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    Occupanti palazzo Francini chiedono incontro con Comune ed Aterp

     

     

    Occupanti palazzo Francini chiedono incontro con Comune ed Aterp “Da qui non ce ne andiamo”

    13 mag 11 “Questa mattina, ancora una volta, in questa città alla richiesta e alla rivendicazione di diritti risponde la Procura piuttosto che Comune e Aterp, con un dispiegamento di forze da azione antimafia. Al becero tentativo di sgombero di palazzo Francini, occupato da tre nuclei familiari i primi di aprile, hanno risposto le famiglie, il quartiere, l'intero comitato Prendocasa, con determinazione e forza nonostante l'indimidazione di decine di uomini in tenuta antisommossa, funzionari Aterp e assistenti sociali al seguito”. Ne danno notizia in una nota i componenti del Comitato “Prendocasa Cosenza”. “Noi -scrivono- da qui non ce ne andiamo! è stata la risposta corale di gente che è ormai all'esasperazione e che non è più disposta a barattare i propri diritti ne a nutrirsi di false promesse. Determinazione a resistere e rabbia verso gli enti che, piuttosto che ascoltare le istanze e trovare una soluzione adeguata, hanno scelto la denuncia come unica forma di dialogo. In una campagna elettorale come quest’ultima, dove si è pontificato su tutto lo scibile umano, non possiamo non notare che le questioni casa, emergenza abitativa, speculazione edilizia e cementificazione selvaggia non hanno avuto l’attenzione che, invece, a nostro avviso meritano. Ben due occupazioni di case nel centro storico, da parte di 11 nuclei familiari, non hanno fatto sentire il dovere a chi si è candidato ad amministrare per i prossimi 5 anni la città a confrontarsi ed esprimersi pubblicamente sulle politiche abitative. Questo assurdo silenzio ci conferma che a Cosenza non si può parlare del problema casa perché gli interessi in gioco sono espressi in metri cubi di cemento, armato. Due occupazioni che mettono fortemente in discussione le scelte fatte negli ultimi venti anni in materia di edilizia popolare, di recupero e valorizzazione del centro storico e delle periferie, del disegno stesso della città. Il nuovo millennio è cominciato con la rasa al suolo della baraccopoli di Gergeri “per la dignità e i diritti dei rom” e la loro conseguente ghettizzazione in via degli stadi, mentre quelli di via Reggio Calabria e del fiume sono caduti nel dimenticatoio. Coincidenze o precisi computo metrici? Non dimentichiamo che quella è una zona destinata ad edilizia residenziale. Potremmo parlare ancora di terreni agricoli che improvvisamente diventano edificabili, di palazzi che sorgono come funghi, finanche a costo di radere al suolo giardini storici. L’intera città e la sua area urbana sono sovrastati da centinaia di gru determinando una cementificazione selvaggia che pone Cosenza al secondo posto delle città più cementificate d’Italia negli ultimi 15 anni. Ma nonostante si contino 20.000 stanze vuote nella sola area urbana di Cosenza, ben 1780 famiglie hanno presentato richiesta di casa popolare nel 2005, mentre ben più alto è il numero dei soggetti che vivono in condizioni di precarietà abitativa e che non possono neanche accedere ai bandi per i parametri proibitivi. La legge regionale, infatti, non tiene conto di diversi fattori, uno su tutti il vincolo per i migranti al contratto di lavoro, residenza e permesso di soggiorno da almeno 5 anni, mentre sappiamo bene che la stragrande maggioranza dei migranti è costretta a vivere in tuguri e lavora a nero. Ci inseriamo nel silenzio elettorale per sottoporre alcuni punti inerenti le questioni sinora affrontate non ai candidati, perché non vogliamo fare il gioco di nessuno, ma al sindaco e all’amministrazione di domani affinchè affrontino il problema casa fuori dai proclami elettorali e dalle logiche clientelari che finora l’ha contraddistinto. Riordino e decadenze degli alloggi assegnati ai non aventi diritto e rispetto del turn over; revoca o ridimensionamento dell’accordo Comune-Regione-Unical che attualmente assegna a quest’ultima 6/7 palazzi nel centro storico senza che questi siano effettivamente vissuti e/o richiesti dagli studenti; requisizione e recupero degli immobili fatiscenti del centro storico e delle periferie con conseguente assegnazione a famiglie, precari e migranti, con un piano casa che gradualmente consentirà un notevole risparmio alle pubbliche amministrazioni con soluzioni strutturali, che rispettano il suolo e che pongono fine agli sprechi come le forme di sostegno temporanee (contributo fitto casa, l'affitto decennale di stabili, ecc.); stop al consumo di suolo e alle concessioni edilizie; Inoltre, chiediamo l'apertura di un tavolo di trattative con comune e aterp. Come comitato per il diritto all’abitare riteniamo che adottando queste soluzioni i benefici per la città sarebbero molteplici: dal ripopolamento di luoghi attualmente abbandonati e degradati alla valorizzazione del patrimonio urbanistico storico. Altro aspetto non trascurabile è la rivitalizzazione di una economia solidale, fatta di botteghe e artigiani che fino a qualche anno fa erano fiorenti e che gli attuali ipermercati hanno cancellato, accentuando le difficoltà di centinaia di famiglie che non arrivano alla seconda settimana del mese”.

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