all'interno di un'associazione a delinquere il cui obiettivo era favorire la cosca di 'ndrangheta dei De Stefano. E' la prima volta, è stato fatto rilevare in ambienti giudiziari, che viene contestata la violazione della legge Anselmi con l'aggravante della mafiosità.

    PM: Gestite informazioni riservate. "Acquisire e gestire informazioni riservate, che venivano fornite da numerosi soggetti in corso di individuazione collegati anche ad apparati istituzionali e canalizzate a favore degli altri componenti della ramificata organizzazione". E' uno degli aspetti emersi dall'inchiesta della Dda reggina che ha portato stamani ad una trentina di perquisizioni tra Calabria, Liguria e Lombardia. Secondo gli inquirenti, gli indagati erano diventati "il terminale di un complesso sistema criminale destinato" anche ad ottenere un "proficuo utilizzo delle notizie riservate" per dare "concreta attuazione al programma criminoso" e gestire "una struttura imprenditoriale, prevalentemente impegnata in operazioni ad alta redditività nel campo immobiliare e finanziario, destinata al riciclaggio e reimpiego di risorse economiche di provenienza delittuosa riconducibili ad ambienti criminali legati alla cosca De Stefano". Dalle indagini, secondo gli inquirenti, "sono emersi continui contatti e collegamenti fra i soggetti investigati ed appartenenti ad ambienti politici ed istituzionali, che hanno anche consentito a più di un indagato, ben collegato alla cosca De Stefano, di ricoprire incarichi in tali ambiti operativi (già raggiunti dalle indagini in corso e da considerare diversi ed ulteriori rispetto a quelli riferibili ai soggetti facenti parte del sodalizio oggetto di contestazione, a loro volta risultati collegati al fine di sviluppare i loro programmi illeciti, alle attività politico-finanziarie del movimento politico Lega Nord)"

    PM: anche una struttura occulta. Una "associazione per delinquere, al cui interno opera una componente di natura segreta, collegata e servente alla cosca De Stefano il cui programma criminoso risulta finalizzato a fornire un consapevole contributo diretto ad agevolare la struttura criminale". E' quanto ipotizzano i magistrati della Dda di Reggio Calabria nell'ambito dell'inchiesta che oggi ha portato ad una trentina di perquisizioni tra Reggio Calabria, Milano e Genova su un presunto riciclaggio in favore della 'ndrangheta. L'organizzazione, secondo il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo, e il sostituto procuratore della Dna Francesco Curcio, avrebbe fornito il contributo in "specifici settori di natura strategica identificabili: in quello economico e finanziario, nel cui ambito si pianificano complesse attività di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita e di controllo delle attività imprenditoriali riferibili alla cosca; e in quello politico ed istituzionale, nei quali le relazioni personali tra cui quella con Francesco Belsito, vengono sfruttate al fine di consolidare ed implementare la capacità di penetrazione e di condizionamento mafioso". Dalle indagini dunque, scrivono gli inquirenti nel decreto di perquisizione, emerge "l'esistenza di una struttura criminale (connotata da segretezza) a carattere permanente nella quale, tra gli altri, operano con ruoli organizzativi Bruno Mafrici, Pasquale Guaglianone, Giorgio Laurendi, noti professionisti di origine calabrese inseriti in multiformi contesti politici; gli imprenditori reggini Michelangelo Tibaldi e Giuseppe Sergi (soggetto che ricopre anche incarichi politici ed istituzionali di rilievo locale); con ruoli di ausilio informativo e di supporto, Romolo Girardelli, Angelo Viola e Ivan Pedrazzoli".

    Schemi per occultare attività. Le indagini che stamani hanno portato ad una trentina di perquisizioni disposte dalla Dda di Reggio Calabria hanno evidenziato, secondo il pm, "l'avvenuta predisposizione di schemi operativi finalizzati ad occultare la reale natura delle attività svolte". Secondo gli inquirenti è da ritenere, che anche attraverso molteplici operazioni di consulenza finanziaria e commerciale illecita in quanto finalizzata a illegale arricchimento, riguardante operazioni imprenditoriali relative al contesto territoriale reggino riferibili all'attività professionale svolta dalla Mgim con studio in via Durini a Milano, si siano poste in essere attività dirette ad agevolare operazioni di riciclaggio o reimpiego di ingenti capitali di provenienza delittuosa".

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