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      Risalgono i contagi, riaperture preoccupano il Sud

       

       

      Risalgono i contagi, riaperture preoccupano il Sud

      27 mag 20 La risalita dei contagi che quasi raddoppiano rispetto a due giorni fa e i numeri della Lombardia complicano la partita per la riapertura del 3 giugno, quando dopo oltre due mesi e mezzo sarà di nuovo possibile spostarsi in tutta Italia. Un rebus che non verrà sciolto prima dell'inizio della settimana prossima e che però ha già prodotto uno scontro tra le Regioni del nord ovest, con il sindaco di Milano Giuseppe Sala in testa, e quelle del centrosud, preoccupate dal possibile liberi tutti e dall'arrivo indiscriminato di cittadini da territori dove la diffusione del virus è molto alta. Il primo ad affondare il colpo è Sala. "Vedo che alcuni presidenti di Regione, ad esempio quello della Liguria Giovanni Toti, dicono che accoglieranno a braccia aperte i milanesi, altri dicono 'magari se fanno una patente di immunità' è meglio. E io non andrei in vacanza laddove fosse richiesto un test di negatività al virus". Un attacco diretto al presidente della Sardegna Christian Solinas che ha proposto - e finora trovato l'appoggio del solo collega siciliano Nello Musumeci - che chiunque arrivi sull'isola debba avere un certificato di negatività. "E' l'ennesima strumentalizzazione infelice, Sala in materia di coronavirus dovrebbe usare la decenza del silenzio, dopo i suoi famigerati aperitivi pubblici in piena epidemia - ha replicato il governatore -. Nessuno ha chiesto improbabili patenti di immunità, ma un semplice certificato di negatività, proprio per poter accogliere al meglio e in sicurezza tutti i cittadini, soprattutto quelli che sarebbero fortemente penalizzati se il Governo andasse avanti nell'ipotesi di bloccare la mobilità dei residenti in regioni considerate a rischio". Solinas porterà la proposta in Conferenza delle Regioni e, se ci sarà il via libera, alla Conferenza Stato-Regioni del 29 maggio. Uno degli appuntamenti cruciali in vista del 3 giugno, con il presidente Stefano Bonaccini che invita alla calma: "mi auguro che si possa riaprire tutti, perché vuol dire che cala il rischio. Bisogna prendere una decisione insieme, condivisa". Sulla linea Sala si schierano Massimiliano Fedriga - "quella dei passaporti sanitari è una scelta inattuabile" dice il governatore del Friuli Venezia Giulia - e Toti che dopo averne esaltato l'inutilità nei giorni scorsi li ha definiti "burocrazia in più che piomba sul turismo". All'opposto è invece il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: "se dovessi decidere adesso, non ci sono le condizioni per consentire liberamente uno spostamento dalla Lombardia e dal Piemonte verso le altre regioni a meno che non si garantisca la previa acquisizione del tampone negativo". Posizione inconciliabili, con il governo che dovrà mediare, tentando di trovare una linea comune. Ma anche nell'esecutivo cresce il fronte di chi nutre molti dubbi su una riapertura totale. "Dobbiamo avere massima cautela - dice apertamente il reggente dei cinquestelle Vito Crimi - considerando che in Lombardia ancora si muore, credo che un piccolo sacrificio serva, magari autorizzando spostamenti tra aree limitrofe". Fonti di governo ribadiscono che almeno fino a domenica non verrà presa alcuna decisione: venerdì 29 saranno disponibili i dati del monitoraggio relativo alle aperture del 18 e gli esperti hanno chiesto ulteriori 24-36 ore per poter valutare anche i numeri relativi al weekend scorso, quello delle immagini della movida. Tra domenica e lunedì si deciderà, con la possibilità concreta che - nel caso in cui venissero individuati nuovi focolai - possano scattare delle zone rosse ad hoc per evitare la diffusione del virus. Un'altra ipotesi su cui si sta ragionando è quella di lasciar cadere i divieti disponendo però la quarantena obbligatoria per chi si sposta da una regione all'altra. Un escamotage che servirebbe a stoppare movimenti di massa ma che è altamente improbabile: dal 3 giugno sarà infatti possibile venire in Italia, senza quarantena, per tutti coloro che risiedono nell'area Schengen e in Gran Bretagna. Sarebbe impensabile consentire a loro di circolare liberamente mentre gli italiani dovrebbero rimanere in isolamento per 14 giorni. Quel che è certo, ribadiscono fonti di governo, è che la decisione che verrà presa varrà per tutti. Se qualche governatore dovesse fare un passo più lungo, con ordinanze restrittive rispetto alle scelte dell'esecutivo, scatterà l'impugnazione. Su tutto però pesano i numeri. E quelli di oggi non sono buoni: con la Lombardia che ha il 65% dei nuovi contagiati e il 50% delle vittime registrate nelle ultime 24 ore in tutta Italia. Ma non solo: Lombardia, Piemonte e Liguria hanno 496 casi su 584 totali, l'85% del totale italiano.

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