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    Torna a Cosenza dopo 100 anni stele romana con iscrizione greca

     

     

    Torna a Cosenza dopo 100 anni stele romana con iscrizione greca

    28 apr 11 Missione speciale quella del Direttore del Museo dei Bretti e degli Enotri Marilena Cerzoso, recatasi personalmente questa mattina al Museo Nazionale di Reggio Calabria per recuperare e riportare a Cosenza un importante reperto, una stele romana ritrovata nel 1903 durante i lavori di fondazione dell’ex Seminario Arcivescovile. Il recupero del reperto è avvenuto in accordo con la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria, con la quale esistono proficui rapporti interistituzionali grazie anche alla convenzione di collaborazione firmata nell’agosto scorso. “Si apre uno scenario nuovo per l’archeologia della città e per la valorizzazione dei suoi reperti all’interno del Museo –dice Marilena Cerzoso- Nella fattispecie, la stele ha, in più, la particolarità di essere non un reperto qualsiasi, ma uno dei più importanti e belli che siano stati rinvenuti a Cosenza, e anche uno dei più studiati e problematici per i misteri che lascia ancora irrisolti.” La stessa dottoressa Cerzoso ci ha fornito una seguente scheda tecnica: “Trovata nel 1903 durante i lavori di fondazione dell’ex Seminario Arcivescovile (oggi Biblioteca Nazionale), fu immediatamente trafugata dagli stessi operai addetti ai lavori, per poi essere immessa sul mercato clandestino ed essere finalmente recuperata nel 1927 in Sicilia, da dove fu portata definitivamente al Museo Nazionale di Reggio Calabria. Si tratta di una stele sepolcrale alta cm 75, larga cm 68 e spessa cm 15,5, mutila superiormente e inferiormente, ma comunque in buono stato di conservazione. Sul listello superiore è incisa, in caratteri greci ben curati e regolari l’iscrizione “Ia, figlia di Demetrios, salve”, indicante il nome della defunta, seguito dall’indicazione della filiazione e dalla formula di saluto. Nella parte frontale, a rilievo di discreta fattura, è rappresenta a sinistra la defunta seduta, ammantata e con il capo velato; a destra una figura maschile stante, con tunica e braccio destro ripiegato, mentre assistono al commiato, raffigurati in proporzioni ridotte, un servo, al centro della scena, ed un’ancella, posta accanto alla defunta. Datata in vari modi in passato, è stata di recente più correttamente inquadrata cronologicamente, sia sulla base dell’aspetto generale dell’epigrafe e della forma delle lettere, sia per motivi stilistici del rilievo, all’età tardo imperiale (fine II-inizi III sec. d.C.). Per quanto riguarda la provenienza, essa farebbe pensare alle coste dell’Asia Minore, di Delo e di Rodi. Come e in che momento essa si sia trovata a Cosenza, rimane un mistero. Molte le ipotesi avanzate: potrebbe trattarsi di uno dei tanti spostamenti di monumenti e sculture avvenuti nel corso dei secoli dall’Oriente in Europa e che hanno anche interessato la Calabria; o un pregiato oggetto di reimpiego, legato probabilmente alla volontà di impreziosire il luogo in cui fu poi rinvenuta, il giardino dell’Episcopio a due passi dal Duomo, dove tra l’altro è noto un altro caso di riutilizzo di un monumento sepolcrale antico (ci si riferisce al sarcofago di marmo greco, raffigurante la caccia al cinghiale calidonio, datato al III sec. d. C. e trovato negli anni 30 del secolo scorso sotto il pavimento del Duomo, e attualmente conservato nel Duomo stesso). Certo è che uno dei più importanti ed eleganti monumenti antichi finora scoperti in città, ritorna Cosenza. E questo grazie alla convenzione firmata tra l’Amministrazione comunale e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria nell’agosto scorso, con la quale finalmente dopo tanti anni i cosentini e non solo potranno apprezzare questo oggetto che molto presto verrà esposto al Museo Civico dei Brettii e degli Enotri dove resterà in deposito, insieme a tanti altri meritevoli reperti della Cosenza antica.”

     

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