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    Verdi Cosenza "Ci vuole un rindaco giovanissino e rappresentativo"

     

     

    Verdi Cosenza "Ci vuole un rindaco giovanissino e rappresentativo"

    09 gen 11 Cosenza sembra la città della politica invisibile. Mancano meno di tre mesi alle elezioni amministrative e al momento vince l'indifferenza e il disinteresse e una qualche tendenza ad attaccare briga". Inizia così una nota del Comitato cittadino dei Verdi Cosenza a proposito della candidatura del sindaco della citta' dei Bruzi. "Sarà -scrivono- una campagna elettorale sottotono per gli 8-10 aspiranti alla carica di sindaco e per i quasi mille candidati per i 36 posti di consigliere, quasi come ad un concorso pubblico. Sarà difficile per tutti - candidati ed elettori - cercare il senso di una campagna elettorale mai così affollata e presumibilmente stanca. Siamo un'area di crisi e nessuno sa quanto tempo ancora ci resteremo. La disoccupazione è ai massimi livelli, i giovani sono a carico della famiglia, anche se non studiano più. Molti vanno a vivere altrove. Le piccole imprese continuano a perdere addetti, i piccoli negozi chiudono e diminuisce anche la popolazione. Paradossalmente aumentano le richieste di licenza per nuove costruzioni. La verità è che amministrazione e politica non hanno bisogno di dilettanti. Tanto silenzio nasconde l'agonia di una classe politica litigiosa e incapace di rigenerarsi. La politica anche in città invecchia; soprattutto un certo tipo di politica, chiusa e conformista. Dispettosa. Il dilemma culturale dei partiti ha un problema di radici, ritrovare i padri nobili del proprio albero genealogico, e un problema di germogli, fare fiorire le idee del futuro. Di fantasia ce ne sarà sempre meno tra noi. E non sarà certamente questa classe politica che governa da una vita a portarne sul mercato una giara. Se la politica però cambia, se un soffio nuovo la rianima, anche nelle mummie può rinascere la vita. E in questo senso crediamo ci sia da sperare, se... Se? Intanto non ci stanchiamo di ripetere che per il futuro di questa città bisogna puntare sulla qualità della vita, condizione necessaria per attirare risorse umane e investimenti finanziari. Questo è uno dei nostri obiettivi: assicurare le condizioni dello sviluppo e coniugarle con una migliore vivibilità e convivenza sociale. A Cosenza, su questo terreno, non ci sono stati i progressi che si auspicavano. Il Pd giorni addietro ha ringraziato il sindaco uscente Perugini, ma sulle caratteristiche del nuovo candidato della sinistra (il centro non c'è), nulla ancora si sa. Il candidato sarà un consigliere regionale in crisi di potere? Oppure sarà un personaggio fortemente etico? Che risponde alla sete di trasparenza e verità degli elettori? Va bene criticare il presente (fino ad un certo punto), ma come come ricorda Conh Bendit “Per cambiare qualcosa c'è bisogno di ottenere la maggioranza e governare”. Per farlo bisogna far partecipare i cittadini ai processi decisionali. Perché le persone portano dentro di sé una grande contraddizione: da un lato la voglia di cambiare, dall’ altro la paura di farlo. Tutti siamo d’accordo sulla mobilità sostenibile, ma poi ci è difficile rinunciare all’auto. Allora chi può rappresentare una speranza di cambiamento in città? In chi dobbiamo sperare? C'è un'intera generazione di ragazzi che ha perduto fiducia nella capacità della Politica di risolvere i problemi, loro o altrui. Sono nati all'epoca dei grandi scandali (pur se mai terminati). Il loro atto di nascita coincide con le dimissioni e la fuga di Craxi, con le indagini di “mani pulite”, con il processo Andreotti, con le frequentazioni politica-mafia... Vedono la politica come un banchetto di potenti, dalla lussuria di Berlusconi, alla superbia di D' Alema, e non sanno bene cosa farsene. Insomma quale interesse possono avere i ragazzi di 20-22 anni, quando dall'età della ragione si sentono dire che l'Italia è governata da farabutti, che i partiti sono popolati di ladri? Vivendo in un mondo che concede loro miti da rigattiere, promettendo pensioni magre, offrendo posti di lavoro elusivi e malpagati, c'è da stupirsi che i ragazzi non credano poi troppo nel presente? C'è da stupirsi se dimostrano scarsissimo interesse alla costruzione di un comune futuro, cioè alla Politica? Alle ultime elezioni pochi sono andati alle urne. Le nuove leve si mobilitano solo per i candidati bizzarri, estranei alla tradizionale dialettica Destra-Sinistra. Per i giovani, fatti nuovi, non vecchi ideali. Anni fa, alle elezioni europee, votarono in massa per Emma Bonino, affascinati dalla donna che si cala dall'elicottero per i diritti di qualcuno. E' una generazione che non si considera più “di destra” o “di sinistra”. Costruisce la propria identità in modo post-ideologico, prendendo a prestito qualche mattone dalla destra e qualche altro dalla sinistra. Questa bizzarra miscela nasce dalle condizioni reali in cui i giovani sono cresciuti, e che vengono sempre trascurate dai Soloni che discettano sul futuro senza nulla saperne. I quali (Soloni) per reclutare i giovani, (soprattutto a sinistra) offrono nuovi eroi, emozioni. Un passato che non tornerà. Se i giovani, sono disillusi dalla Politica, non è per loro inanità o perfidia. E neppure per mancanza di emozioni, anzi. Sono i numeri, l'economia, le cifre, i fatti intrattabili, a renderli scettici. La sinistra non può sperare di vincere l' elezioni parlando male del Governo o del suo capo o del Governatore della regione e della sua giunta, ecc. Sarebbe pura cecità. Quello che sfugge è il centro della Politica Futura, che è anche il cuore dell'avventurosa politica delle nuove generazioni: la coalizione. Vince chi sa assemblare la coalizione più ampia. Nel 1993 e nel 97, Mancini stravinse perché seppe assemblare la coalizione più ampia. I suoi temi furono condivisi dalla gran parte dell'opinione pubblica, assemblarono una coalizione. La vecchia base democratica e di sinistra, operai sindacalizzati, studenti, intellettuali, artigiani, minoranze urbane, era superiore alla base del centro destra. Chi potrebbe essere il Mancini del 2011? Chi potrebbe convincere quel 40% di elettorato, costituito soprattutto di giovani che da anni non va a votare (e se ci va vota scheda bianca), a recarsi alle urne? Chi è il candidato capace di elidere il voto clientelare, vera piaga cittadina? Per noi il candidato che riassume tutte queste cose ma capace anche di operare per i principi di giustizia, di libertà e civiltà deve essere un giovane o una giovane donna di questa città. Una persona giovanissima (anche 25enne), una faccia pulita, una persona creativa, portatore di idee nuove, che non abbia frequentato mai nessun partito, con formazione scientifica ma amante della letteratura, un viaggiatore che gira il mondo con la tenda e lo zaino. Uno che con la sua presenza riesce a scardinare regole secolari per cui il sindaco in questa città non rappresenterà più qualcuno (“Perugini lo candido io”), ma (finalmente) qualcosa. Ci sono giovani, in questa città, competenti e quadrati ai quali può essere affidata ogni sorta di responsabilità. Se le cose non mutano davvero, la città sarà, dalla “competenza » e dalla “esperienza” della vecchia classe dirigente, condotta rapidamente alla rovina. La coalizione di sinistra rifletta bene su questa proposta che è una proposta rinnovatrice; rinnoviamo questa società sempre più statica, acquiescente, conformista, se non addirittura rassegnata; anche perché siamo un po' stufi a partecipare poi ai lunghi dibattiti sulle cause della sconfitta. Non possiamo più dilungarci. Sul tema stiamo pensando di organizzare un dibattito aperto o una conferenze stampa per esplicitare meglio la proposta. La città ha nei giovani la sua destinazione. Occorre favorire la visione giovanile del mondo. La forza d'urto dei giovani, la loro funzione di guardare al futuro più che al passato, di opporsi all'inerzia delle istituzioni, di promuovere rinnovamenti o tentativi si è enormemente moltiplicata ed è diventata uno dei tratti dominanti del nostro tempo. Dei giovani parliamo spesso, ma quasi mai diamo loro la parola. Noi siamo ben disposti a dare loro il Governo della città.

     

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