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      Apparecchi giochi con schede clonate sequestrati da Gdf a Castrovillari

       

       

      Apparecchi giochi con schede clonate sequestrati da Gdf a Castrovillari

      22 apr 22 I finanzieri del Comando provinciale di Cosenza, funzionari dell'Ufficio dei Monopoli per la Calabria e del gruppo Cp Operazioni della Direzione generale dell'Agenzia delle accise, delle dogane e dei monopoli (ADM), coordinati dalla Procura di Catanzaro, hanno sequestrato 32 apparecchi da gioco muniti di scheda clonata ed oltre 16 mila euro, ritenuti frutto dell'illecita attività di frode informatica. Per tale ipotesi di reato è indagato l'amministratore-legale rappresentante di una società di Castrovillari (Cosenza), dedita alla gestione-noleggio di tali apparecchi in vari esercizi commerciali della provincia di Cosenza ed in Lombardia, Campania e Basilicata. Il servizio è nato da alcuni spunti investigativi derivanti dalla segnalazione di una società specializzata nella manutenzione di smart card di videogiochi in merito alla presenza di una scheda palesemente alterata, inviata per la riparazione dal gestore di Castrovillari. Dopo ulteriori accertamenti e riscontri eseguiti dalla Guardia di finanza e dai funzionari Adm, la Procura di Catanzaro, competente sui reati informatici, ha disposto perquisizioni sia nel magazzino del gestore castrovillarese che presso gli esercizi commerciali dove erano installati i congegni. E' quindi emerso che 32 apparecchi su 87 erano irregolari, in quanto muniti di una doppia scheda da gioco, abilmente occultata in un apposito doppio fondo, che permetteva di eludere il conteggio delle giocate ed evadere le imposte dovute all'erario (il cosiddetto prelievo unico erariale). I videogiochi del tipo new slot, come quelli in questione, sono apparecchi da divertimento che erogano vincite in denaro e sono collegati alla rete telematica dell'Adm a cui inviano, in automatico, i dati sulle giocate effettuate. Su queste vengono determinate le imposte da versare. Nel caso, la presenza di una doppia scheda permetteva di inoltrare solo dati parziali e, di conseguenza, veniva dichiarato meno del dovuto, al fine di evadere le imposte. L'ipotesi investigativa è dunque che sia stata realizzata una frode informatica.

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