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    Nunzio Apostolico Bertello l'8 a Cosenza per dedicazione nuovo altare del Duomo

     

     

    Nunzio Apostolico Bertello l'8 a Cosenza per dedicazione nuovo altare del Duomo

    05 set 11 Giovedì 8 settembre 2011, alle ore 18, nella Cattedrale di Cosenza si svolgerà la dedicazione del nuovo altare e la benedizione dell'ambone, recentemente realizzati per l'adeguamento del presbiterio della Cattedrale. A presiedere la celebrazione il Nunzio Apostolico in Italia, Mons. Giuseppe Bertello. Il senso di questa celebrazione, di particolarissima importanza, lo ha spiegato l'arcivescovo Salvatore Nunnari, inviando alla diocesi un messaggio nel quale richiama il senso dell'unità della comunione che si visibilizza nel tempio fatto di pietra. La celebrazione si svolge a conclusione del Novenario di Nostra Signora del Pilerio, la cui Cappella santuaria è stata recentemente restaurata e la quale sarà inaugurata dal Nunzio apostolico a fine celebrazione. La Cappella, ormai da mesi, custodisce l'icona originale che è rientrata nella sua sede originaria per la venerazione dei fedeli e dell'intera arcidiocesi di cui è Patrona. Di seguito il messaggio a firma di S.E. Mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano.

    UN ANNUNCIO E UN INVITO
    Cari e amati fratelli e sorelle della Chiesa che è in Cosenza-Bisignano,
    è con animo grato e con profonda commozio- ne che vi annuncio che i lavori all'interno della nostra Cattedrale sono ultimati e che il prossimo 8 settembre, solennità di Nostra Signora del Pilerio, sarà Dedicato l'Altare e benedetto il nuovo Ambone.
    Officerà questo solenne rito S. E. Mons. Giuseppe Bertello, Nunzio Apostolico in Italia. Egli porterà la benedizione del Santo Padre e allieterà questo evento di grazia.
    Per l'occasione sarà riaperta al culto la Cappella-Santuario della nostra celeste Patrona, la Madonna del Pilerio, riportata all'antico splendore.
    Ma è soprattutto il Presbiterio con la Cattedra Vescovile che restituisce alla nostra Chiesa Madre una funzionalità liturgica e una memoria storica che ci riporta indietro nei secoli.
    Oggi a lavori conclusi, dopo lunga e paziente attesa, eleviamo la nostra lode e il nostro inno di ringraziamento al Datore di ogni bene che conti- nua ad elargirci i suoi doni.

    UNA STORIA LONTANA CHE RACCHIUDE UN FECONDO PERCORSO DI FEDE
    La nostra Cattedrale, monumento di singolare bellezza e vastissimo interesse per la storia e per l'arte, si spinge nelle sue origini al di là del primo millennio, probabilmente al IV/V secolo.
    I reperti recentemente venuti alla luce sotto il presbiterio confermano questo assunto.
    Il sacro tempio dedicato a Santa Maria Assunta fu distrutto dal terremoto del 9 giugno 1184.
    La ricostruzione ebbe inizio nello stesso anno e si concluse con l'Arcivescovo Luca Campano, cistercense e poi florense, già segretario dell'Abate Gioacchino da Fiore, nuncupato beato.
    Si comprende così lo stile che ha voluto dare alla sua Cattedrale.
    Alla consacrazione avvenuta il 30 gennaio del 1122 presente il Cardinale Niccolò Chiaramonte, legato del Papa Onorio III, partecipò l'imperatore Federico II di Svevia, che secondo la tradizione portò in dono la Stauroteca (croce reliquiario, opera pregevolissima di arte sacra in oro, smalti colorati e pietre preziose).
    Nel corso del tempo il sacro edificio ha subìto vari interventi e rimaneggiamenti.
    Quello più consistente fu operato nel XVIII secolo dall'Arcivescovo Michele Capece Galeota, che trasformò in stile barocco l'antica Cattedrale riconsacrandola il 25 giugno 1759.
    Fu opera meritoria del mio venerato predeces- sore S. E. Mons. Camillo Sorgente, a partire dal 1886, demolire le sovrastrutture barocche e riportare l'interno allo stile originario ricostruen- do "ex novo" la zona absidale.
    Gli ultimi preziosi interventi eseguiti con profes- sionalità ed edificante generosità dell'Arch. Mario Occhiuto per la ristrutturazione del Presbiterio con la nuova cattedra, l'ambone, l'altare, non modifica- no sostanzialmente il Sacro Tempio.

    IL MISTERO RACCHIUSO
    Unico, tuttavia, benché nel materiale mutamen- to, è il mistero racchiuso nel segno della Cattedrale, che il Beato Giovanni Paolo II nella sua esortazio- ne "Pastores Gregis", ha indicato come punto foca- le del mistero di santificazione proprio del Vescovo, "come Chiesa Madre e centro di conver- genza della Chiesa diocesana" (n. 34).
    Il Beato Giovanni Paolo II proprio a Reggio Calabria il 12 Giugno 1988 in occasione del XXI Congresso Eucaristico Nazionale, cosi si esprimeva:
    "La Chiesa cattedrale, che è il tempio princi- pale della chiesa locale, è già essa stessa un segno di unità, quale luogo privilegiato di incon- tro del Popolo di Dio, che vi si raccoglie intorno al proprio Vescovo per ascoltarne la parola, can- tare le lodi di Dio e celebrare i divini misteri. Qui, dice la costituzione sulla sacra liturgia, "c'è la principale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il Popolo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla mede- sima preghiera, al medesimo altare, cui presiede il Vescovo, circondato dal suo presbiterio e dai ministri" (SC 41).
    Nell'Eucaristia celebrata dal Vescovo nella cattedrale risplende, dunque, nel modo più lumi- noso l'unità della Chiesa: lì sta la radice e il cen- tro delle comunità, lì il segno e la causa dell'uni- tà del Popolo di Dio.
    Dall'Eucaristia deve quindi trarre ispirazione e forza e all'Eucaristia deve condurre tutta l'attività pastorale.
    Una azione pastorale senza questo collegamento vitale scadrebbe in attivismo sterile, in un umanitarismo privo di contenuto evangelico.
    Questo è vero per i sacerdoti, nati dall'Eucaristia e per l'Eucaristia, ma anche per gli operatori della pastorale, chiamati ad un impe- gno di testimonianza che si esaurirebbe ben presto se non trovasse alimento nella partecipazione al corpo e sangue del Signore; è vero per i religiosi che dall'Eucaristia possono attingere la forza per perseverare nella loro consacrazione e per viver- la nel vincolo della fraternità.
    Un'attività pastorale incentrata nell'Eucaristia non può essere che un'attività vissuta nella comunione".
    Il suo nome "Cattedrale" deriva dalla cattedra su cui il Vescovo si assiede e da cui come avver- te sempre il Beato Pontefice "egli si mostra di fronte all'assemblea dei fedeli come chi presiede in loco Dei Patris (ossia quale segno sacramen- tale dell'autorità del Padre Celeste) sicché pro- prio la presenza di questa Cattedra, fa della Chiesa Cattedrale il centro spaziale e spirituale di unità e di comunione per il Presbiterio dioce- sano e per tutto il popolo Santo di Dio". (Postores Gregis n. 34)
    E' da qui dunque, prima ancora che dalla sua antichità, dalla grazia delle sue linee architettoni- che che derivano alla Cattedrale il fascino e l' attrattiva.
    Si tratta di valori totalmente religiosi che noi oggi di nuovo riconosciamo e affermiamo e che vorremmo riassumere con le espressioni pronun- ciate dall'allora Arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, che la Provvidenza ci avrebbe poi donato come Papa Paolo VI, in occasione della riapertura al culto della Cattedrale di Crema:
    "A Cristo ogni Cattedrale appartiene. Questa Chiesa è sua. Per Lui qui è innalzata una Cattedra sulla quale il suo Apostolo, in sua voce, parlerà; per lui un trono, sul quale chi tiene il suo posto siederà; per Lui un altare, dal quale chi lo rivive farà salire al Padre, il suo stesso sacrificio, per Lui, qui è riunita la ecclesia, il popolo con il suo Vescovo; ed a Lui innalza il suo inno di gloria e la sua gemente preghiera; e da Lui, Cristo, questo tempio acquista la misteriosa maestà".
    Tornano ora alla mia mente le parole di lode e di ringraziamento pronunciate durante la Dedicazione di undici Chiese sul nostro territorio diocesano: "Questo luogo è segno del mistero della Chiesa. Chiesa sublime, città alta sul monte, chiara a tutti per il suo fulgore, dove splende, lampada perenne, l'Agnello e s'innalza festoso il coro dei beati" (dalla Liturgia della Dedicazione).

    LA CATTEDRALE VOLTO DI PIETRA DELLA COMUNITÀ DIOCESANA
    Contempliamo così, con gli occhi della fede, la nostra Cattedrale, segno visibile di questa nostra Chiesa locale in cui si realizza e si mani- festa la Chiesa Universale.
    Modesta o solenne secondo le epoche in cui è sorta, immersa nel brulichio delle moderne metropoli o nei centri storici ogni Cattedrale è pur sempre il simbolo o lo specchio della comu- nità che si raduna.
    "E' il volto di pietra della comunità diocesana"; Chiesa di Cristo pellegrina nel mondo, sempre pronta ad accogliere come nel seno materno, tutta la famiglia dei figli di Dio, sparsa per la Diocesi, in modo da comporla in un'unica organica assemblea: convocata dalla Parola del Signore e adunata dallo Spirito Santo.
    Quando finita la celebrazione, la comunità si scioglie e tutti ritorniamo alle nostre attività, la Cattedrale resta solitaria e deserta, ma non priva del suo eloquente linguaggio. Essa rimane sim- bolo di quella Chiesa che vi si è radunata.
    Nella Cattedrale restaurata ora emerge la Cattedra, dalla quale l'Unico Maestro, Cristo, ha parlato e parla per la voce dei suoi Vescovi, che "sono gli Araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli, sono dottori autentici, cioè rive- stiti di Cristo, che predicano al popolo loro affi- dato la fede da credere e da applicare alla prati- ca della vita". (LG 25)
    A questa Cattedra si ricollegano idealmente tutte le altre, siano esse chiese particolari, anche le più umili e disperse, sale modeste o grandi, dove si svolgono, mediante la catechesi, gli itine- rari di fede di tutte le categorie di persone, perché tutte in diverso modo partecipi della missione del Vescovo, sacerdoti e laici, in comunione con lui, annunziano e spiegano la medesima Parola di Dio, affidata alla Chiesa e interpretata autentica- mente dal suo magistero.
    Anche l' Altare della Cattedrale, che prossima- mente sarà Dedicato, ha un emergente significa- to per l'intera diocesi: là il vescovo, circondato dai suoi sacerdoti e ministri, celebra per tutto il popolo e con tutto il suo popolo rendendo manifesta e operante l'unità delle Chiesa particolare. A questo altare si ricollegano misteriosamente tutti gli altari sparsi per la diocesi (sono nove quelli da me dedicati in questi anni), come germi- nazione dell'unico altare del Signore, su cui si celebra e si perpetua nel rito della Cena Pasquale l'unico sacrificio redentore di Cristo. Da questo Altare partirono e partono i nostri sacerdoti che consacrati dal Vescovo lo rendono presente nelle singole comunità locali.
    Da questo Altare partono anche ogni anno per tutte le parrocchie gli "Olii Santi", benedetti e consacrati dal Vescovo, che l'azione dello Spirito Santo fa strumenti di consacrazione, di purifica- zione e di santificazione nei sacramenti.
    Su quest'altare si celebra il sacrificio di Cristo che, lo si evidenzia nel rito della collocazione delle reliquie ma soprattutto nella testimonianza dei martiri e dei santi che ad esso si nutrono e da esso partono per la missione.
    In tal modo, oltre che segno della Chiesa par- ticolare, la Cattedrale si fa anche centro di ema- nazione e di irradiazione della sua attività salvifi- ca e missionaria.

    PROPOSTE PASTORALI
    Saldi e ancorati a questi principi mi sembra quanto mai opportuno proporre alcune linee pastorali.
    Sia celebrato solennemente l' anniversario della Dedicazione della Cattedrale il 25 giugno, solennità e festa da noi poco avvertita perché poco compresa in ogni comunità. Essa deve tendere a far sì che sacerdoti e fedeli colgano la voce e interpretino il segno che emana il volto di pie- tra della Cattedrale, e soprattutto, siano disposti a realizzarne il monito, nella luce e nella grazia dello Spirito Santo.
    Più volte da me è stato richiamato quanto il Concilio ci ha trasmesso e, cioè, che "tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi, che si svolge intorno al Vescovo, principalmente nella chiesa Cattedrale" (SC 41).
    • Cari sacerdoti e fedeli laici, dobbiamo torna- re a comprendere che la partecipazione alla cele- brazione liturgica, presieduta dal Vescovo, nella Cattedrale, ha una particolare importanza, non tanto per la solennità esterna, quanto per la comune professione di fede, ed anche perché il servizio sacro che vi si compie, sia di chiaro esempio per tutti nella sobrietà e nel decoro, nel- l'adattamento pastorale e nel vivere questa parte- cipazione in maniera unanime ed ordinata offerta a tutti i presenti.
    • Cresca nel cuore dei fedeli l'affetto e la devozione per la Vergine Maria che nella Cattedrale veneriamo con il titolo di Nostra Signora del Pilerio, patrona della nostra Città e dell'intera Arcidiocesi.

    CONCLUSIONI
    Mi sembra, concludendo, di poter affermare che la Cattedrale non è solo un monumento, ma è un segno, è una profezia, un simbolo che richia- ma altre realtà, quelle della città futura, della Gerusalemme Celeste "beata visione di pace". Entrando nella Cattedrale risuonino nel nostro cuore per illuminare la nostra vita e per darci coraggio a proseguire il nostro cammino le assi- curazioni di fede che troviamo nella lettera agli ebrei: "ecco voi vi siete accostati al Monte di Sion, alla Città del Dio vivente, alla Gerusalemme Celeste, alle miriadi degli angeli, alla festosa assemblea, alla chiesa dei primoge- niti che sono iscritti nei cieli; a Dio giudice di tutti, alle anime dei giusti, giunti alla beatitudine celeste, a Gesù mediatore della Nuova Alleanza" (Eb 12,22-23). Amici e fratelli, la nostra Cattedrale sorge nel cuore dell'antica Cosenza, formulo un auspicio che si fa preghiera: resti essa nel cuore della nostra gente.
    Affido questa preghiera a Colei che da secoli accompagna il cammino del popolo a Lei consa- crato, Maria, che invochiamo come Nostra Signora del Pilerio.
    A lei abbiamo preparato una degna dimora nella Cappella-Santuario, dono dei figli alla Madre amata e venerata.

    + Mons. Salvatore Nunnari

    Ringraziamenti
    - Alla Provincia di Cosenza e alla Fondazione Carical, per i contributi che ci hanno permesso di realizzare la cattedra e risistemare interamente l'area presbiterale.
    - Al Comune di Cosenza per l'attenzione prestata all'iter burocratico
    - Alla Soprintendenza per i beni A. A. A. S. della Calabria e alla Soprantendenza per il patrimonio artistico ed etnoantropologico della calabria per la qualificata direzione dei lavori nel Presbiterio nella Cappella Nostra Signora del Pilerio.
    - Alla ditta e alle maestranze che hanno lavorato con sacrificio ed abnegazione e a quanti si sono adoperati nei giorni successivi per il decoro e la sistemazione degli spazi liturgici.

    Mons. BertelloS.E. MONS. GIUSEPPE BERTELLO Nunzio Apostolico in Italia e Repubblica di San Marino Giuseppe Bertello (Foglizzo, 1º ottobre 1942) è un arcivescovo cattolico italiano, ordinato sacerdote il 29 giugno 1966 da monsignor Albino Mensa allora vescovo di Ivrea e conseguita la licenza in teologia pastorale ed il dottorato in Diritto canonico, frequenta i corsi propedeutici alla carriera presso la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Ottenuta la licenza in diplomazia ecclesiastica, entra nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1971 prestando servizio nelle nunziature apostoliche (rappresentanze pontificie) di Sudan, Turchia, Venezuela e alla Missione permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra. Il 17 ottobre 1987 papa Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo titolare di Urbisaglia (Urbs Salvia) venendo consacrato il successivo 28 novembre dal cardinal Agostino Casaroli, conconsacranti: mons. Albino Mensa e mons. Luigi Bettazzi.[3] Contestualmente all'elezione episcopale gli vengono assegnate le rappresentanze apostoliche di Ghana, Togo e Benin dove rimane sino al 12 gennaio 1991 quando il Pontefice gli assegna il compito di rappresentarlo in Ruanda venendosi a trovare, a partire dal 1994, nella fase più drammatica della guerra tra le etnie Hutu e Tutsi che insanguina il Paese come pure il vicino Burundi. In questi frangenti unisce la sensibilità pastorale al coraggio e all'abilità diplomatica, facendo ogni sforzo possibile per la pacificazione. Nel marzo del 1995 Giovanni Paolo II lo richiama in Europa inviandolo nuovamente a Ginevra con l'incarico di Osservatore permanente presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni specializzate e, dal 19 agosto 1997, con lo stesso ruolo, anche presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Il 27 dicembre 2000 papa Wojty?a gli affida un ulteriore incarico, quello di nunzio apostolico in Messico succedendo così a monsignor Leonardo Sandri, nel frattempo divenuto sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede. Sempre in Messico, il 30 luglio 2002, è lui a ricevere come nunzio l'ormai anziano Pontefice giunto in viaggio apostolico nel Paese latino-americano per la canonizzazione di Juan Diego Cuauhtlatoatzin, il giovane veggente di Guadalupe. Il 19 dicembre 2006 è nominato nunzio apostolico per l'Italia e la Repubblica di San Marino. Il 3 settembre 2011 papa Benedetto XVI lo nomina presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Assumerà i suddetti uffici dal 1º ottobre dello stesso anno.

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