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      Operazione CC nel crotonese, 12 arresti, bloccata una guerra di mafia

       

       

      Operazione CC nel crotonese, 12 arresti, bloccata una guerra di mafia

      25 gen 21 Un'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone è stata portata a termine per l'esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Catanzaro, nei confronti di 12 persone. Le accuse, a vario titolo, sono associazione mafiosa di tipo 'ndranghetistico, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso.

      Tra accuse caso lupara bianca

      Sarebbero legati ad un caso di lupara bianca, l'omicidio del bracciante agricolo Massimo Vona, scomparso all'età di 44 anni il 30 ottobre 2018, alcuni dei fermi eseguiti dai carabinieri tra Petilia Policastro e Bussolengo (Verona). I fermi sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone, con il supporto di personale del Comando provinciale di Verona, dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria. Massimo Vona, cugino di Valentino Vona, il 25enne ucciso nel 2012 in località Marrate di Petilia, il 30 ottobre 2018, dopo aver pranzato in famiglia, è uscito per andare in campagna, e da quel momento non ha dato più sue notizie. L'auto di Vona, completamente bruciata, fu ritrovata l'8 novembre 2018 nelle campagne di Petilia Policastro. I fermati sono Domenico Bruno, di 49 anni di Petilia Policastro, Giacinto Castagnino (31), di Petilia Policastro, Massimo Cosco (40) di Pagliarelle, Garofalo Giuseppe (35), di Pagliarelle, Giuseppe Garofalo (66), di Cotronei, Mario Garofalo (45), di Pagliarelle, Alessandro Gelfo (31), di Crotone, Antonio Gelfo (58), di Cotronei, Pierluigi Ierardi (29), di Petilia Policastro, Ivano Mirabelli (48), di Pagliarelle, Tommaso Rizzuti (39), di Cotronei, Francesco Scalise (34), di Petilia Policastro, Oreste Vona (46), di Cotronei.

      Fermata guerra di mafia

      "Avevano già dissotterrato le armi e si accingevano a usarle a compiere un omicidio. Non potevamo aspettare altrimenti l'indagine sarebbe proseguita". Così il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa a Catanzaro, perché è stato necessario procedere con il fermo nel crotonese nei confronti di 12 persone ritenute appartenenti alla locale di Petilia Policastro, legata al Crimine di Cirò e con forti addentellati anche con le cosche di Isola Capo Rizzuto. "Nel corso di questa indagine, fatta molto bene dai carabinieri di Crotone e coordinata dai pm Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino - ha aggiunto Gratteri - abbiamo più volte documentato riti di affiliazione, riunioni di 'ndrangheta, e il fatto che i soldi di molte estorsioni fatte a villaggi come il Palumbo Sila o imprenditori dell'alto crotonese venivano poi versati nella bacinella del sodalizio. Nel corso delle intercettazioni si parla di una grande disponibilità di armi, tra le quali mitra e kalashnikov. Gli indagati parlano di frigoriferi e congelatori dismessi pieni di armi, sotterrati e a disposizione dell'organizzazione". L'indagine, ha spiegato il colonnello Gabriel Mambor, comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, "ha consentito di operare un'azione di contrasto nel territorio presilano che è particolarmente difficile sul piano orografico, particolare che tende a facilitare le cosche che credevano di poter operare indisturbate". Tra le altre cose è stata fatta luce sull'omicidio dell'allevatore Massimo Vona, di 44 anni, scomparso il 30 ottobre 2018. "Si parla - ha detto Mambor - di una risoluzione interna alla locale di Petilia Policastro nei confronti di una persona, Vona, che, si comprende dalle indagini, era diventata particolarmente difficile da gestire". Di Vona non è stato mai trovato il corpo ma, ad inizio 2018, venne trovata la sua auto carbonizzata vicino a Petilia Policastro. "Vona - ha detto Mambor - già mesi prima della scomparsa, era stato oggetto di azioni intimidatrici, come l'incendio della sua stalla nel corso del quale erano morti parecchi animali. Vona si era attivato, attraverso i contatti che aveva nella locale di Petilia, per individuare i colpevoli senza rendersi conto che si era rivolto proprio alle persone che da diverso tempo ordivano queste trame finalizzate a ridimensionarlo. Il giorno della scomparsa era stato convocato con la scusa di portarlo al cospetto degli autori dell'incendio. Un altro episodio che si è ritorto contro Vona è stato il suo intervento nei confronti di un esercente perché non licenziasse una dipendente sua amica. Vona non sapeva che in realtà questa sua conoscente stava per essere licenziata per fare posto a persone gradite agli amici della locale di Petilia". I carabinieri hanno inoltre documentato una serie di estorsioni a Villaggio Palumbo, nella Sila crotonese, episodi di usura e recupero crediti condotti con modalità violente ed è emersa, ha detto Mambor, "la rete di contatti che l'organizzazione aveva intessuto con cosche importanti come quella di Cirò Marina e Isola Capo Rizzuto". "Abbiamo testimoniato l'influenza della 'ndrangheta petilina nella zona", ha spiegato il comandante della Compagnia di Petilia Giuseppe Del Sole.

      Plauso Camera Commercio Crotone

      "L'ultima inchiesta della Dia, coordinata dalla Dda di Catanzaro, e denominata 'Basso profilo' non può che essere accolta con soddisfazione dalle istituzioni e della forze economiche sane del nostro territorio". Lo afferma, in una nota, il commissario straordinario della Camera di commercio di Crotone Alfio Pugliese. "Al Procuratore Nicola Gratteri - prosegue PUgliese - esprimiamo un sentito plauso per la determinazione e la professionalità con cui sta portando avanti importanti operazioni finalizzate a debellare la presenza della criminalità organizzata dalla nostra regione, scoperchiando anche i fenomeni collusivi che avvantaggiano tale predominio criminale. Tuttavia, oltre al plauso emerge spontanea anche una riflessione sul circolo vizioso che lega la mano della 'ndrangheta nel sistema imprenditoriale con la difficoltà dei piccoli imprenditori onesti a sopravvivere in un sistema economico ancora poco propenso ad assisterli con la dovuta liquidità". "Sicché le aziende oneste - sostiene ancora il commissario straordinario dell'ente camerale crotonese -pagano un doppio prezzo, da un lato subiscono la concorrenza sleale di chi si presenta sul mercato grazie a immensi capitali accumulati a seguito di riciclaggio di denaro sporco e, dall'altro, non hanno l'adeguata sponda nel sistema bancario e, nonostante le adeguate garanzie, non viene loro facilitato l'accesso al credito. Purtroppo, poi, si assiste anche a situazioni quali quella prospettata dall'inchiesta in questione, in cui, non vengono segnalate le operazioni sospette e, quindi, si favoriscono gli imprenditori disonesti o protetti dalla criminalità organizzata sfavorendo doppiamente la piccola azienda sana, ma fragile, che magari si è vista rifiutare una linea di credito".

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