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      Sei dirigenti ed ex dell'Asp allontanati da Cosenza per abuso e falso

       

       

      Sei dirigenti ed ex dell'Asp allontanati da Cosenza per abuso e falso

      05 feb 21 Abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Sono questi i reati contestati dalla Procura della Repubblica di Cosenza in un'ordinanza di applicazione di misure cautelari di divieto di dimora, in corso di esecuzione a Cosenza da parte della Guardia di finanza, nei confronti di sei fra dirigenti ed ex dirigenti dell'Azienda sanitaria provinciale. I particolari dell'indagine verranno sono sati resi noti nel corso della conferenza stampa tenutasi nella sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza alla presenza del Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, del Comandante regionale Calabria della Guardia di Finanza, Gen. B. Guido Mario Geremia e del Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza, Col. Danilo Nastasi.

      I Finanzieri del Comando Provincialedi Cosenzahanno eseguito n.6misure cautelari personali del divieto di dimora nella Regione Calabria (3)e nel Comune di Cosenza (3), nei confronti del Direttore Generale, del Direttore Amministrativo e del Direttore Sanitario in servizio presso l'A.S.P.di Cosenza negli anni 2016-2017-2018 nonché nei confronti del Direttore U.O.C. Affari Legali e Contenzioso pro-tempore presso l'A.S.P.di Cosenza, in carica fino mese di agosto 2020, del Direttore UOC Gestione Risorse Umane presso l'A.S.P.di Cosenzae di un collaboratore Amministrativo. Contestualmente, sono stati notificati gliavvisidi fissazione dell'interrogatorio,ex art. 289 c.p.p.in relazione alla richiesta di misura interdittiva della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio, avanzata dalla Procura della Repubblica di Cosenzanei confronti di ulteriori n. 9indagati. Le misure cautelarisono state disposte dal G.I.P. del Tribunale di Cosenza, a seguito delle indagini dirette dalla Procura della Repubblica; agli indagati vengono contestati, a vario titolo,i reati di cui agli art. 323 c.p. (abuso d'ufficio), art. 476 c.p. (falsità materiale commessa del pubblico ufficiale in atti pubblici) e art. 479 c.p. (falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici).

      Le indagini hanno consentito di far luce sulledinamichesottostanti la falsificazione dei bilanci consuntivi dell'A.S.P.di Cosenza nel triennio 2015-2017, fornendo una rappresentazione della realtà economico-patrimoniale, già di per sé caratterizzata da cronici e consistenti disavanzi, più edulcorata di quanto non fosse, con lo scopo conclamatodi riportare perdite di esercizio di gran lunga inferiori a quelle effettive e consentire così un allineamento posticciodei daticontabili dell'azienda sanitaria cosentina a quellidelbilancio preventivo regionale, che consolida i dati di bilancio di tuttele aziende sanitarie calabresi.

      Nel corso delle investigazioni,i Finanzierihanno anche ricostruito come le assegnazionidi importanti incarichi dirigenziali, dissimulate sotto forma di procedure apparentemente rispettose dei principi di legalità e trasparenza, sianoin realtà avvenuteinviolazione dei più elementari principi normativi in materia, abusando del proprio ufficio.I casi più eclatanti hanno riguardato la formulazione di delibere assunzionali nelle quali i requisiti di partecipazionevenivano predeterminatisulla scorta di interpretazioni personalistiche dei vigenti criteri fissati dalle leggi e dalla contrattazione collettiva,in funzione dei titoli e dei curricula degli aspirantiin un'ottica marcatamente clientelare.

      In particolare, le attività investigative hanno evidenziato una serie di reati di falso (documentale ed ideologico) e di abusi d'ufficio concernentil'arbitraria attribuzione di incarichi di responsabilità di unità organizzativa all'interno dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, parallelamente all'adozione di procedure di nomina di dirigenti aziendali,in violazione della specifica normativa di settore nei ruoli di Responsabile dell'Unità OperativaSempliceprotesica (in relazione al quale non sono stati rispettati i requisiti di permanenza quinquennale nella qualifica di dirigente medico per l'attribuzione della qualifica dirigenziale), di Dirigente Amministrativo (in relazione alla quale veniva adottata un'errata procedura di mobilità al fine di agevolare intenzionalmente una specificaconcorrente) e di Responsabile dell'Unità Operativa Semplice Risk Management e governo clinico (in relazione alla quale venivano completamente disattesi sia i requisiti richiesti per ricoprire il ruolo a concorso che le procedure adottate).

      Nel dettaglio, le indagini eseguite dalle Fiamme Gialle delNucleo di Polizia Economico-Finanziaria Cosenzahanno disvelato che la disastrosa situazione economica-finanziaria-patrimoniale in cui versa una delle aziende sanitarie più importanti a livello nazionale,per risorse finanziarie gestite, numero di dipendentie bacino d'utenza servito, soventemente giustificata con errate scelte strategiche del passato(in primis l'accorpamento dellequattropreesistenti Aziende Sanitarie Localiin ambito provinciale), in realtà,è dovuta adun sistema di malaffare che, stratificatosi nel corso degli anni ed aggravato da una sostanziale inefficacia del sistema dei controlli delle competenti autorità regionali, ha consentito di occultare un progressivo ed inarrestabile depauperamento delle risorse dell'Ente sanitario,coninevitabili gravi ripercussioni sulla capacità di garantire Livelli Essenziali di Assistenzaquali-quantitativamente adeguati.

      Tra gli artifizi posti in essere per raggiungere gli scopi descritti,è emerso,in particolare,ildoloso occultamento di una preponderante quota del contenziosolegalesorto negli anni dal 2015 al 2017e, conseguentemente, l'insufficienteimputazione degli accantonamenti annuali al correlato Fondo Rischi e Oneri,che è risultato del tutto inadeguatorispettoalla sua naturale funzione,ovvero la copertura prudenziale dei possibili rischi di futura soccombenza in giudizio.

      L'evidenteinsufficienza degli accantonamenti ha consentito di limitare l'impattoeconomico-patrimonialesui conti aziendali,atteso che,laddove per il triennio considerato si fosse tenuto conto dei maggiori componenti negativi di reddito, si sarebbe determinatauna perdita di esercizio complessiva ampiamente superiorerispetto al dato risultante dai conti aziendali presentati, in un contesto che vede un contenzioso legale pendentedi oltre mezzo miliardo di euro, cifra sintomatica di una gestione amministrativo-contabile e degli affari legali del tutto inefficiente.

      Peraltro, anche taleultimo importo potrebbe risultare sottostimato,considerato che sonoemersimolteplici e convergenti riscontri circa l'esistenza di 287 milioni di euro di prenotazioni presso terzi(ovvero presso il tesoriere), quindi ulteriori somme assegnabili allecontroparti dell'Azienda per effetto della soccombenza in giudizio, di cui 102 milioni già vincolati(e quindi non più nella disponibilità dell'Azienda)presso la Banca d'Italia per effetto dell'avvenuta assegnazione giudiziale.

      A completare un quadro così disastrato dei conti,sono da aggiungersi:
      un marcato disallineamento tra il saldo di cassa effettivo (disponibile presso l'istituto di credito tesoriere) e quello risultante a bilancio, motivato dal mancato regolarizzo di oltre 54milioni di eurodi "sospesi dicassa",ovvero di somme non più disponibili in quanto già pagate dal tesoriere, nella stragrande maggioranza dei casi per effetto dei "pignoramenti presso terzi" ottenuti in sede giudiziale dai creditori dell'Azienda;
      la mancata contabilizzazione degli incassi dei crediti vantati nonché la mancata svalutazione e stralcio di quelli da ritenersi inesigibili. Inoltre, i crediti di cui al bilancio consuntivo al 31/12/2017 sono stati appostati sulla base di dati extracontabili e,pertanto,non rispecchiano i dati risultanti dalla contabilità dell'Azienda.

      Nonostante le gravi e reiterate irregolarità gestionali e contabilied i pareri contrari espressi dal collegio sindacale, ibilanci del triennio 2015-2017 sono stati comunque approvatidagli organi dicontrollo istruttorio. La Procura della Repubblica ritiene che gli elementi accusatori al riguardo siano gravi, univoci e concordanti, tanto da avanzare anche richieste di misure interdittive,su cui il G.I.P., all'esito dei già dispostiinterrogatori, dovrà pronunciarsi. Prosegue l'attività d'indagine sotto la direzione di questo Ufficio di Procura,con l'ausilio specialistico della Guardia di Finanza,in un settore di assoluto interesse investigativo,oltre che per le evidenti effetti ripercussioni sulla qualità dei livelli essenziali di assistenzae dei servizi sanitari offerti, a vantaggio eda tutela della collettività,specie nell'attuale emergenza pandemica.

      Spagnuolo "Scoperchiato vaso di Pandora"

      "L'indagine è durata due anni e non è conclusa. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora e siamo appena all'inizio. L'Asp di Cosenza governa somme per circa un miliardo e 200 milioni di euro l'anno e ha al suo attivo il conferimento da parte della Regione di somme di denaro che utilizza per acquistare beni e servizi, gestisce ospedali, laboratori, strutture, e migliaia di dipendenti. Tutto ciò la rende una delle più importanti d'Italia". A dirlo il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo parlando dell'inchiesta sull'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. "Le intercettazioni - ha aggiunto - hanno fatto emergere un dato grave, ossia che i responsabili e chi doveva predisporre il bilancio erano consapevoli dei falsi che stavano ponendo in essere e si arrabattavano per cercare di far quadrare i conti laddove non era possibile. Il 9 febbraio 2019 in un'intercettazione, l'allora delegato alla sanità del presidente della Regione, dichiara 'Se salta Cosenza, salta tutto'. Per cui Cosenza deve assolutamente avere bilanci approvati anche se falsi. Inoltre, gestire questo modo l'Asp determina tutta una serie di vantaggi ai fini elettorali che emerge in termini chiari. Dunque l'Asp Cosenza è stata gestita con metodi non corretti, favorendo persone che non ne avevano diritto e soprattutto producendo documenti contabili falsi. Non sappiamo che fine hanno fatto i soldi, speriamo di rintracciarli attraverso i flussi di spesa, ma ricostruire il bilancio è un'impresa assolutamente improba. Se fosse stato approvato un bilancio reale tutta questa gente sarebbe andata a casa e si sarebbe determinato un buco nel bilancio regionale di tale gravità con ripercussioni anche in ambito regionale". "Infine - ha concluso Spagnuolo - c'è una logica di gestione del consenso elettorale e politico che viene esercitato attraverso l'adozione di provvedimenti non corretti a favore di persone che non ne avevano diritto".

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