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    Monsignor Nunnari consacra Vescovo Mons. Bonanno

     

     

    Monsignor Nunnari consacra Vescovo Mons. Bonanno

    25 mar 11 Con la celebrazione di consacrazione, monsignor Leonardo Bonanno, è Vescovo della Chiesa a servizio della porzione di fedeli e territorio della diocesi di Cosenza-Bisignano. Monsignor Nunnari, metropolita di Cosenza, con il mandato del Papa che è stato letto dal Cancelliere della Curia, don Cosimo De Vincentis, (la bolla si allega nella traduzione italiana) ha ordinato Vescovo monsignor Bonanno. Una celebrazione alla quale hanno preso parte tutti i vescovi della Calabria ed alcuni calabresi provenienti da altre regioni. Primi consacranti il Metropolita di Reggio Calabria-Bova, monsignor Vittorio Mondello, e il vescovo di san Marco Argentano, monsignor Domenico Crusco, da oggi emerito. Una grande folla di fedeli, insieme alle autorità civile e militari, hanno partecipato al sacro rito che dopo trentatre anni si è ripetuto nella Cattedrale di Cosenza il cui presbiterio è stato adeguato alle norme liturgiche ed è tornato al suo primitivo splendore. Presente il clero cosentino, al quale il santo Padre Benedetto XVI ha guardato con particolare benevolenza, e quello della diocesi di san Marco Argentano – Scalea. Nell’omelia (che si allega integralmente) monsignor Nunnari ha parlato di “un evento storico per la nostra Chiesa cosentina”. Rivolgendosi al neo vescovo il presule cosentino ha ricordato che il pastore riceve con il dono dello Spirito: “la fondamentale missione di annunciare autorevolmente la Parola, sei cioè dottore autentico che predichi al popolo a te affidato la fede da credere e da applicare nella vita morale. Ciò, dunque, che hai ascoltato e accolto dal cuore della Chiesa restituiscilo ai tuoi fratelli, di cui devi avere cura come il Buon Pastore”. Alla fine della celebrazione, il nuovo vescovo di San Marco Argentano-Scalea ha rivolto all’episcopato calabro, alle autorità, ai sacerdoti e fedeli presenti, il suo particolare ringraziamento

    La BOLLA DI NOMINA del PAPA

    Benedetto  Vescovo Servo dei servi di Dio
    al diletto Figlio Leonardo Bonanno, del clero della Sede Metropolitana di Cosenza-Bisignano ed ivi fino a questo momento Vicario Generale e Moderatore della Curia e parimenti Giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale della Calabria, eletto Vescovo di San Marco Argentano-Scalea, salute ed Apostolica Benedizione.
    Le parole di Nostro Signore, con le quali Egli stesso al beato Pietro presso le rive del lago di Tiberiade affidò il Suo gregge, ogni giorno Ci spingono ad aver cura con grande sollecitudine del bene del gregge del Signore.
    Dovendosi pertanto provvedere alla Chiesa Cattedrale di San Marco Argentano-Scalea, vacante dopo la rinunzia del Venerabile Fratello Domenico Crusco, ascoltato il parere della Congregazione per i Vescovi, Ci sembra che si faccia ottima cosa se affidiamo la guida della stessa a te, diletto Figlio, fornito di comprovate doti ed esperto delle realtà pastorali.
    Orbene per la suprema Apostolica Autorità nominiamo te Vescovo di San Marco Argentano-Scalea con i diritti e le obbligazioni.
    Permettiamo che tu riceva l’ordinazione fuori della città di Roma da qualsiasi Vescovo Cattolico, osservate le leggi liturgiche e dopo aver premesso la professione della Fede cattolica e il giuramento di fedeltà verso Noi e i Nostri Successori secondo i sacri canoni e la consuetudine.
    Ordiniamo inoltre che queste Lettere vengano a conoscenza del clero e del popolo tuo; esortandoli ad accoglierti volentieri e a rimanere uniti con te.
    Per te infine, diletto Figlio, invochiamo i doni dello Spirito Paraclito, dai quali sostenuto possa annunziare, ai fedeli affidati alla tua cura, con le parole e maggiormente col persuadente linguaggio dell’esempio, il Vangelo di Gesù Cristo, particolare scuola di verità e di sapienza, di santità e di amore, di giustizia, di libertà e di pace.
    La Beata Vergine Maria assista benigna anche te e codesta comunità ecclesiale.

    Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno sette del mese di gennaio dell’anno del Signore duemila undici, sesto del Nostro Pontificato.

    Benedetto XVI

     

    L'omelia di Monsignro Bonanno: Carissimi fratelli, il racconto della Annunciazione del Signore, che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Luca ci fa comprendere la verità fondamentale che nei rapporti tra Dio e noi c'é sempre la libera e gratuita elezione di Dio. Maria di Nazareth, in forza dell'annuncio angelico, sperimenta la potenza dello Spirito Santo, mentre nel suo grembo verginale il Verbo si fa carne. Lo stesso Spirito scende nel Cenacolo su Maria e sugli Apostoli il giorno di Pentecoste e da quel giorno il vento dello Spirito gonfia le vele della Chiesa. Ho avuto modo di meditare ancora una volta su questo grande mistero nei giorni di preparazione spirituale prossima all'ordinazione episcopale, a Loreto, tra le mura della Santa Casa, dove ancora risuona, per così dire, il primo saluto dell'Ave Maria. Come Maria anch'io posso cantare, questa sera, che su di me il Signore " ha rivolto il suo sguardo", elevando all'Altissimo l’inno del ringraziamento e della lode. Con interiore esultanza desidero rivolgermi a Voi che, secondo i diversi carismi e gradi gerarchici, costituite la Chiesa di Cristo, convocata tra le austere colonne di questo Duomo, che oltre mezzo secolo fa ha conosciuto i miei timidi passi quale alunno del Seminario minore e, per circa quaranta anni, è testimone del mio sacerdozio. Tra i numerosi momenti solenni, quelle celebrazioni cui ho partecipato, non posso non ricordare la consacrazione episcopale del mio Parroco, Mons. Umberto Altomare, avvenuta al mattino del 19 giugno 1960. Fu eletto a soli 46 anni e prima di accettare egli chiese consiglio a P. Pio da Pietralcina, che gli disse "Nella vita non chiedere nulla e non rifiutare nulla" ed a qualcuno che si meravigliava della sua elezione (era un semplice prete, non addottorato che viveva la sua missione nel popoloso centro silano di San Giovanni in Fiore) Egli simpaticamente rispondeva " Sarà stata una distrazione dello Spirito Santo! ". La presenza di Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo Emerito di Catanzaro – Squillace, ricorda oggi la figura di Mons. Altomare, suo Vescovo nella Diocesi di Teggiano – Policastro, da parroco prima che venisse nominato Arcivescovo di Rossano – Cariati. Alla cara memoria di Mons. Altomare (che riscuoteva tanto affetto e simpatica dovunque andava) desidero associare questa sera gli altri presuli cosentini scomparsi che ho conosciuto fin da seminarista: Mons. Giuseppe Vairo, Mons. Saverio Zupi, il Cardinale Giuseppe M. Sensi e Mons. Tarcisio Pisani, non tutti ordinati in questo Duomo, Certamente nel mio cuore di sacerdote memore e grato sono particolarmente vivi gli arcivescovi di Cosenza; Mons. Domenico Picchinenna, che mi ha ordinato presbitero, dopo avermi seguito nel corso della preparazione con tenerezza materna; Mons. Enea Sedis, con il quale ho vissuto il primo decennio del mio sacerdozio e che mi ha trasmesso la gioia dell’essere prete; Mons. Dino Trabalzini, che ha avuto fiducia in me sostenendomi in alcuni incarichi pastorali. Ma oggi è alla Chiesa di Cosenza - Bisignano qui presente che va il mio grande abbraccio di figlio. All’amatissimo padre Salvatore, Vescovo consacrante, con il quale ho collaborato da vicino durante i 6 anni del suo ministero episcopale tra noi, la rinnovata espressione della mia stima per le tante attestazioni di affetto dimostratemi. Divenendo Suo Vescovo suffraganeo, Eccellenza, intendo favorire una collaborazione tra le Chiese di San Marco Argentano – Scalea, la Chiesa Metropolitana ed il Suo Pastore: uno scambio certamente arricchente nell’unico intento di alimentare la crescita della vita spirituale, pastorale e culturale delle nostre comunità diocesane. A sua Eccellenza Mons. Vittorio Mondello, primo degli ordinanti perché presidente dell’Episcopato calabro, desidero manifestare la mia devozione, insieme con l’impegno a vivere il mio servizio alla Chiesa di San Marco in piena e gioiosa comunione con la famiglia episcopale. A Mons. Domenico Crusco rinnovo i sensi dell’antica amicizia sacerdotale che risale agli anni ’90 allorché era parroco di Sant’Aniello a Cosenza, nel cui territorio risiedeva la famiglia Lauro ed in alcune occasioni siamo stati ,insieme, vicini al caro Mons. Augusto,anch’Egli oggi Vescovo emerito di San Marco Argentano – Scalea. Ad entrambi assicuro di poter continuare a vivere quella fraternità sacerdotale sperimentata negli anni, avvalorata oggi dal desiderio comune di veder crescere la nostra Chiesa diocesana. Ed ora il mio grazie commosso agli altri Vescovi che oggi hanno voluto onorarmi con la loro presenza ed essere partecipi della mia consacrazione episcopale. Mi riferisco a Mons. Giuseppe Agostino, con il quale ho collaborato in alcuni uffici di curia, riscuotendo sempre la sua stima ed il suo sostegno in difficili momenti della vita diocesana.A Mons. Serafino Sprovieri, che mi ha seguito lungo il mio itinerario formativo, è stato mio docente di lettere classiche nel Seminario cosentino e con lui collaborato nella direzione dello stesso Pio Istituto agli inizi degli anni ’70. Ho potuto godere della sua ricchezza spirituale e culturale e soprattutto del suo affetto verso di me e verso i miei genitori. L’anello episcopale, che questa sera mi è stato consegnato, è dono del suo cuore paterno e mi ricorderà in particolare l’amore alla Chiesa ed alla S. Vergine. Saluto con grande affetto l’Arcivescovo Antonio Ciliberti, che mi ha manifestato sempre tanta amicizia da sentirmi legato a lui da vincoli di sincera fraternità; Egli oggi conclude il suo servizio episcopale alla Chiesa metropolitana di Catanzaro – Squillace: auguro a Lui di vivere una stagione serena e sempre feconda di frutti spirituali. Al suo successore, Mons. Vincenzo Bertolone, con la stima cordiale che conosce, auguro nella nuova prestigiosa sede nuovi traguardi pastorali. Mi sento particolarmente legato ai presuli Graziani, Cantafora e Staglianò, che sono figure luminose della Chiesa Crotonese, ed anche con loro ho sempre avuto un rapporto di vera amicizia; allo stesso modo posso dire di Mons. Santo Marcianò, Arcivescovo di Rossano – Cariati, da me conosciuto quando Egli era rettore del seminario teologico di Reggio Calabria, ed io rettore in quello di Cosenza ed ancora a Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo di Locri - Gerace, cui ci lega fortemente la devozione al Santo di Paola. Un grazie di cuore a Mons. Gianfranco Todisco, che proviene dalla famiglia Ardorina della nostra diocesi ed è Vescovo di Melfi, Lapolla e Venosa; a Mons. Vincenzo Rimedio, Vescovo emerito di Lamezia Terme; al carissimo Mons. Luigi Renzo, Vescovo di Mileto, Nicotera, Tropea, che negli anni degli studi liceali e teologici, è stato mio compagno di classe e l’antica e solida amicizia viene oggi rafforzata con la pienezza del sacerdozio. La presenza in questa Santa liturgia di Mons. Emery Kabongo, Arcivescovo canonico di San Pietro in Vaticano, che mi riserva un particolare affetto, rappresenta per noi una testimonianza viva del Santo Padre Giovanni Paolo II, essendo stato per 8 anni accanto al grande Pontefice ( prossimo Beato). Il mio saluto fraterno e caloroso va alla famiglia presbiterale di Cosenza – Bisignano, cui appartengo ed a quella di San Marco Argentano – Scalea, cui sono mandato. Ringrazio il Signore per tutto il bene ricevuto da tanti zelanti confratelli mentre mi accingo a conoscere la ricchezza dei carismi presenti nel Clero della Chiesa di San Marco; allo stesso modo intendo ossequiare con deferenza i religiosi, le religiose ed i diaconi delle due Diocesi. Ringrazio i rettori, gli educatori e gli alunni dei seminari teologici di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza, insieme con le comunità del seminario eparchiale di Lungro e di quello “ Redemptoris Mater” di cui il Vescovo congolese Mons. Faustin è padre spirituale. Alle onorevoli autorità nazionali e regionali vada il mio rispettoso e deferente ossequio, in particolare: al sig. Prefetto di Cosenza, al sig. Sindaco della città, al sig. Procuratore della Repubblica ,al sig. Questore, all'On. Presidente della Provincia, al sig. Commissario prefettizio di San Giovanni in Fiore, ai sindaci di San Marco Argentano, di Scalea e degli altri comuni della Diocesi e del cosentino, nella consapevolezza di servire le nostre comunità pur nella diversità e specificità delle nostre competenze. Ai comandanti provinciali delle forze armate, alla Polizia municipale e provinciale di Cosenza; insieme con il saluto un particolare grazie per il servizio prestato in questa circostanza. Ringrazio inoltre il sig. Sovrintendente ai Beni Artistici e Culturali di Calabria, il personale e le maestranze, per aver completato in tempo record i lavori di restauro del presbiterio del nostro Duomo in occasione della mia ordinazione. Ai numerosi fedeli laici, provenienti dalle 2 Diocesi, ai tanti volti amici, ai miei familiari e parenti un unico grande abbraccio chiedendo loro di continuare a ricordarmi nella preghiera alla Vergine Santa, madre della Chiesa, alla quale intendo dedicare il mio servizio di Vescovo, per l’edificazione del regno del Figlio suo, AMEN.

    Omelia Mons. Nunnari: Eccellenze Reverendissime, cari Confratelli nell’Episcopato, carissimi Presbiteri e Diaconi, Religiose e Religiosi, cari Seminaristi delle chiese di Calabria, fedeli laici, Onorevoli Autorità civili e militari, qui convenuti nella nostra vetusta e splendida Cattedrale per un momento privilegiato di grazia, accogliete il saluto che la Chiesa di Cosenza-Bisignano vi rivolge con le parole di Paolo: “Che il Signore della pace vi dia la pace sempre … E la grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi” (2Ts 3, 16 e 18). Il nostro pensiero grato a Dio e alla bontà del Santo Padre che lo ha eletto và a Lei Eccellenza Vincenzo Bertolone da oggi Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace. Carissimo Mons. Leonardo Bonanno, l’evento privilegiato di grazia che si iscrive nella storia più che millenaria della nostra chiesa, vogliamo viverlo oggi con te e per te chiamato ad essere nella Chiesa di Dio successore degli Apostoli, pastore e guida di quella particolare che è in S. Marco – Scalea. Il “Si” della tua disponibilità alla chiamata e alla conseguente missione s’incrocia con l’“eccomi” del Figlio e della Madre, come abbiamo ascoltato dalla Parola or ora proclamata nella Solennità dell’Annunciazione del Signore. “Allora ho detto: Ecco io vengo, poiché di me è scritto nel rotolo del libro, per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb. 10,7). Allora Maria disse: “Ecco la serva del Signore avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38). La Parola svela il mistero e la vita si fa dono nelle mani del Padre per la salvezza dell’uomo. Al dubbio, all’incertezza è ancora la Parola che rischiara la visione di fede in Maria: “Non temere, o Maria, hai trovato grazia presso Dio” (Lc. 1, 30). A ogni vocazione, quella dei profeti in particolare, c’è sempre un’assicurazione “io sarò con te”. E la creatura umana sa di potersi fidare. “Non temere” è l’invito che l’Angelo del Signore sussurra al tuo orecchio mentre con tremore e tanta trepidazione ti prepari ad assumere dinnanzi al popolo di Dio i tuoi impegni. “Non temere”, la tua fede è in primo luogo, un affidarti a Dio, un rapporto vivo con Lui. E ricordati che il Dio a cui ci affidiamo ha un volto e ci ha dato la Sua Parola. Possiamo contare sulla stabilità della sua Parola. Ma Egli deve poter contare sulla nostra perseveranza di Pastori. Benedetto XVI in un’omelia in occasione dell’ordinazione di confratelli Vescovi a tal proposito così si esprimeva: “Il Pastore non deve essere una canna di palude che si piega secondo il soffio del vento, un servo dello spirito del tempo. L’essere intrepido, il coraggio di opporsi alle correnti del momento appartiene in modo essenziale al compito del Pastore. Non devi essere una canna di palude, bensì – secondo l’immaginazione del Salmo primo – dev’essere come un albero che ha radici profonde nelle quali sta saldo e ben fondato, come i pini secolari della tua Sila presenti nel tuo stemma”, terra abitata dell’Abate Gioacchino. Solo dove c’è stabilità c’è anche crescita. Ciò non ha niente a che fare con la rigidità o l’inflessibilità. Il Cardinale Newman, il cui cammino fu marcato da tre conversioni, dice che vivere è trasformarsi. Ma le sue conversioni e trasformazioni, in esse avvenute, sono tuttavia un unico cammino coerente: il cammino dell’obbedienza verso la verità, verso Dio: il cammino della vera continuità che proprio così fa progredire. Il cammino spirituale del Vescovo, come quello di ogni fedele cristiano ha la sua radice nella grazia Sacramentale del Battesimo e della Confermazione. Questa grazia lo accomuna a tutti i fedeli, poiché come avverte il Concilio Vaticano II, “tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (LG 40). Vale specialmente in questo caso la notissima affermazione di Sant’Agostino, ricca di realismo e di sapienza soprannaturale: “Se mi atterrisce l’essere per voi, mi consola l’essere con voi. Perché per voi sono Vescovo, con voi sono cristiano. Quello è il nome di una carica, questo di una grazia; quello è il nome di un pericolo, questo della salvezza” (Sermo 340). Tuttavia grazie alla carità pastorale, la carica diventa servizio e il pericolo si trasforma in opportunità di crescita e di maturazione. Ma è bene ricordare che la carità deve rivestirsi di mansuetudine e mitezza, la mitezza del vescovo è la sua forza. Il tuo ministero episcopale, caro Confratello Leonardo, non sarà solo fonte di santità per gli altri, ma è già motivo di santificazione per te stesso che lasci passare attraverso il tuo cuore e la tua vita la carità di Dio. La tua spiritualità sarà pertanto, una spiritualità di comunione vissuta in sintonia con tutti gli altri battezzati, figli insieme con te dell’Unico Padre nel cielo e dell’unica Madre sulla terra, la Chiesa. Come tutti i credenti in Cristo, hai bisogno di alimentare la tua vita spirituale nutrendoti della viva ed efficace parola del Vangelo e del pane di vita della Santa Eucarestia. Prima di essere trasmettitore della Parola, il primo dei tria munera, devi essere ascoltatore della Parola. Devi essere “come dentro la Parola” per lasciarti custodire e nutrire come da un grembo materno. Con S. Ignazio d’Antiochia devi poter ripetere: “Mi affido al Vangelo come alla carne di Cristo” (Ai Filadelfesi 5). Come Maria, la Virgo Audiens, affidati perciò alla Parola. Il Concilio Vaticano II proseguendo sulla via indicata dalla tradizione della Chiesa ti esorta a che la tua missione di maestro consiste nel custodire santamente e annunciare coraggiosamente la fede (LG 25). Il gesto che la liturgia fra poco farà compiere, quando sul tuo capo è imposto l’Evangeliario aperto vuole esprimere, da una parte, che la Parola avvolge e custodisce il tuo ministero, dall’altra che la tua vita dev’essere sottomessa alla Parola di Dio nella quotidiana dedizione alla predicazione del Vangelo con ogni pazienza e dottrina (Cfr 2 Tm 4). La vita della Chiesa e la vita nella Chiesa è per noi Vescovi la condizione per l’esercizio della nostra missione d’insegnare. Quando parliamo, specialmente dalla nostra Cattedra episcopale esercitiamo davanti all’assemblea dei fedeli la nostra funzione di maestri nella Chiesa, possiamo poter ripetere con Sant’Agostino: “A considerare il posto che occupiamo siamo vostri maestri, ma rispetto a quell’unico Maestro, siamo con voi condiscepoli nella stessa scuola” ( En. In Ps 126, 3). Nella Chiesa scuola del Dio vivente siamo tutti condiscepoli e tutti abbiamo bisogno di essere istruiti dallo Spirito. Con l’odierna ordinazione episcopale tu, eccellenza carissima, ricevi la fondamentale missione di annunciare autorevolmente la Parola, sei cioè dottore autentico che predichi al popolo a te affidato la fede da credere e da applicare nella vita morale. Ciò, dunque, che hai ascoltato e accolto dal cuore della Chiesa restituiscilo ai tuoi fratelli, di cui devi avere cura come il Buon Pastore. Scrivendo ai Corinzi S. Paolo mette sotto i loro occhi il mistero della loro vocazione: “Santificati in Cristo Gesù, chiamati ad essere santi insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Cor. 1, 2). Chiamati ad essere santi! Di questa santificazione che si diffonde nella vita della Chiesa, il Vescovo è ministro soprattutto mediante la S. Liturgia che è culmine e fonte della vita della Chiesa. Dalla liturgia bizantina di ordinazione episcopale riceviamo un bel titolo riferito al vescovo consacrando: “Distributore della grazia del supremo sacerdozio” “specialmente ciò avviene nell’Eucarestia, come afferma la S.C. n. 26, che offre egli stesso o fa offrire, e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce”. Tra il momento della santificazione e gli altri due, della Parola e del Governo vige una profonda e intima corrispondenza. La predicazione, infatti è ordinata alla partecipazione della vita divina attinta alla duplice mensa della Parola e dell’Eucarestia. Il ministero di governo, poi, come quello di Gesù Buon Pastore si esprime in funzione ed opere miranti a far emergere nella comunità dei fedeli la pienezza di vita nella Carità. Lo eserciterai nella tua Chiesa particolare secondo l’indicazione del Vaticano “col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, per edificare il tuo gregge nella verità e nella santità, ricordandoti che chi è il più grande deve fare come il più piccolo e colui che governa, come colui che serve (Cfr. Lc. 22, 26-27) (LG 27). Vivendo la comunione ecclesiale apprenderai uno stile pastorale di governo sempre più aperto alla collaborazione di tutti. Vi è una sorta di circolarità tra quanto tu sei chiamato a decidere con responsabilità personale e l’apporto che i fedeli ti possono offrire attraverso gli organi consultivi già previsti e l’ascolto delle singole persone. Quanto è opportuno qui ricordare l’insegnamento dei Padri. S. Ignazio d’Antiochia scrive alla Chiesa di Filadelfia “So che il vostro Vescovo ha conseguito il ministero per servire la comunità non per sé, né per gli uomini, o per vana gloria, ma nell’amore di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. Di lui mi ha colpito l’equità. Il suo silenzio ha più forza di quelli che dicono cose vane. Egli è armonizzato ai comandamenti, come la cetra alle corde”. L’immagine della cetra altre volte usata da Ignazio mirabilmente descrive l’armonia della comunione. La tua comunione con Dio è fondamento della comunione dei presbiteri con te. E poi ancora: “Gesù Cristo è il pensiero del Padre, come anche i Vescovi sono il pensiero di Gesù Cristo. Conviene procedere d’accordo con la mente del Vescovo, come già fate. Il vostro presbiterio, degno del Suo nome e degno di Dio, è armonicamente unito al Vescovo come le corde alla cetra. Per questo dalla vostra unità e dal vostro amore concorde, nasce un canto a Gesù Cristo. E ciascuno diventi un coro, affinché nell’armonia del vostro accordo prendendo il tono di Dio, cantiate a una sola voce per Gesù Cristo al Padre, perché Egli vi ascolti e vi riconosca, per le buone opere, che siete le membra del Suo Figlio”. Ancora più incisiva l’immagine della familiarità, che non è umana ma divina tra i Presbiteri, i fedeli e il Vescovo. “Beati voi, scrive alla Chiesa di Efeso, perché siete uniti a lui come la Chiesa lo è a Gesù Cristo e Gesù Cristo al Padre”. Fratelli e sorelle, non sentite qui il respiro della spiritualità sponsale, che unisce voi ai presbiteri e ai vescovi con il filo misterioso dell’amore e attraverso Cristo unisce tutti al Padre? L’unità è un tesoro che non deve essere perduto. E’ ancora Ignazio ad affermare: “Nessuno s’inganni: chi non è dentro l’altare, è privato del Pane di Dio”. La comunione è un’energia soprannaturale che viene da Dio, ed ha una forza umana che nasce dall’unità dei credenti con il Vescovo nella Chiesa. “Se la preghiera di uno o due ha tanta forza, quanto più quella del Vescovo con tutta la Chiesa”. Così scrivendo Ignazio trasforma la verità teologica in monito pastorale, identificando l’obbedienza al Vescovo con l’obbedienza a Dio perché la voce del Vescovo manifesta la volontà di Dio. “Stiamo attenti a non opporci al Vescovo, affinché possiamo essere sottomessi a Dio”. Caro Mons. Leonardo, avviandomi alla conclusione voglio toccare un punto importante della tua missione: l’affetto privilegiato per i tuoi sacerdoti, esso si manifesta come accompagnamento paterno e fraterno nelle tappe fondamentali nella loro vita ministeriale a partire dai primi passi del ministero pastorale. Come ricordava il Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II “fondamentale resta la formazione permanente dei presbiteri, che costituisce per tutti come una vocazione nella vocazione, perché nelle sue differenti e complementari dimensioni, tende ad aiutare il prete ad essere e a fare il prete secondo lo stile di Gesù”. E’ tra i tuoi primi doveri la cura spirituale del tuo presbiterio. Il gesto del sacerdote, che pone le proprie mani nelle tue mani, nel giorno della sua ordinazione presbiterale, professandoti “filiale rispetto e obbedienza” a prima vista potrà sembrare un gesto a senso unico. Il gesto in realtà impegna entrambi il sacerdote e il Vescovo. Il giovane presbitero sceglie di affidarsi al Vescovo e, da parte sua il Vescovo s’impegna a custodire queste mani. Caro Eccellenza, dinnanzi a te e accanto a te la tua Chiesa madre che ti ha allevato fin dagli anni della tua preadolescenza e che da te ha ricevuto tante risposte d’amore nei vari servizi che ti ha affidato, in modo particolare chi ti parla si è sentito particolarmente arricchito da te suo primo, fedele e saggio collaboratore. Oggi, come chiesa madre, non ti mandiamo, è Dio che ti manda, ma ti accompagna con la preghiera e l’affetto di sempre alla sorella Chiesa di S.Marco-Scalea, qui presente con una qualificata rappresentanza guidata dal venerato predecessore il buono e mite Mons. Domenico Crusco. E’ la tua sposa, amala d’intenso amore, servila con passione e forte slancio del tuo nobile cuore. In un passo del primo libro della sua opera sulla SS.ma Trinità S. Ilario di Poitiers prorompe improvvisamente in una preghiera: per questo prego affinché Tu gonfi le vele dispiegate della nostra fede e della nostra professione con il soffio del tuo spirito e mi spinga avanti nella traversata del mio annuncio (I, 37). Assieme ai confratelli Vescovi, esempio mirabile di comunione collegiale, che fra poco t’imporranno le mani e assieme a questa divina assemblea, si, in quest’ora preghiamo per te, caro amico e fratello: dispiega, quindi, le vele della tua anima, le vele della fede, della speranza e dell’amore affinché lo Spirito Santo possa gonfiarle e concederti un viaggio benedetto come pescatore di uomini nell’oceano del nostro tempo. E Maria ti sia Madre e compagna di viaggio, Lei che invochiamo con i dolci titoli del Pilerio e del Pettoruto.

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