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    Enzo Paolini “No a programmi sogno, i cittadini devono dire la loro”

     

     

    Enzo Paolini “No a programmi sogno, i cittadini devono dire la loro”

    11 nov 10 “Sto seguendo col dovuto interesse nelle cronache cittadine gli interventi di quanti si aspettano dalle amministrative dell’anno prossimo un quadro politico ed una guida della città che la risollevi dal degrado e dal ruolo marginale in cui è stata ridotta per incapacità, negligenza e inadeguatezza al ruolo”. Così in una nota Enzo Paolini candidato Sindaco al Comune di Cosenza. “Ritengo molto importanti -spiega Paolini- i contributi ed i suggerimenti che vengono da associazioni culturali e singoli cittadini perché il vissuto di una città è quello percepito dai cittadini e non quello propagandato da chi l’amministra. Si dice che il programma di un candidato sia una fabbrica di sogni e che per di più siano tutti uguali.- Il che è vero (sia l’uno che l’altro sono luoghi comuni derivante dalla frustrazione degli elettori) per le realizzazioni sempre promesse e quasi mai realizzate.- Per la verità non sempre è stato così o, almeno non lo è stato nella non breve stagione dal ’93 al 2000.- Mettiamola così. Il programma di un Sindaco dovrebbe partire da ciò che è immediatamente realizzabile o, meglio, avvertibile dagli elettori e cioè i valori da cui è impegnato e cioè rispetto per le istituzioni, solidarietà sociale, difesa dell’ambiente, sostegno alla cultura.- Il che significa partire dalla pre-condizione della onestà e della lealtà e giungere, attraverso questi valori, ad offrire servizi efficaci ed efficienti: lavoro, scuola, acqua, sanità, sicurezza, trasporti, e tutto quanto un Comune può e deve offrire.- Che ci troviamo nel mezzo di una crisi è ormai perfettamente chiaro. La nostra città è allo stremo, stretta in una serie di problemi vasti e ramificati. E non penso adesso alle difficoltà ed ai disagi di tutti i giorni, dalla viabilità, alla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione delle strade o alle altre mille piccole/grandi cose che affrontiamo, ma a ciò che ne è la fonte.- La nostra economia cittadina, è debole, la forza della nostra comunità è svanita per colpa della avidità e della irresponsabilità di taluni ma anche per la nostra incapacità collettiva di prendere decisioni difficili e di preparare la città alle sfide cui è chiamata come parte del Paese. Abbiamo perso il rispetto e la fiducia nelle Istituzioni che devono guidarci ed indicarci la strada e non essere distanti ed autoreferenziali se non addirittura ostili. Sono state perdute occasioni e posti di lavoro, le attività commerciali gravemente danneggiate, il sistema sanitario è male organizzato e troppo pieno di sprechi, i nostri servizi - scuole, asili, pulizia, manutenzione, traffico - assolutamente insufficienti. Questi sono i segnali oggettivi della crisi, misurabili statisticamente. Meno facilmente misurabile, ma non meno profonda è la perdita di fiducia che si registra. L’assillante timore che il declino sia invitabile e che la prossima generazione sarà costretta a ridurre le proprie aspettative.- Ecco, rispetto a questo dobbiamo invertire il nostro cammino e fare dei passi avanti. L’impegno è enorme e le soluzioni non a portata di mano in breve tempo, ma una cosa è certa: possiamo affrontarlo e risolverlo scegliendo le istituzioni come valore, anzichè come nemico, con unità d’intenti invece che con conflitto e discordia.- Dobbiamo proclamare la fine delle false promesse e delle meschine lagnanze delle recriminazioni e delle posizioni di convenienza personale che per troppo tempo hanno imprigionato la nostra vita politica.- Dovunque guardiamo troviamo che c’è del lavoro da fare; la nostra situazione richiede un immediato intervento, rapido e coraggioso, e dovrà essere fatto non soltanto per creare nuovi posti di lavoro, ma anche per costituire nuove basi di crescita. Ed allora bisogna pensare ad un programma per una città che riparta da questi punti ma aperto alle integrazioni che possono venire da qualsiasi cittadino anche in corso d’opera”.

     

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